17 Ottobre 2019 | 16:02 di Paolo Fiorelli
Immaginate di giocare a nascondino. Solo che il cortile per nascondersi è l’Italia intera. I giocatori, celebrità come Fedez o Francesco Totti. E chi li deve scovare, poliziotti veri e propri guidati da un ex capo dei Servizi Segreti. Ecco, vi siete già fatti un’idea di “Celebrity Hunted”. Ma per conoscere meglio questo innovativo “real life thriller” siamo entrati nel blindatissimo quartier generale dei Cacciatori (il programma verrà poi proposto a marzo, in sei puntate, sulla piattaforma Amazon Prime Video).
I Ricercati

La prima persona che incontriamo è Nicole Morganti, responsabile delle produzioni originali Amazon, che dice: «Per il nostro primo programma-non-fiction prodotto in Italia abbiamo fatto impazzire gli autori: a ogni celebrità che ci proponevano dicevamo: “Non è abbastanza celebre”. Finché non siamo arrivati a Fedez e Totti». Dante Sollazzo di EndemolShine sottolinea le difficoltà organizzative: «Non potevamo correre il rischio che un’informazione in mano ai Cacciatori arrivasse per errore ai Fuggitivi, o viceversa; perciò i due gruppi hanno produzioni totalmente separate. È stato come creare due programmi insieme».
L’idea è semplice ma il meccanismo complicato: alle 5 di una mattina le celebrità si sono riunite di fronte al Colosseo, a Roma, per il via. Da lì, con un cameraman alle calcagna che riprende ogni loro mossa, devono far perdere le loro tracce. Durante la fuga possono usare solo un cellulare e una carta di credito. Lo scopo è raggiungere dopo 14 giorni una meta segreta senza farsi catturare: chi ci riesce conquisterà il montepremi da 100 mila euro (che saranno devoluti in beneficenza). E i Cacciatori? Loro dispongono di una squadra di uomini sul campo e di una task-force di professionisti dell’Intelligence guidata da Alfredo Mantici, ex capo del Dipartimento Analisi Strategica del Sisde (i nostri Servizi segreti). Possono controllare ogni prelievo di denaro e ogni numero chiamato al cellulare dai Fuggitivi, studiare le immagini riprese dalla troupe che li segue e fare interrogatori a parenti, amici e testimoni.
Dopo aver “ispezionato” ben bene la sede dei Cacciatori, raccogliendo con il nostro fotografo le immagini di questo articolo, incontro finalmente il Grande Capo. Il primo approccio è così così: «Un giornalista? Per chi lavora nei Servizi segreti è come l’aglio per Dracula!». Ma poi per noi di Sorrisi Alfredo Mantici fa un’eccezione. Gli dico: «Ma per gente come voi, abituata a inseguire i criminali, trovare Totti sarà un gioco da ragazzi». La (moderata) provocazione va a segno. «Guardi che queste persone hanno una “rete di protezione” che i criminali se la sognano: i loro fan. Chi direbbe di no a Totti, se chiedesse di essere ospitato per una notte? E poi sui criminali abbiamo dossier raccolti in anni di lavoro, su Diana Del Bufalo dobbiamo partire da zero. E per catturarli abbiamo solo due settimane, mica mesi!».
Insomma il gioco è equilibrato, sostiene Mantici, «anche perché vi accorgerete che i fuggitivi sono molto più abili di quanto potreste pensare». Emergono così i loro trucchi: ritirare subito più soldi che si può (per non usare più la carta di credito), farsi prestare il cellulare dai fan, non pagare in contanti ma con il baratto o il lavoro (il classico «Vi lavo i piatti»), usare l’autostop piuttosto che i mezzi pubblici... e c’è persino chi si è messo la “solita” barba finta. «Ma quel che conta davvero» dice Mantici «è la logica. Per noi, per esempio, seguire le tracce non è abbastanza. Quando finalmente scopri che Tizio è stato in un negozio, a quell’ora è già da tutt’altra parte. Perciò il Cacciatore non può accontentarsi di seguire le mosse di chi fugge. Deve prevederle». E il Fuggitivo? «Lui deve usare il “pensiero divergente”. Chiedersi: “Cosa si aspettano che faccia?” E poi fare il contrario. Per esempio, se un fuggitivo ha un bambino piccolo ti aspetteresti che si inventi qualcosa per vederlo, no? E invece...”» (ogni riferimento a Fedez sembra puramente casuale).
Alla fine, tutto questo parlare di spionaggio rende un po’ paranoici e perciò chiedo: «Mantici, davvero siamo tutti controllabili? Davvero possono vedere dove siamo anche da un cellulare spento?». «Certo. L’unica difesa è distruggerlo o togliere la batteria. Ragazzo, ma qui siamo all’Abc». Bene. Grazie per averci tranquillizzato. Distruggo il cellulare e scrivo il pezzo.

La squadra dei detective che darà loro la caccia
Ecco la squadra dei 13 detective professionisti che conducono le ricerche delle star in fuga. 1. Alfredo Mantici, ex capo del Dipartimento Analisi Strategica del Sisde 2. Lorenzo Faletra, hacker etico 3. Chiara Camerani, psicologa e criminologa 4. Giulia Michelle Stabile, studentessa in Criminologia 5. Giulia Perrone, studentessa in criminologia 6. Fortunato Lodari, hacker etico 7. Kofi Danquah, studente in Scienze comportamentali 8. Carlo Biffani, esperto di sicurezza e terrorismo, ex ufficiale paracadutista della Brigata Folgore 9. Vito D’Andreano, ex vice questore della polizia francese 10. Simone Barbato, studente di Psicologia clinica e digitale 11. Luigi Onorato, ex sostituto commissario di polizia 12. Giuseppe Monforte, ex ispettore superiore di polizia 13. Sabrina Magris, psicologa investigativa.

Le riunioni operative
Cacciatori al lavoro. «Per noi questa è come una simulazione di guerra per l’esercito. E vogliamo vincerla» dice Mantici, che aggiunge: «La vera Intelligence è questa, non 007 che salta da un elicottero... picchi di adrenalina tra lunghe ore di tensione e attesa». Ma tranquilli, queste ultime verranno tagliate: per produrre le sei ore del programma ne sono state filmate 500!

La mappa d’Italia
Su questo schermo sono visualizzati i “punti d’avvistamento” e i presunti percorsi seguiti dai Fuggitivi. Ma anche dati, statistiche e tracce.

Il tavolo-visore per le immagini dei droni
La squadra dei Cacciatori dispone di droni con cui riprendere dall’alto le zone dove sospettano che si trovino i Fuggitivi. Le immagini così raccolte vengono poi studiate su questo tavolo-schermo.

Il computer per analizzare i volti dei concorrenti
I volti dei Fuggitivi vengono studiati con appositi modelli matematici per poterli riconoscere anche in immagini sfocate. Un esperto di lettura labiale si occupa invece di “tradurre” per iscritto i dialoghi ripresi dalle telecamere.