Ballando con le stelle, Milly Carlucci: «Li ho convinti a danzare puntando sul sorriso»

Conduce la 13a edizione del talent di Rai1: «Quest’anno voglio nel programma più allegria e spensieratezza»

Milly Carlucci. Il suo vero nome è Camilla: «Ma nessuno mi ha mai chiamata così...»
16 Marzo 2018 alle 13:12

Quindici: le ore che mediamente trascorre ogni giorno all'Auditorium del Foro Italico. Centinaia: i gradini che sale e scende per andare dal teatro al secondo piano, dove si trova il suo ufficio, e viceversa. Cinque: i caffè rigorosamente amari che a fine giornata avrà bevuto nelle brevi pause di lavoro. Il tutto affrontato svettando su almeno otto centimetri di tacco. Dalle 10 di mattina all'una di notte. «Ballando con le stelle» è cominciato e Milly Carlucci non si ferma un attimo. Per strapparla a questo vortice abbiamo dovuto chiuderla letteralmente in ufficio, rubando 30 preziosissimi minuti alla costumista Federica, che l'aspetta per la prova degli abiti di sabato prossimo. Il suo telefonino è incandescente: arrivano messaggi e chiamate. Il fatto è che Milly cura personalmente ogni minimo dettaglio dello show.

? «Ballando con le Stelle 2018»: nessun eliminato nella prima puntata

«Vorrei che fosse il ?Ballando? del divertimento»

Milly, continuiamo con la sequenza di numeri: 13 è l'edizione di «Ballando» in corso e 13 sono i concorrenti. È scaramantica?
«Per niente. E comunque il 13 è un numero fortunato, no?» (ride).

Qual è la procedura con la quale invita i personaggi a partecipare?
«Dipende. Ci sono prima telefonate, mail, approcci che a volte durano anni. Poi c'è l'incontro di persona e lì alle volte scattano alchimie imprevedibili e tutto si mette al posto giusto. Amedeo Minghi, per esempio, è venuto all'incontro per gentilezza, ma convinto di dirmi che non avrebbe fatto il programma. E poi invece è uscito dicendo: ?Che bella idea, non vedo l'ora di farlo!?. Ma non è magia, magari sono semplicemente maturi i tempi, la persona ha voglia di osare e io trovo il modo giusto per coinvolgerla. La cosa che ci vuole è l'empatia. Tu porti le persone su un terreno sconosciuto e per alcuni anche apparentemente ostile. Quindi devi essere in grado di capire i loro problemi e la loro psicologia».

Fra i 13 di quest'anno chi è stato il più difficile da convincere?
«Massimiliano Morra l'ho cercato per anni ma lui, forse per timidezza, non se la sentiva di partecipare. Stavolta ha accettato. Poi ci sono stati quelli entusiasti dal primo minuto come Giovanni Ciacci».

C'è qualcuno che corteggia da anni?
«Eccome. Non posso svelare chi è, ma? prima o poi cederà: io qua sto!» (ride).

«Ballando» è il più longevo varietà della Rai, questo è un punto di forza, ma richiede un rinnovamento continuo.
«?Ballando? presenta due insidie. Una è la durata chilometrica di ogni puntata: quattro ore di programma sono estenuanti. Anche perché tu hai un motivo di esistere ben preciso: si balla. E balla che ti riballa e ti riballa... rischi di stufare. Allora devi avere idee per non annoiare. L'altro limite è il confronto con se stessi, perché dopo tanti anni abbiamo già tirato fuori novità e sorprese. Trovare sempre strade nuove da percorrere è complicato».

Quest'anno come sarà?
«Vorrei che fosse il ?Ballando? del divertimento. È il momento di dare una botta di sorriso e di leggerezza al sabato sera. Parole d'ordine: spensieratezza e battute».

Oltre che all'Auditorium lei lavora anche a casa?
«Sì, certo. Ma non sono una persona da scrivania, piuttosto lavoro girovagando per casa utilizzando lo smartphone».

E quando succede, dal momento che qui arriva la mattina e va via a notte inoltrata?
«La mattina quando mi alzo ci sono mail da mandare, telefonate da fare. Oppure di notte: le idee quando arrivano, arrivano».

E quando arrivano?
«Le scrivo. Ma non al computer: io sono vittima dei bigliettini, che poi devo andare a recuperare in giro per casa cercando di ricordare dove li ho appiccicati. Sul comodino ho un blocchetto e una penna: a volte non riesco ad addormentarmi e magari mi viene un'intuizione, allora la scrivo. Capita anche che durante la notte io faccia delle lunghe ricerche su Internet, magari su un tipo di ballo o su un'idea per lo show. E la mattina arrivo al lavoro con gli occhi cerchiati e stanchissima (difficile da credere: sono le otto di sera ed è un fiore, ndr)».

Scusi, ma lei quanti minuti dorme a notte?
«Io devo dormire almeno sette ore, sennò non funziono. Ho bisogno del sonno, sono sempre stata una dormigliona».

Non si direbbe... E quando si vuole rilassare cosa fa?
«Leggo un libro. Oppure vado su Internet e mi documento su un tema che mi interessa. Per esempio ora sto guardando la serie tv ?Britannia?, che mi ha incuriosito riguardo a quel periodo storico: sto rispolverando quello che avevo studiato a scuola. Insomma, approfondisco delle curiosità».

Nel suo sito ufficiale c'è scritto: «Non mollare mai, combatti sempre senza paura per i sogni che ti fanno battere il cuore». Quali erano i sogni che le facevano battere il cuore da bambina?
«Da piccola il mio grande sogno era lo sport. Era lì che mi batteva il cuore: non mi sono mai fermata di fronte a infortuni, a rotture, alle cose più tremende che mi sono inflitta, perché gli sport violenti  come il pattinaggio ti procurano una serie di torture fisiche vere e proprie. Non mi sono fermata perché avevo un sogno da realizzare che mi ha sempre spinta avanti. Poi nella seconda parte della mia carriera sportiva, quando non sono più riuscita a fare agonismo, ho cominciato a fare scuola ai bambini. Questo mi ha insegnato un'altra parte dello sport: quella psicologica. Devi essere in grado di plasmare un atleta dal punto di vista fisico studiandone le caratteristiche, ma anche tirando fuori il meglio del lato emotivo che ognuno porta in sé. E questo poi mi ha aiutato nel lavoro».

Il sogno che le fa battere il cuore oggi?
«Riguarda i miei figli. Quando sono piccoli sei preoccupato delle malattie. Poi ti preoccupi quando non hanno voglia di studiare. Poi finalmente si laureano e? Adesso che tutti e due sono avviati alla loro carriera professionale, il prossimo sogno è che siano felici nella vita».

Un ricordo legato alla loro infanzia?
«Con entrambi c'era il rituale della sera: una storia da raccontare e poi la mano da tenere finché non si addormentavano. Questo rischiava di andare avanti per ore, soprattutto con Patrick: quando pensavo si fosse addormentato sfilavo piano piano la mano e lui, preoccupato che io lo lasciassi, si svegliava. E ricominciavamo da capo con un'altra storia e ancora la mano?».

La storia la leggeva o la inventava?
«La leggevo perché Angelica e Patrick (che oggi hanno 30 e 25 anni, ndr) avevano le loro storie preferite, che andavano ripetute nella stessa identica maniera. Allora preferivo leggerle, perché se sbagliavo una parola dovevo ricominciare da capo».

Nella sua carriera ha detto un «no» di cui si è pentita?
«Non mi sono mai pentita dei no, perché erano per lavori che non mi somigliavano. Magari mi avrebbero portato soldi, ma io non riesco a fare cose che non sono nelle mie corde e che magari mi mettono in imbarazzo».

Sembra una donna tosta, ma c'è qualcosa che la spaventa?
«La perdita delle persone care o la possibilità che qualcuno a cui vuoi bene si ammali. Mi angoscia perché sono cose contro le quali non hai difesa».

Il suo primo ricordo legato al lavoro in televisione?
«Il provino con Renzo Arbore. Era un'intervista a Marcello Marchesi e andai nel suo attico a via Frattina. Avevo solo tre mesi di esperienza in tv a GBR, un canale locale romano: una debuttante, in pratica. Ma lui e sua moglie furono gentilissimi: il provino andò bene e fui presa a ?L'altra domenica?».

Era nella giuria degli Esperti di Sanremo 2018: che musica ascolta?
«Tutti i generi».

Canta sotto la doccia?
«Sì, certo. Ci sono pezzi che ti si ficcano nella testa. Dopo Sanremo non facevo che cantare ?Non mi avete fatto niente? e ?Una vita in vacanza?. In continuazione, anche in macchina. Ma chiudevo sempre il finestrino...» (ride).

La giuria di Ballando con le stelle

Da sinistra, Carolyn Smith, Fabio Canino, Selvaggia Lucarelli, Ivan Zazzaroni e Guillermo Mariotto
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