Benedetta Parodi racconta «Bake off Italia»

Dal 4 settembre torna il talent show dedicato all’arte della pasticceria, giunto alla terza edizione

Benedetta Parodi
3 Settembre 2015 alle 14:15

Chiami Benedetta Parodi e, non strano ma vero, sta cucinando. Anche in vacanza. Sta pulendo le cozze per il cous cous di pesce, poi farà una torta di mele. Ecco, è per le torte che l’abbiamo chiamata. Il 4 settembre, infatti, tornerà su Real Time (canale 31) a condurre la terza edizione di «Bake off Italia - Dolci in forno»: 16 aspiranti pasticceri in gara a colpi di farina, zucchero e uova. Nella pubblicità del programma la Parodi è rappresentata come Cappuccetto Rosso in mezzo al lupo cattivo Ernst Knam e alla nonnina Clelia D’Onofrio, i due giudici del talent. «È perché sono quella buona!» scherza.

Signora Parodi, diamo i numeri: 6 mila candidati pasticceri, mille in più dell’anno scorso.
«A Roma i casting iniziavano alle 11 di mattina, alle otto pioveva e c’era già una signora con l’ombrello che aspettava da oltre mezz’ora: “Io sono la prima!” ci ha detto quando siamo arrivati. C’era grande voglia di essere lì».

Perché tanta passione per i dolci?
«Il dolce è qualcosa di magico. Secondo me c’è una piccola alchimia nella sua lievitazione e trasformazione. E poi dà gioia quando lo condividi. Rispetto ad altri piatti il dolce è più conviviale».

Ma è tutto «dolce» in questo talent?  
«Beh, c’è pure molta fatica, bisogna avere spirito di sacrificio. Quando vieni scelto devi affrontare due prove quotidiane lunghe e difficili».

C’è chi dice che la pasticceria sia una scienza esatta. È d’accordo?
«Assolutamente e lo dico io che invento sempre i piatti! I dolci non li puoi inventare, ti devi sempre confrontare con una ricetta».

Quanto bisogna essere preparati per fare il pasticcere?
«Per essere un pasticcere amatoriale che fa i dolci per i propri bambini e gli amici basta seguire alla lettera una ricetta. Per fare “Bake off” bisogna studiare».

Chi vincerà «Bake off»?
«La persona che saprà gestire meglio i tempi e la tensione. A un certo punto della gara, quelli che rimangono sono tutti bravi ma le prove diventano oltre che difficili molto veloci. Se ti fai prendere della tensione, perdi».

Due donne hanno vinto le prime due edizioni: un caso o una statistica?
«Forse è un po’ una statistica. L’uomo che cucina in modo amatoriale è molto creativo, ma raramente riesce a replicare la stessa ricetta. Nella pasticceria invece bisogna essere una persona precisa».

La gente ama i dolci per golosità o per la bellezza di certe torte?
«In questo caso ci sono due scuole di pensiero. Personalmente amo i dolci semplici. Certe creazioni bellissime non mi emozionano mentre davanti a una torta di mele fatta in casa divento matta. Infatti preparo solo dolci “della nonna”».

Quello che le riesce meglio?
«La mia specialità è la torta cioccolatino, l’unica dove non devo controllare le dosi perché la so a memoria. Si fa con pochissima farina, due cucchiai, e rimane con un cuore morbido. Tagliata a quadrotti si scioglie in bocca».

L’ha fatta assaggiare al «re del cioccolato» Ernst Knam?
«Quando invito a cena Knam, il dessert lo porta lui!».

I dolci sono quel che si dice un «comfort food»?
«I cibi che ti danno conforto sono una cosa personale, per me ad esempio è la pizza. In linea di massima, però, il momento del dolce è qualcosa che crea aspettativa».

Dopo «Bake off Italia» tornerà ai fornelli?
«Sì, tornerò tra qualche mese su Real Time con una striscia quotidiana. Cucinare è una passione ed è la cosa che faccio più volentieri».

Mai pensato di aprire un ristorante come molti colleghi dello spettacolo?
«No, assolutamente! Al ristorante vado per rilassarmi. Me l’hanno chiesto, ma non ho questo spirito imprenditoriale. Mi piace cucinare a casa mia, per il pubblico e per la mia famiglia».

A proposito, come torta nuziale cosa aveva scelto?
«Una meringata alle fragole ordinata in una famosa pasticceria di Alessandria. Ma alla fine né io, né mio marito Fabio (Caressa, giornalista sportivo di Sky, ndr) l’abbiamo assaggiata».

Da sinistra: Clelia D'Onofrio, Benedetta Parodi e Ernst Knam
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