Clementino: «Lavoro meglio ora che vado a letto presto»

È per la seconda stagione giudice a "The Voice Senior" e qui racconta com’è cambiata la sua vita (dedicando un rap a Sorrisi)

Clementino
14 Gennaio 2022 alle 08:48

Clemente Maccaro, in arte Clementino, arriva alla soglia degli “anta” con la gioia di un ragazzino. Nato 39 anni fa ad Avellino, napoletano d’adozione, rapper di vocazione, ha un passato da animatore, un presente da showman e attore (ha girato tre film solo nell’ultimo anno), tanti successi discografici in carriera e una voglia di vivere irrefrenabile («Tra dieci anni devo aver visto tutto il mondo»), siede più impaziente che pacifico tra i coach del talent “The Voice Senior” su Rai1.

Ti senti più Clemente, come ti chiama Orietta Berti, o Clementino come un vero capobanda?
«Non lo so, in realtà cerco di essere me stesso a prescindere, in ogni occasione. Clementino sono stato soprannominato già in famiglia avendo un nonno che si chiamava Clemente, ma non è un personaggio, sono sempre me stesso».

Da dove arriva tanta energia «a qualsiasi ora del giorno e della notte», per citare Amadeus?
«Io vengo dai villaggi turistici, ho fatto per dieci anni il capoanimatore e ho sempre studiato l’arte di arrangiarmi e della comunicazione. L’elemento base dell’animatore è essere felice lasciando i problemi a casa, che poi non vuol dire che non mi arrabbio, forse mi arrabbio anche più di altri. Mi considero un po’ Pulcinella».

Perché proprio Pulcinella?
«È la maschera di punta della commedia dell’arte, è conosciuto come comico ma dentro di sé è triste. Un po’ come il mio modo di fare musica che unisce il ritmo black americano e il sound di Napoli, che è unico».

Sei sempre stato così iperattivo?
«Sì, lo sono sempre stato fin da piccolo, ma non ero pericoloso, ero cordiale, volevo fare amicizia con tutti, leggere, scrivere, disegnare, suonare, cantare...».

Come sei arrivato a “The Voice Senior”?
«Lo devo a Gigi D’Alessio. Per la musica ho avuto l’appoggio di Pino Daniele, Fabri Fibra e Jovanotti, i mie tre compari di battesimo. Nell’animazione Rosario Fiorello è il mio punto di riferimento, ma la persona in carne e ossa che, televisivamente parlando, ha creduto in me è stato Giggino come ho detto».

Cercavano uno...
«...come me. Io sono quello che c’entra meno con gli altri che hanno carriere così importanti e lunghe, sono un po’ il nipotino di tutti, anche degli stessi concorrenti. Faccio quello che voglio, o meglio, faccio confusione, come farebbe il nipotino».

L’anno scorso sei stato la rivelazione del programma, quest’anno ormai sei la conferma.
«Prima ero visto come rapper e basta, ero super conosciuto già nella prima ondata del rap italiano. “The Voice” mi ha permesso di tirare fuori le mie carte di showman e mattatore. Nel rap si dice “MC” che significa “maestro di cerimonie”, che poi sono le mie iniziali, io mi chiamo Maccaro Clemente. Sono stato fortunato anche in questo».

E in cos’altro?
«Con il lockdown hanno annullato tutti i concerti, se fossi stato in giro a suonare e mi avessero chiesto di andare a “The Voice” non avrei potuto accettare. Invece ero fermo e mi sono detto: “Ma sì, proviamo”. Da lì ho svoltato la carriera».

Ora che sei un volto di Rai1, a casa dicono che hai messo la testa a posto?
«I miei genitori hanno sempre cercato di tenermi con i piedi per terra, sono super felici e sono sicuro che si emozionano quando mi guardano in tv, ma a casa sono solo Clemente. E tutto questo mi fa viaggiare con la testa fra le nuvole e i piedi per terra».

«Ero un bambino del Sud che voleva spaccare tutto» hai scritto su Instagram. E lo hai fatto.
«Sì, ce l’ho fatta, ma non me ne sto rendendo conto. In passato credevo di essere un supereroe, poi sono caduto e anche di brutto, lo sanno tutti, ma sono stati errori che forse dovevano far parte di Clementino per formarlo».

Poi cosa è cambiato?
«Ho scoperto la chiave del lavoro e del dormire. Andare a dormire presto e concentrarmi sul lavoro non ti fa rendere conto di quello che stai facendo, non ho tempo di pensare ai risultati, se sono al terzo o al primo posto della classifica, so solo che devo avere una grande carriera. Tra vent’anni farò il resoconto e allora potrò festeggiare».

La musica in tutto questo impegno televisivo che fine ha fatto?
«Con i due rapper canadesi Versvs e Merkules ho appena fatto il pezzo “No offence” dove torno al “boom bap”, il rap delle origini, quello di fine Anni 90. A me piace fare tutto, sono poliedrico, mi puoi vedere in stile Pino Daniele o con Nina Zilli oppure rappare come gli americani. In questi due anni ho scritto 80 canzoni. Poi sceglierò le 12 più forti, voglio fare un album che riesca a intrattenere il ragazzino che ascolta il rap e la persona adulta che mi vede a “The Voice”».

L’anno scorso ne avevi già annunciate 40.
«Ho raddoppiato. Lavoro sempre, non vado più in discoteca o nei locali, sto a casa con la mia ragazza e leggo l’autobiografia di Will Smith, lui è la mia ispirazione, un rapper che fa musica, cinema e tv. Recitare è l’altra mia grande passione, in questo anno ho girato tre film e un documentario su Napoli per Netflix diretto da Trudie Styler, la moglie di Sting, dove io sono il narratore in rima».

A proposito di rime, che “freestyle” dedicheresti al 2022?
«“Yes, per il 2022 dobbiamo esser tutti campioni / dobbiamo esser con il giornale / Sorrisi e Canzoni...”. E, aggiungo, speriamo che i “sorrisi” siano senza la mascherina!».

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