Cristina Scabbia a The Voice 2018: «Il cuore è sempre in prima fila, mi sono sempre fidata delle mie sensazioni»

Così il nuovo coach del talent musicale di Raidue: «Una trasmissione di questo tipo, questo mondo dei talent, è quanto di più lontano da me. Volevo vederlo dall'interno»

Cristina Scabbia, coach di The Voice 2018  Credit: © Piergiorgio Pirrone
20 Marzo 2018 alle 13:06

Torna il 22 marzo «The Voice of Italy», il talent musicale di Raidue in prima serata. Torna con un nuovo conduttore, Costantino della Gherardesca, e tre nuovi coach oltre al confermato J-Ax: Al Bano, Francesco Renga e Cristina Scabbia.

Li abbiamo incontrati per capire meglio come hanno deciso di affrontare questa nuova avventura.

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Cristina Scabbia

Perché hai accettato di fare questo programma?
«Una trasmissione di questo tipo, questo mondo dei talent, è quanto di più lontano da me. Volevo vederlo dall'interno. E magari posso espandere il mio mondo. Sul rock-metal in Italia ci sono molti stereotipi, nel resto del mondo l'accetazione è diversa, fa parte delle classifiche e una chitarra distorta non viene considerata rumore».

Sarai più coach o più giudice?
«Più coach. È ovvio che dobbiamo giudicare le voci in base ai nostri gusti e fare delle selezioni molto dure e difficili, mi si spezza il cuore decidere se è “sì” o se è “no”, ma sono le meccaniche del gioco».

Quando ci si siede su quella poltrona cosa si prova?
«Una sensazione strana, ma per me la sensazione più strana è quella di trovarmi in uno studio tv».

Per scegliere un cantante ci vuole orecchio o cuore?
«Il cuore è sempre in prima fila, mi sono sempre fidata delle mie sensazioni in tutte le cose che ho fatto. Di cantanti bravissimi tecnicamente ce ne sono centinaia, ma che ti arrivano alla pancia pochi».

La televisione rende più buoni o più cattivi?
«Mi fa sembrare un po' più pettinata, nel vero senso della parola! Il trucco, il look sono più curati, io andrei in felpa e scarpe da tennis. Ma non cambia niente nel mio giudizio».

Quali sono le voci che cerchi?
«Una voce che sappia emozionarmi, anche nella stonatura, voci riconoscibili. Le mie voci preferite sono quelle del rhythm & blues, le cantanti black che ti arrivano al cuore».

Come convincerai un cantante a scegliere te?
«Dipende dal cantante. Io sono il coach meno conosciuto dal pubblico. Se pensano di affiancarsi a un coach famoso e diventare famosi per quello, non scelgono me. Io propongo un lavoro ben preciso, cantando in inglese posso aiutare sulla pronuncia, sul feeling del pezzo».

Proviamo: «Vieni da me perché...»
«Vorrei lavorare con te, ci tengo a essere in prima fila e migliorare la base che ti farai con questo talent».

Chi è il cantante che avresti voluto scoprire?
«Sia, ha una voce talmente strana e particolare, assolutamente unica, riconoscibile, una delle mie preferite in assoluto».

Nella vita quanto sei battagliera?
«Molto. Il rock e il metal sono mondi prettamente dominati dai maschi e mi sono dovuta fare largo, ho dovuto sgomitare per far vedere che valevo».

Nella tua carriera hai avuto molti «no»?
«All'inizio abbiamo avuto parecchi rifiuti, vent'anni fa spedivamo i nostri demo in giro per l'Europa alle case discografiche e ci rispondevano che non eravamo adatti, che non era il momento giusto».

Il più doloroso?
«Purtroppo ci sono state delle occasioni di collaborazioni anche fuori dal metal a cui ho dovuto dire di “no” perché ero occupata. Mi è dispiaciuto molto rifiutare una canzone con Elio e le Storie Tese».

C'è stato un tuo pezzo scartato che poi si è rivelato un successo?
«Scartato no, ma “Heaven's a lie” è un pezzo che non avevamo considerato come singolo e, invece, in un paio di settimane ha fatto impazzire l'America. Un successo inaspettato».

Tra una puntata e l'altra cosa fai?
«Con i Lacuna Coil riprenderemo l'attività live ad prile con un concerto in Olanda e da maggio saremo in tour nei festival europei, stiamo lavorando a un dvd live registrato a Londra lo scorso 19 gennaio per festeggiare il nostro ventennale e a breve uscirà un libro che racconta la nostra storia».

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