Conosciamo meglio l’esuberante coach del talent musicale di Raidue condotto da Simona Ventura
Esuberante, prorompente, ruspante. Elettra Lamborghini è così come la vediamo nella giuria di “The Voice”. È da un po’ che la ragazza fa tv. Nipote di Ferruccio Lamborghini, fondatore della casa automobilistica emiliana, è sempre stata considerata la Paris Hilton dei colli bolognesi.
Come ereditiera si è guadagnata le prime ospitate a “Chiambretti Night” e, via via, partecipazioni a programmi sui rampolli milionari come “#Riccanza” su Mtv e reality come la versione spagnola del “GF Vip”. Finché è esplosa grazie ai brani “Pem Pem” e “Mala”, pezzi reggaeton da milioni di visualizzazioni.
E adesso?
«Nulla, le mie giornate sono sempre uguali. Sto in studio di registrazione perché lavoro al mio primo album, penso alle coreografie. E sto preparando un altro programma, al momento è tutto top secret».
Alt, alt, alt. Cosa vorresti fare in televisione?
«Un altro “The Voice” e poi uno show mio, dove aiuto gli altri a ritrovare l’autostima».
Una volta hai detto che avresti potuto farti suora.
«Non ne voglio parlare. Credo, passo ore in chiesa, prego, ma non voglio usare Dio come oggetto di gossip».
È vero che parli meglio lo spagnolo dell’italiano?
«Sì, canto e penso anche in spagnolo, ho tanti amici latini, di Porto Rico, Miami... E ho fatto il liceo linguistico».
A scuola eri brava?
«Bravissima, ma birichina».
Da piccola sognavi di diventare una popstar?
«Sì, oppure veterinaria: i cavalli sono la mia passione».
Hai anche tanti cani. In ogni intervista il numero cambia: 30, 20, 10...
«Adesso sono otto».
E quante Lamborghini?
«No comment. Ho sempre cercato di distaccarmi dal mio cognome e non ne approfitterò certo ora».
Almeno quante scarpe hai me lo dici?
«Abbastanza» (ride).
Hai 42 piercing, esatto?
«No, li ho dimezzati. Aspe’, ora li conto: 17, 18, 19...».
Indossi abiti scollatissimi anche di giorno?
«No, starei sempre in tuta».
Quando corri incontro ai concorrenti reggi il seno con le mani. Perché?
«Altrimenti mi scappa, è curioso, sbircia, sbuca».
Sono curiosa anch’io: sposerai il tuo ragazzo, il dj olandese Afrojack?
«Sì, forse l’anno prossimo. E abbiamo già la lista dei nomi per i nostri figli. Strani, non Giulia o Francesco».
Piaci pure ai bambini quando “twerki”, cioè quando scuoti il fondoschiena nel ballo. Secondo te perché?
«I bimbi capiscono che in me non c’è malizia».
Se uno dei tuoi vince “The Voice” che fai?
«Una festa e invito tutti!».
Questo cognome mi dice qualcosa...
Elettra porta il cognome di nonno Ferruccio, fondatore della casa automobilistica emiliana Lamborghini. Ferruccio, che aveva una ditta di trattori, si era comprato una Ferrari su cui, però, la frizione “saltava” spesso.
Per risolvere il problema, andò a Maranello da Enzo Ferrari. Che lo liquidò lapidario: «La macchina va bene, sei tu che sei capace di guidare solo trattori».
Da lì partì la sfida e Ferruccio si fece le sue, di auto. E che auto! Oggi per comprare una Lamborghini si spendono da 180 mila a oltre 300 mila euro... Il secondo nome di Elettra è Miura, come il modello prodotto dal 1966 al 1973 e disegnato da Marcello Gandini. Ferruccio, che era del segno del Toro, la chiamò così in onore dell’allevatore di tori da combattimento Don Eduardo Miura Fernandez, inaugurando la tradizione di Lamborghini di battezzare i modelli delle auto con nomi ispirati alla corrida. Le quotazioni di una Miura d’epoca, che al lancio sul mercato costava 7,7 milioni di lire, variano da 300 mila a oltre un milione di euro.