Erminio Sinni, il vincitore di “The Voice Senior”: «Ho fatto in tv quello che ho sempre fatto tutte le sere al piano, quello che so fare»

Domenica 20 dicembre Antonella Clerici lo ha proclamato vincitore della prima edizione tra gli applausi dello studio e i consensi (e i voti) dei telespettatori a casa

Erminio Sinni
23 Dicembre 2020 alle 12:01

Domenica 20 dicembre Antonella Clerici ha proclamato Erminio Sinni vincitore della prima edizione di “The Voice Senior” tra gli applausi dello studio e i consensi (e i voti) dei telespettatori a casa. Ma chi è questo “senior” così garbato e ispirato? «Ho origini calabresi, sono toscano e vivo a Roma» risponde ancora frastornato dalla vittoria e dal clamore.

Erminio, come si racconterebbe a chi non l'ha vista a “The Voice Senior”?
«Sono uno che cerca di vivere scrivendo canzoni. Cerco di assaporare la vita, di star sereno e di apprezzare tutto ciò che ci viene dato. Ogni cosa ha due rovesci o è tragica o è comica».

Cosa ha fatto come musicista?
«Arrivo da tante serate di piano bar, da tante porte bussate e mai aperte. Al piano cercavo di lanciare le mie canzoni, le persone che ascoltavano diventavano sempre di più, ma il tam-tam umano è lento, a volte ci vuole un'eternità».

Perché ha partecipato al programma?
«Era un'opportunità. Per via del Covid non si suonava più in questi ultimi mesi. Era qualcosa per tenermi occupato. Da un punto di vista psicologico è stato importantissimo. Penso di aver rappresentato tanti colleghi che stanno a casa senza contatto con le persone. Riuscire a portare una speranza mi ha dato forza».

Quando le hanno detto che aveva vinto...
«Ero sdoppiato, confesso che non ho ancora capito bene. Sul palco guardavo il monitor come si guarda la televisione senza rendermi conto che quello inquadrato ero io. È stata una sensazione strana».

La vittoria cambierà qualcosa?
«Spero di sì. Io ho fatto in tv quello che ho sempre fatto tutte le sere al piano, quello che so fare. Ora spero che se ne siano accorte più persone possibili».

Il suo pezzo «E tu davanti a me» del 1993 è un cult tra i cantanti.
«Nel 2002 sono stato in Giappone con la Nazionale di calcio, diedi il mio disco a una radio giapponese e qualche giorno dopo mi arrivò un messaggio che era il terzo brano più trasmesso. È stato anche “plagiato” da un noto musicista di videogame e c'è pure una canzone di Bruce Springsteen che gli somiglia molto...».

Un episodio che le piace ricordare della sua carriera?
«Il 25 settembre 1991 fui invitato dall'ambasciatore americano a Roma, Peter Secchia, al party in onore di Frank Sinatra, mentre suonavo un giornalista mi chiese di cantare “My Way”, non volevo, ma lui mi convinse, quando attaccai a suonare il pezzo, Sinatra si alzò, venne vicino a me e cantammo insieme. L'umiltà di certi grandi».

È vero che ha fatto i cori a Mia Martini?
«Nel 1988 stava registrando l'album nello stesso studio dove eravamo anche io, Stefania La Fauci e Ricky Gianco. Mi chiesero di fare i cori per il brano “Agapimu”, chiaramente l'ho fatto, la cosa più bella è stata aver respirato Mimì, era dolcissima, l'ho vista sempre vivere con la bocca mai con gli occhi, c'era una sofferenza in lei»

Farà qualcosa con la sua coach Loredana Bertè?
«Le ho mandato una canzone che spero le piaccia, parla di una donna che ha subito violenza, è una storia vera, lei la renderebbe un capolavoro. Loredana è un'anima da palcoscenico, standole vicino capisci quanta dolcezza ha negli occhi».

Il Covid, che l'ha colpita qualche mese fa, ha cambiato la sua musica?
«Non ho mai pensato di perdere la vita, ma di perdere la capacità di cantare, ho avuto paura di perdere l'uso dei polmoni. Sono cambiato nel modo di interpretare le canzoni. Mi sono sentito graziato».

Intanto a Capodanno sarà con Amadeus su Raiuno. L'ha invitata pure al Festival di Sanremo?
«Magari! Nei mesi scorsi ho scritto una canzone dedicata al personale dell'Umberto I di Roma che mi ha curato, è una canzone di speranza e di ringraziamento per tutti quelli che ci curano. Sarebbe bello poterla cantare come ospite a Sanremo».

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