Quattro star giudicheranno i ragazzi concorrenti del talent condotto da Gerry Scotti
Dal 22 novembre, in prima serata su Canale 5, Gerry Scotti torna a condurre, dopo dieci anni, “Io Canto” ora ribattezzato “Io Canto Generation”. Le 4 star chiamate a giudicare i ragazzi sono Claudio Amendola, Orietta Berti, Al Bano e Michelle Hunziker.
Claudio Amendola: «Non sono un esperto di canto, ma mi sarebbe piaciuto fare il musicista»
Musicalmente di quale “generazione” fa parte?
«Sono indietro di un paio di generazioni rispetto ai giovani di oggi. La mia cultura musicale si ferma agli Anni 80, anche se poi nel mio archivio ho un po’ di tutto».
All’età di questi ragazzi cosa ascoltava?
«I cantautori italiani, i Pink Floyd, i Led Zeppelin, l’hard rock, l’heavy metal, il blues».
Come si approccia a fare il giurato?
«Non essendo un esperto del settore, giudico la presenza scenica, che riconosco e conosco, e le emozioni: mi conquista il lato umano di questi ragazzi».
Il suo giudice più severo chi è stato?
«Me stesso. Mi sono sempre imposto di rimanere con i piedi per terra, pensando di avere una grande fortuna a fare questo mestiere e una grande fortuna a saperlo fare».
Mai cimentato con il canto?
«No, conosco bene i miei limiti! L’ho fatto per qualche programma: mi sono risentito e mi sono odiato, però cantare mi diverte, mi metto in gioco... “canto pe’ canta’”».
E che cosa “canta pe’ canta’”?
«Canto in macchina se sento una canzone, canto una pubblicità, canto spessissimo la sigla dei “Cesaroni”».
Tornando ragazzo parteciperebbe a un talent canoro?
«Darei retta a mia madre e studierei uno strumento. Mia mamma era cugina di Claudio Abbado, mio fratello è musicista, io mi sono rifiutato e me ne pento».
E cosa avrebbe scelto?
«Mi sarebbe piaciuto suonare il sassofono».
Orietta Berti: «Vanno tutti incoraggiati con un bel voto, però devono avere anche un piano B»
Che cosa guarda quando giudica un concorrente?
«Avendo un orecchio assoluto, noto molto l’intonazione. Ma anche l’interpretazione: devi avere una certa espressione mentre canti una frase particolare, invece tanti ragazzi per essere carini hanno sempre il sorriso».
Come non scoraggiare i ragazzi?
«Io cercherò sempre di stare alta coi voti. Bisogna premiarli perché questi ragazzi canteranno spesso brani che non sono nel loro genere».
Il consiglio che vale per tutti?
«Di non prendere questo gioco sul serio. E ricordarsi che se vuoi fare questo lavoro devi avere sempre un piano di riserva».
Il suo piano B qual era?
«Avrei fatto la disegnatrice, in zona c’erano tantissime fabbriche di abbigliamento, mia mamma mi aveva già trovato il lavoro».
Quando ha iniziato a cantare?
«Le prime audizioni le ho fatte a 15/16 anni. Andavo a fare concorsi di musica lirica con mio padre, a Bologna, Firenze e Milano: ero talmente timida che la voce non mi usciva. Una volta gli dissero: “Risparmi le lezioni, sua figlia non è adatta”».
Non avevano indovinato.
«Mio padre mi mandò a lezione dal maestro del Conservatorio di Reggio Emilia e fu la mia fortuna: facevo due ore di vocalizzi per rinforzare la voce e con la sicurezza dei tuoi mezzi la paura a mano a mano va via».
I suoi figli non hanno seguito le sue orme.
«Otis, come me, è molto timido. Omar si è diplomato bassista, suonava per divertirsi con un gruppetto di amici».
Al Bano: «Per fare questo mestiere ci vuole onestà e un pizzico di umiltà»
Com’è fare il giurato in un talent per giovani promesse?
«Con i ragazzi dobbiamo essere sereni e sinceri: far capire loro che la vita è sempre una corsa verso qualche cosa e che gli altri ti giudicano sempre».
Il consiglio che vale per tutti?
«Dare esempio di onestà e insieme metterci un pizzico di umiltà che non guasta».
Come si incoraggiano i giovani concorrenti?
«Insegnando quelle cose che serviranno per il futuro. Un giorno le capiranno meglio di quanto non le capiscano adesso».
Lei a che età ha deciso di dedicarsi alla musica?
«Dall’età di 5 anni ho la passione per le canzoni, è sempre stata fortissima e rimane tale, per fortuna. Per me cantare è qualcosa di bello, è un regalo di Dio».
Quando era ragazzo che canzoni ascoltava?
«A 14 anni ascoltavo brani di Claudio Villa, di Caruso, del grande Domenico Modugno: erano le canzoni che andavano forte in quel periodo».
I suoi figli li ha incoraggiati o scoraggiati nell’intraprendere una carriera nella musica?
«Gli ho sempre lasciato la libertà di scelta, non li ho spinti né li ho scoraggiati. Ho lasciato nelle loro mani la decisione finale, e da padre mi sembra giusto».
Quando qualcuno di loro ha voluto fare il cantante qual è stata la sua reazione?
«Cristèl ha prodotto un bellissimo album, prima di lei c’è stato Yari, che continua a farlo, e pure Jasmine si diverte. Un figlio, stando sempre accanto al genitore, è naturale voglia fare lo stesso mestiere. La mia reazione è sempre positiva».
Artisti, ora famosi, che lei ha incoraggiato?
«Ignazio Boschetto e Piero Barone di Il Volo. In una trasmissione ho detto loro quello che pensavo: hanno avuto una carriera di successi».
Michelle Hunziker: «In Svizzera ho imparato che perdere è uno stimolo»
Torna in tv da giurata di “Io Canto Generation”.
«È un compito ingrato, mi sono pentita di averlo accettato...».
In che senso?
«È davvero difficile spiegare che nella vita non si vince sempre. Io sono cresciuta in Svizzera dove la competizione è altissima, ma il concetto di perdere è integrato nella normalità: lo sport ti insegna che perdere è uno stimolo per rialzarsi e fare meglio».
Quindi come si fa?
«Il compito è di non perderci nel buonismo ed essere giudici. Da mamma mi viene l’ansia: senz’altro i ragazzi saranno tutti bravissimi, però alla fine alcuni andranno eliminati».
La sua regola nel giudicare?
«Starò attenta all’“effetto intrattenimento”, guarderò come questi ragazzi riescono a trasmettere le emozioni, se bucano lo schermo. Se una ragazza di 12 anni canta un pezzo sulla violenza sulle donne, mi stupisco della sua capacità di esprimere certi concetti».
All’età di questi ragazzi lei cosa faceva?
«Pensavo solo alle montagne svizzere, ad andare a suonare la chitarra al fiume, volevo fare l’interprete, non sarei mai andata in una trasmissione a cantare».
Che musica le piaceva?
«Ero una grande fan degli U2 e di Whitney Houston, Barbra Streisand era una musa, facevo danza jazz, ascoltavo Michael Jackson e Madonna».
E poi quando è arrivato lo spettacolo?
«All’inizio, quando ero più giovane, avevo addosso molta ansia. C’era il senso di responsabilità, pensavo ai milioni di spettatori: “Oddio, se sbaglio!”. Invece anche nella vita, e non solo in tv, succede che dici una cavolata o che ti impappini, ma così sembri sincera e ti rendi anche più simpatica».
I giudizi negativi l’hanno mai demoralizzata?
«Porte in faccia ne ho ricevute tante, con lo sport, la scuola, gli amici. E poi con la moda: dicevano che avevo i polpacci grossi, non ero idonea, mi hanno riso in faccia, mi hanno detto: “Torna in Svizzera”. E invece sono qui».