“Il collegio 4” ci ha dato una vera lezione: le interviste agli alunni

La vita senza cellulare, il sogno di una doccia, i libri mai aperti... 10 allievi del reality ci raccontano la loro esperienza

La classe di "Il collegio 4"
19 Novembre 2019 alle 09:10

È un vero fenomeno. Gli ascolti de “Il collegio”, il docureality prodotto da Banijay Italia, crescono a ogni puntata. Così come i contatti sui social. E chi non riesce a vederlo il martedì sera su Raidue lo recupera su RaiPlay.

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Perché piaccia tanto seguire le gesta di 20 adolescenti che per un mese tornano nel 1982 vivendo e studiando relegati in un collegio, ce lo spiega Paolo Dago, curatore del programma fin dalla prima edizione. «Rispetto al format internazionale, più documentaristico, abbiamo dato spazio ai ragazzi. Questo però non vuol dire che la scuola non sia presente. Anzi. Anche se in tv non si vede molto per non appesantire il racconto, i ragazzi stanno in classe per circa cinque ore al giorno» spiega Dago.

«Si alzano alle 7.30, si vestono, fanno i letti, colazione e poi hanno lezione sia la mattina che dopo pranzo. Nel pomeriggio hanno del tempo libero per stare assieme e studiare su un sussidiario rosso che prepariamo noi fotocopiando le nozioni dai libri di terza media del 1982. Dopo cena, ogni tanto, facciamo vedere loro in tv alcuni programmi dell’epoca».

I contatti con le famiglie invece sono limitati: «Ai ragazzi è permesso sentire i genitori solo due volte al mese. Per questo alcuni mollano, anche se durante i provini si erano mostrati forti e indipendenti». Nel collegio vivono anche gli autori e i cameraman (nelle aule, in camerata e nella sala ricreativa ci sono anche telecamere fisse a infrarossi). «Noi vediamo tutto ciò che combinano, ma non facciamo mai la spia. Se il preside, i prof o i sorveglianti lo scoprono da soli, prendono provvedimenti, altrimenti no. Questo per non incrinare il rapporto di fiducia che si crea con noi» rassicura Dago.

Insomma, alla fine il programma piace proprio ai più giovani: «Questo perché mostra ragazzi veri, normali, in cui è facile immedesimarsi». “Il collegio” è promosso anche dalla psicoterapeuta Maria Rita Parsi, che suggerisce a genitori e figli di guardarlo insieme: «È educativo perché ci si confronta e si dialoga. Gli adulti possono imparare un modo di educare alternativo al loro. Gli adolescenti, vedendo come reagiscono le autorità vere quando vengono sfidate, imparano e crescono». Proprio come ci hanno confermato, nelle interviste qui sotto, alcuni collegiali di questa edizione.

Le interviste agli alunni

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