Così il coach del talent musicale di Raidue: «“The Voice” mi mancava, quando ho lasciato c'erano delle cose che non mi andavano bene, ma nel frattempo c'è stata una piccola rivoluzione e ora sono contento di essere di nuovo qui»
Torna il 22 marzo «The Voice of Italy», il talent musicale di Raidue in prima serata. Torna con un nuovo conduttore, Costantino della Gherardesca, e tre nuovi coach oltre al confermato J-Ax: Al Bano, Francesco Renga e Cristina Scabbia.
Li abbiamo incontrati per capire meglio come hanno deciso di affrontare questa nuova avventura.
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J-Ax
Perché hai accettato di tornare a fare questo programma?
«“The Voice” mi mancava, quando ho lasciato c'erano delle cose che non mi andavano bene, ma nel frattempo c'è stata una piccola rivoluzione e ora sono contento di essere di nuovo qui».
Sarai più coach o più giudice?
«Più coach, più un allenatore. Poi c'è sempre quella spiacevole parte che sei tu a dover eliminare, d'altronde è questa la responsabilità che ognuno si assume».
Quando ci si siede sulla poltrona del giudice cosa si prova?
«Mi sento un po' a casa. È un programma che in Italia unifica, non è solo per fighetti o per ragazzini, ma unisce le famiglie».
Per scegliere un cantante ci vuole orecchio o cuore?
«Nelle passate edizioni c'era pure chi aveva un orecchio assoluto, ma io mi baso sull'istinto. Forse altri lo chiamano cuore».
La televisione rende più buoni o più cattivi?
«Più buoni, infatti bisogna dimenticare che ci sono le telecamere perché a volte si può fare l'errore di voler compiacere il pubblico. Capita che ti giri perché il pubblico fa “buuuu” e prendi dei talenti che non volevi».
Quali voce cerchi?
«La voce con una particolarità, con una timbrica diversa, non il super preciso, ma uno che ha stile. Quest'anno si è presentato un rapper con la “erre” maisucola. Di solito i rapper bravi non si fidano degli show tv».
Come convincerai un cantante a scegliere te piuttosto che un altro coach?
«Con ironia, con i miei giochi di parole».
Proviamo: «Vieni da me perché...»
«Perché sono brutto, non so cantare e ce l'ho fatta. Pensa cosa potrei fare con te».
Chi è il cantante che avresti voluto scoprire?
Lady Gaga. Ha tutto quello che cerco, le piace sperimentare, è una matta, non le interessa andare con le tendenze, ma fa tendenza. E in più è di origini italiane».
Nella vita quanto sei battagliero?
«Non sono uno che partecipa a tutte le gare, ma a quelle a cui partecipo cerco di vincere. Poi la migliore vittoria è la serenità mentale. Essere sempre in “modalità attacco” non aiuta».
Nella tua carriera hai avuto molti «no»?
«I “no” non finiscono mai, all'inizio è stata una sequela di “no”, infatti negli anni 90 siamo usciti da indipendenti».
Il più doloroso?
«La ferita aperta è non essere riuscito a fare il mio programma di satira “Sorci verdi” su Raidue come avrei voluto, ma ho capito che la modalità che avevo in testa non si poteva sposare con i meccanismi della tv».
C'è stato un tuo pezzo scartato che poi si è rivelato un successo?
«Non proprio, ma “Gente che spera” che non era un singolo ha superato le vendite dei singoli».
Tra una puntata e l'altra cosa fai?
«Sto preparando lo show del 1 giugno a San Siro con Fedez, ma prima lo raggiungerò negli Stati Uniti per girare il video nel nostro nuovo pezzo».