Nino Formicola: «Ho vinto, ditelo al mio commercialista»

Il vincitore de «L'Isola dei famosi» parla del suo trionfo: «Da quando Zuzzurro se n’è andato la mia vita è stata difficile». «In Honduras non dovevo pensare alle bollette» dice il comico. «Ora le pagherò con il premio...»

Da naufraugo in Honduras Nino Formicola, il Gaspare del duo con Zuzzurro (Andrea Brambilla, 1946-2013), si è dato da fare anche come pescatore. E ha conquistato il pubblico  Credit: © Frezza/La Fata
26 Aprile 2018 alle 11:57

Botta: «Sei abbronzato, Nino, sei stato in vacanza?». Risposta: «Come lo vuoi il “vaffa”, lungo o corto?». Assistiamo a uno scambio di battute tra Nino Formicola, trionfatore dell’ultima «Isola dei famosi», e il suo barista di fiducia, Niccolò, che gli serve il primo caffè al rientro dall’Honduras. È mezzogiorno, ci starebbe anche un panino. «Io salto sempre il pranzo» dice Nino. «Laggiù ero avvantaggiato: sono abituato a digiunare. Ma aspetti un attimo, prima dell’intervista devo risolvere un problema».

Che succede?
«Mi hanno staccato la linea Internet a casa perché non ho pagato le bollette mentre ero via. Non mi aspettavo di resistere tutto questo tempo, figuriamoci di vincere, quindi mi tocca andare a spedire un fax per risolvere la situazione».
(Quindici minuti dopo)

Fatto?
«Fatto. Iniziamo».

Bentornato nella «civiltà»!
«L’Honduras già mi manca perché lì non ci sono le bollette da pagare e il commercialista da chiamare».

Difficile tornare alla vita normale?
«Sì, non sono ancora riuscito a fare la spesa. Al supermercato la cassiera urla “Complimenti!”. Ma complimenti per cosa? Non ho fatto niente di speciale». 

A parte sopravvivere, da naufrago.
«Sì, mi sono sentito MacGyver! Mi ingegnavo: rubavo i chiodi, pezzi di corde, viti e le mettevo in un angolo, la mia “credenzina”, come la chiamava Bianca Atzei. Ma una volta che impari a costruire la capanna, a riconoscere la legna che brucia bene, a pescare non per sport ma per mangiare, a farti bastare 25 grammi di riso, viene a noia persino sopravvivere».

Mai avuto paura di non farcela?
«Paura de che? (ride). Dopo un po’ ci si abitua pure agli scorpioni: al primo dici “Aiuto!”, il dodicesimo neanche lo vedi. L’ultima notte ho dormito con un granchio sulla faccia, l’ha notato Francesca Cipriani, io non me ne ero accorto. La paura è non aver niente da fare e poter solo pensare».

Cosa ha capito grazie a un’esperienza così estrema?
«Che quando lo guardavo da casa, il reality, sbagliavo a ridere dei naufraghi che dicevano “Questa esperienza mi ha cambiato”. Ci sono cascato anch’io. All’Isola tutto porta al pianto o all’esaltazione. Ciò che sembra più drammatico in tv lo è meno. E viceversa».

Cosa ha messo in valigia come souvenir dall’Honduras?
«Il mio coltello, una ventina di carapaci di grossi granchi e una quindicina delle mie noci di cocco intagliate. Li userò per le mie “social dinner”, le cene a tema con il comico. Ho in mente due menu: quello del naufrago, con le cose che mangiavamo noi, e uno con quelle che bramavamo. Incredibile, per tutti erano le stesse: maccheroni al pomodoro, pollo arrosto con patate e tiramisù».

Il cibo più orribile mangiato lì?
«Gli asparagi in scatola».

La coccola che le è mancata?
«Un goccetto di whisky. E i libri. Me ne sono portati troppo pochi: due gialli di Andrea Vitali e il romanzo «L’alienista», da cui hanno tratto la serie di Netflix: è un bel thriller che ha per protagonista Theodore Roosevelt».

Perché il pubblico l’ha premiata?
«Il pubblico è lento ma inesorabile. Sapevo di essere stimato con Andrea, di essere nel cuore degli spettatori che hanno amato Gaspare e Zuzzurro. Forse alla lunga vengono apprezzate le persone colte, che sanno parlare. Non a caso Daniele Bossari ha vinto il “GF Vip”. Sono colto anch’io, sono andato al liceo classico (ride). Hanno premiato il mio essere beffardo, cinico e polemico».

Su Internet qualcuno ha scritto che all’Isola è entrato Gaspare e dall’Isola è uscito Nino. È così?
«Gaspare è Nino. È il mio ruolo da cabarettista, il mio marchio di fabbrica. Che la gente, poi, abbia finalmente visto ciò che c’è oltre il nome d’arte è una soddisfazione».

Un reality così duro può aiutare a metabolizzare un lutto difficile come il suo per Andrea Brambilla?
«Io l’ho metabolizzato prima che Andrea morisse (per un tumore nel 2013, ndr). Quando nell’ultimo periodo lo vedevo salire la sera sul palcoscenico con me e capivo che sarebbe arrivata la fine, ineluttabile».

Con i soldi del premio cosa farà?
«Pagherò i debiti, molto semplicemente. Da quando Andrea mi ha lasciato è stata una voragine».

Ma ora tornerà a lavorare in tv?
«Non mi illudo che sia facile, non sono né stupido né megalomane. La tv è cambiata e non si può riportarla indietro a 30 anni fa, ai tempi di “Drive In” o “Emilio”. Poi io guardo sempre al futuro: ho quasi 65 anni e mi sono messo a scoprire i computer quando nessuno dei miei coetanei ci pensava. Ne ho fusi due, ma ora sono uno smanettone».

Che programma si inventerebbe?
«Mi piacerebbe condurre un talk show fatto da comici che ruotano e commentano le notizie di attualità».

Farebbe anche l’opinionista, come Bossari dopo il «GF Vip»?
«Sì, mi divertirebbe. Ma dovrebbero lasciarmi carta bianca, dovrei dire tutto ciò che penso. Anche perché, se non lo dico, me lo si legge in faccia» (ride).

E il teatro?
«Riprenderò la tournée di “Sabbie mobili”, una commedia che ho scritto 28 anni fa con Carlo Pistarino. Non abbandonerò mai il teatro, un comico vero si giudica dal vivo».

Cosa manca alla comicità televisiva oggi?
«I tempi di esecuzione. Il varietà non c’è più, non ci sono le occasioni. Totò o Massimo Troisi oggi in tv sarebbero tagliati perché troppo lunghi».

Lei da chi ha imparato i suoi tempi comici?
«Da Gianfranco Funari (conosciuto al leggendario Derby Club di Milano, fucina di talenti del cabaret, ndr). A me e ad Andrea diceva che bisognava essere veloci come una lama. Ma devo a Giorgio Gaber l’intuizione della nostra coppia comica. In tanti, da Ale e Franz a Ficarra e Picone, l’hanno fatta propria».

Quale intuizione?
«Alternarsi tra chi fa la battuta e chi fa da spalla. Gaber diceva che il pubblico non deve mai sapere da che parte esce il coniglio: così lo sorprendi e ride di più».

Si immagina in coppia comica con Franco Terlizzi, l’ex pugile con cui all’Isola ha costruito siparietti esilaranti?
«Franco è una sagoma in situazioni naturali, ma con un copione vero serve un attore vero».

Della sua coppia con Alessandra, invece, cosa mi dice?
«Vuol sapere se ci sposeremo»?

Vogliono saperlo tutti.
«Stiamo insieme da nove anni, di cui sei di convivenza. Non è già questo un matrimonio? Se succederà, lo saprete».

E non è già questa la promessa di un’esclusiva per Sorrisi?
«Questa sì che è una battuta dai tempi comici perfetti».

Seguici