Costantino della Gherardesca è nel nuovo appartamento milanese attorniato da scatoloni ancora da aprire dopo il trasloco: «Per fortuna mi sono imposto di non portare mai nulla dai viaggi di “Pechino Express” sennò avrei la casa invasa!». Anche se poi ammetterà con un certo rimpianto: «Certo quel tappeto uzbeko che non ho avuto l’occasione di comprare è stato un grande dolore!». In Uzbekistan Costantino c’è stato a capo della rinata spedizione di “Pechino Express”, nona edizione, ottava condotta da lui, ma già nella prima, nel 2012, Costantino era lì che gareggiava con il nipote Barù. Torna dunque in onda il noto adventure show. L’ultima volta fu girato anche in Cina e trasmesso durante il lockdown con l’avviso che era stato realizzato prima della pandemia di Covid. A seguire, stop ai viaggi e trasloco non solo di Costantino da una casa all’altra, ma pure del programma, dalla Rai a Sky (e in streaming su Now) dove debutterà dal 10 marzo ogni giovedì per dieci puntate.
Finalmente, dopo un anno di sosta, sei ripartito con “Pechino Express”. «Finalmente si torna a viaggiare e così come sono entusiasta io, lo sono pure i nostri viaggiatori, i concorrenti, che forse più di me sentivano il bisogno di tornare alla spensieratezza».
Questo programma per te non ha più segreti. «Del mio primo “Pechino Express” ricordo l’emozione, il senso di incertezza, la fatica e la libertà. Il senso del “wonder”: ufficialmente la parola che traduce è “meraviglia”. È la sensazione che si ha nello scoprire cose nuove, ciò che rende felici i concorrenti e che non si ha da conduttore».
Da cosa nasce precisamente il “wonder”? «I concorrenti non hanno telefonini, non hanno contatti con la vita quotidiana a cui sono abituati e oltretutto devono superare prove molto difficili, che, paradossalmente, li rendono più felici».
La loro felicità è nella difficoltà? «Un po’ come il cane quando lo porti a fare il percorsino dentro i tubi e le altalene. Se vengono dati scopi e mete, una montagna da scalare o un lago da attraversare a nuoto, e le persone si danno da fare per raggiungerli, superando i propri limiti fisici e psicologici, alla fine sono più felici».
Sono felici anche di mangiare ragni e insetti? «Il ragno e l’insetto sono semplicemente una “missione” da compiere e per quanto abbiano paura e sembrino disperati i concorrenti vivono in un continuo stato di adrenalina che cambia la chimica del loro cervello».
Lo dici avendolo sperimentato? «Quando ho fatto “Pechino Express” da concorrente eravamo in India e dovevo lanciarmi in mezzo a 20 mila persone nel bel mezzo di un rito religioso. Un autore disse: “Costantino avrà un attacco di panico, dovremo portarlo via in ambulanza”. Invece ce la feci e fui felice. Ora se dovessi buttarmi tra le vie affollate del centro di Milano non ce la farei mai».
Come avete fatto a girare il mondo tra un’ondata e l’altra di Covid? «Abbiamo fatto tutti i vaccini, avevamo tutte le mascherine necessarie, facevamo tutti i tamponi. Abbiamo adottato tutte le precauzioni in vigore nei posti visitati più quelle in uso in Italia».
I concorrenti erano tutti vaccinati contro il Covid? «Certo! Bisogna pensare al rispetto verso le culture che incontriamo e la gente di cui siamo ospiti. Le persone del luogo già devono fare uno sforzo per accogliere in casa una coppia di concorrenti, ci manca solo che quelli arrivino e gli attacchino qualcosa. Non c’è stato alcun concorrente che durante “Pechino” si sia preso il Covid».
Il titolo dell’edizione è: “La rotta dei sultani”. «L’idea era di partire da un posto selvaggio qual è la Turchia centrale e passare in Uzbekistan, con un cambio di temperatura atmosferico abbastanza provante per i viaggiatori che, non dimentichiamolo, stanno facendo una gara e devono vivere il Paese non come delle ricche signore americane. La Giordania è un Paese che amo moltissimo e diventerà una meta turistica richiestissima. Degli Emirati Arabi potrei parlare ore, hanno un’estetica economico-tecnica che ha segnato i tempi».
La rotta quando e come è stata decisa? «Viviamo in una situazione in cui i posti dove viaggiare cambiano da un mese all’altro. La produzione Banijay Italia con Sky ha organizzato con grande flessibilità. La rotta inizialmente prevista è stata modificata a causa dei cambiamenti delle regole sulla pandemia».
Passare dalla Rai a Sky ha cambiato qualcosa nella produzione del format? «Sky è stata molto professionale a capire che un programma di viaggi trae beneficio da un investimento nell’innovazione tecnologica. Ci sono più droni, modi diversi di ripresa e anche le prove sono ancora più spettacolari».
Le difficoltà maggiori? «Per me che avevo un leggerissimo problema ortopedico alla schiena le difficoltà sono state i luoghi con più dissesto stradale. Per i concorrenti sono state difficili le città, Istanbul, Abu Dhabi, Dubai, megalopoli dove si sentivano persi e avevano più paura. Si capiva che avevano difficoltà a tornare alla vita reale».
Alla fine vince il migliore o chi ha più fortuna? «Vince chi è capace di fare un salto nel vuoto e mettersi in gioco. Non è un programma che premia solo gli sportivi, come si potrebbe pensare. Una volta una produttrice televisiva mi disse: “Cosa può dare un nuotatore, una persona che va avanti e indietro in una vasca?”. A “Pechino” devi essere anche furbo».
Furbo in che modo? «I viaggiatori hanno studiato le edizioni precedenti e hanno capito che trovare un passaggio la sera prima è fondamentale. Nella prima edizione non mi era neanche venuto in mente, io volevo vedere l’India, non sono un competitivo. Quando avrò guadagnato abbastanza mi trasferirò in India o in Vietnam, certo non resterò in uno studio televisivo fino all’ultimo giorno».
La rotta dei sultani
Il viaggio si snoda per 7 mila chilometri ripercorrendo le strade attraversate nei secoli da impavidi mercanti, ricchi sultani, spietati conquistatori. La partenza è in Cappadocia, nella Turchia centrale, precisamente a Uchisar. Da qui ci si sposta per tappe fino a Istanbul. Quindi si passa in Uzbekistan, dal deserto di Kizilkum si va verso Khiva, Bukhara, Samarcanda e infine nella capitale Tashkent. Si prosegue in Giordania, dalla meravigliosa Petra fino a Kerak e alla capitale Amman. Per le coppie “sopravvissute” le ultime fasi sono negli Emirati Arabi Uniti: Ras Al Khaimah, Abu Dhabi e arrivo a Dubai.
Le coppie di questa edizione di "Pechino Express"
I pazzeschi
Victoria Cabello ha una lunga carriera tv, da inviata di “Le iene” a conduttrice di “Victor Victoria”, “Quelli che il calcio” e giudice di “X Factor”. «Ho ceduto e accettato di partecipare perché quando Costantino me l’ha chiesto non ho pensato a una “exit strategy” per uscire dalla conversazione, e poi temo che la mia analista sia super fan di “Pechino”!». A fianco avrò l’amico di lungo corso Paride Vitale. Origini abruzzesi, milanese d’adozione, esperto di comunicazione e organizzazione di eventi, dice: «Questo viaggio è stato “pazzesco” perché pazzesco e unico è il concentrato di emozioni, incontri, esperienze, avventure, gioie e stanchezza che “Pechino Express” ti regala».
I fidanzatini
Attrice, produttrice cinematografica e modella, Rita Rusic partecipa con il compagno Cristiano Di Luzio, ex modello, ora imprenditore. «“Pechino Express” rafforza la coppia o la distrugge!» dichiara lei. «La gara ha un ritmo incredibile, c’è sempre una forte tensione. È facilissimo litigare, spazientirsi, ma se c’è un sentimento forte e sincero di stima oltre che d’amore, credo che un viaggio pieno di avventure estreme e di grande stress ti avvicini e renda ancora più complice». E lui: «Lontani da ogni tipo di comfort, in Paesi così distanti da noi e dalla nostra mentalità, ho avuto la conferma che Rita è una donna generosa, caparbia, allegra e forte, che affronta ogni esperienza della vita con razionalità e temperamento».
Le tiktoker
Anna Ciati arriva dalla Brianza con un seguito di un milione di follower su TikTok. «Come si sopravvive senza telefonino? Questa è una delle regole fondamentali del programma ed è semplice: si vive e basta. Dopo che hai uno zaino di dieci chili sulle spalle sicuramente l’ultimo pensiero è fare una storia su Instagram!». Sul web e come numero di follower l’amica Giulia Paglianiti non è da meno, anzi come Anna ha già scritto un libro autobiografico. «“Pechino Express” è una bellissima esperienza, io avrei filmato ogni istante per poterlo ricordare, ma è andata così... Mammaaa sono in tv!».
Gli sciacalli
Gianluca Colucci, in arte Fru, è un attore e comico napoletano, e dal 2016 è uno dei membri dei The Jackal, che tradotto in italiano sta proprio per “Sciacalli”. Tre anni dopo si è aggiunta al gruppo Aurora Leone, originaria di Caserta. «Il momento più bello di “Pechino Express”, tra quelli che posso raccontare» dice Fru «e stato quando mi hanno preso il telefono per non farmelo più usare. Non vedevo l’ora di fare una lunga pausa forzata. Una volta tornato, ovviamente, ho ricominciato a usarlo 23 ore su 24». La sua compagna di avventure e risate aggiunge: «In viaggio ho portato un carillon che riproduceva la canzone “Il mondo” di Jimmy Fontana nella convinzione che la musica fosse l’unico linguaggio universale. Inutile dire che non l’ho mai messo nello zaino perché bisognava ottimizzare gli spazi e il peso. Ma l’ho cantata una volta».
Mamma e figlia
L’ex modella, attrice e conduttrice di origini russe e naturalizzata italiana Natasha Stefanenko ha girato il mondo, ma dopo “Pechino Express” ammette: «Mi ha colpito tanto l’accoglienza e la generosità della gente nonostante le ristrettezze economiche e le differenze di usanze e tradizioni». È partita con la figlia Sasha Sabbioni, studentessa in “Economics and Management”. «Viaggiare con mia mamma è stata un’esperienza sorprendente perché se prima di partire pensavo di conoscerla, mi sbagliavo. Ho scoperto di avere al mio fianco un’alleata impavida, forte a livello sia fisico sia mentale, e soprattutto determinata» dice Sasha. «Il nostro punto di forza è stato proprio l’essere complici in tutto. La mia debolezza si tramutava in sua forza e viceversa. Non avrei potuto chiedere una compagna migliore!».
Padre e figlio
Ciro Ferrara, famoso difensore del Napoli, della Juventus e della Nazionale, ora è un affermato commentatore sportivo. «Il concetto di viaggio di “Pechino Express” è del tutto estraneo alla mia comfort zone» confessa. «Questo abbandonarsi all’avventura, all’imprevisto. È un bel salto essere catapultati in una dimensione dove nulla è già scritto e senza la possibilità di avvalersi di alcun supporto tecnologico, in un’epoca in cui sappiamo sempre esattamente dove siamo e dove stiamo andando». Accanto a lui il terzogenito Giovambattista, studente universitario. «Io e papà facciamo tante cose insieme. Sono il più piccolo dei fratelli e vedo in lui un esempio e un riferimento. Questo viaggio è stato un percorso mentale, prima ancora che fisico. Eravamo fuori dalla nostra cornice familiare, lontano dai nostri agi e dalla nostra quotidianità».
Gli scienziati
Barbascura X si è laureato in Chimica organica, fa lo scienziato, lo scrittore, il musicista, è appassionato di serie tv e parla di tutto questo su YouTube. Di “Pechino” racconta: «Ho scoperto che ci sono posti più scomodi di un pavimento su cui dormire, che la disidratazione è sopravvalutata, ma soprattutto che quando sorge il sole non importa che tu sia leone o gazzella, l’importante è che cominci a correre». Accanto a lui c’è Andrea Boscherini, romagnolo, esperto di Scienze naturali soprannominato dal compagno “l’uomo dei boschi”:«Ho scelto di fare questa esperienza vista la mia sete di avventura. Da divulgatore mi piacerebbe far scoprire agli spettatori del programma il mondo con gli occhi di un naturalista in modo diretto, semplice ed entusiasta».
Italia-Brasile
Nikita Pelizon è nata a Trieste e fa la modella. È stata “tentatrice” in “Temptation Island” su Canale 5 e concorrente di “Ex on the Beach” su Mtv con l’ex fidanzato Matteo Diamante. «La difficoltà maggiore è stata abituarmi a chiedere. Sono auto-addestrata a trovare sempre soluzioni per conto mio, così da non preoccupare mai nessuno e non essere un peso. Qui, invece, ti ritrovi obbligato a chiedere qualsiasi cosa. Se fosse per me pregherei solo gli angeli e l’energia universale». Con lei c’è Helena Prestes, brasiliana, anche lei modella e insegnante di yoga: «Questa esperienza mi ha fatto capire che l’uomo desidera molto, ma alla fine è poco quello di cui ha veramente bisogno».
Gli indipendenti
Bugo, nome d’arte di Cristian Bugatti, è un cantautore e musicista milanese che si è affermato a partire dagli Anni 90 sulla scena indipendente italiana. Ha pubblicato dieci album e partecipato due volte al Festival di Sanremo (nel 2020 insieme con Morgan). «A “Pechino” scoprirete che riesco ad adattarmi facilmente e a dare il meglio di me anche nelle situazioni più difficili» assicura. Ha affrontato le peripezie dell’impresa con Cristian Dondi, amico dai tempi dell’adolescenza e per una decina d’anni anche compagno di palchi musicali. «I motivi per cui ho deciso di partecipare a questo programma» conferma Dondi «sono la voglia di partire per un viaggio all’avventura e farlo insieme con il mio grande amico».
Gli atletici
Alex Schwazer, originario di Vipiteno (BZ), è stato medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Pechino 2008 nella marcia 50 km. Ha sospeso l’attività agonistica per difendersi dalle accuse di doping e affrontare una lunga e complessa vicenda giudiziaria. «Ho partecipato al programma per dimostrare a me stesso che sono in grado di superare qualsiasi difficoltà» dice Alex che è diventato papà per la seconda volta da pochi mesi. Con lui gareggia l’amico Bruno Fabbri, uno dei medici sportivi più accreditati d’Italia, per anni è stato al seguito della Nazionale pugilistica italiana ed è autore del libro “Il sesso come sport”. Anche lui è grande appassionato di marcia e da sempre tifoso di Alex. «Cosa ho portato a casa da questa esperienza? La voglia di riprovarci» risponde senza esitazione.