“Pechino Express”: Pronti, viaggiatori? Inizia l’avventura

Debutta su Sky e in streaming su Now l’adventure show condotto da Costantino della Gherardesca

3 Marzo 2022 alle 09:00

Costantino della Gherardesca è nel nuovo appartamento milanese attorniato da scatoloni ancora da aprire dopo il trasloco: «Per fortuna mi sono imposto di non portare mai nulla dai viaggi di “Pechino Express” sennò avrei la casa invasa!». Anche se poi ammetterà con un certo rimpianto: «Certo quel tappeto uzbeko che non ho avuto l’occasione di comprare è stato un grande dolore!». In Uzbekistan Costantino c’è stato a capo della rinata spedizione di “Pechino Express”, nona edizione, ottava condotta da lui, ma già nella prima, nel 2012, Costantino era lì che gareggiava con il nipote Barù. Torna dunque in onda il noto adventure show. L’ultima volta fu girato anche in Cina e trasmesso durante il lockdown con l’avviso che era stato realizzato prima della pandemia di Covid. A seguire, stop ai viaggi e trasloco non solo di Costantino da una casa all’altra, ma pure del programma, dalla Rai a Sky (e in streaming su Now) dove debutterà dal 10 marzo ogni giovedì per dieci puntate.

Finalmente, dopo un anno di sosta, sei ripartito con “Pechino Express”.
«Finalmente si torna a viaggiare e così come sono entusiasta io, lo sono pure i nostri viaggiatori, i concorrenti, che forse più di me sentivano il bisogno di tornare alla spensieratezza».

Questo programma per te non ha più segreti.
«Del mio primo “Pechino Express” ricordo l’emozione, il senso di incertezza, la fatica e la libertà. Il senso del “wonder”: ufficialmente la parola che traduce è “meraviglia”. È la sensazione che si ha nello scoprire cose nuove, ciò che rende felici i concorrenti e che non si ha da conduttore».

Da cosa nasce precisamente il “wonder”?
«I concorrenti non hanno telefonini, non hanno contatti con la vita quotidiana a cui sono abituati e oltretutto devono superare prove molto difficili, che, paradossalmente, li rendono più felici».

La loro felicità è nella difficoltà?
«Un po’ come il cane quando lo porti a fare il percorsino dentro i tubi e le altalene. Se vengono dati scopi e mete, una montagna da scalare o un lago da attraversare a nuoto, e le persone si danno da fare per raggiungerli, superando i propri limiti fisici e psicologici, alla fine sono più felici».

Sono felici anche di mangiare ragni e insetti?
«Il ragno e l’insetto sono semplicemente una “missione” da compiere e per quanto abbiano paura e sembrino disperati i concorrenti vivono in un continuo stato di adrenalina che cambia la chimica del loro cervello».

Lo dici avendolo sperimentato?
«Quando ho fatto “Pechino Express” da concorrente eravamo in India e dovevo lanciarmi in mezzo a 20 mila persone nel bel mezzo di un rito religioso. Un autore disse: “Costantino avrà un attacco di panico, dovremo portarlo via in ambulanza”. Invece ce la feci e fui felice. Ora se dovessi buttarmi tra le vie affollate del centro di Milano non ce la farei mai».

Come avete fatto a girare il mondo tra un’ondata e l’altra di Covid?
«Abbiamo fatto tutti i vaccini, avevamo tutte le mascherine necessarie, facevamo tutti i tamponi. Abbiamo adottato tutte le precauzioni in vigore nei posti visitati più quelle in uso in Italia».

I concorrenti erano tutti vaccinati contro il Covid?
«Certo! Bisogna pensare al rispetto verso le culture che incontriamo e la gente di cui siamo ospiti. Le persone del luogo già devono fare uno sforzo per accogliere in casa una coppia di concorrenti, ci manca solo che quelli arrivino e gli attacchino qualcosa. Non c’è stato alcun concorrente che durante “Pechino” si sia preso il Covid».

Il titolo dell’edizione è: “La rotta dei sultani”.
«L’idea era di partire da un posto selvaggio qual è la Turchia centrale e passare in Uzbekistan, con un cambio di temperatura atmosferico abbastanza provante per i viaggiatori che, non dimentichiamolo, stanno facendo una gara e devono vivere il Paese non come delle ricche signore americane. La Giordania è un Paese che amo moltissimo e diventerà una meta turistica richiestissima. Degli Emirati Arabi potrei parlare ore, hanno un’estetica economico-tecnica che ha segnato i tempi».

La rotta quando e come è stata decisa?
«Viviamo in una situazione in cui i posti dove viaggiare cambiano da un mese all’altro. La produzione Banijay Italia con Sky ha organizzato con grande flessibilità. La rotta inizialmente prevista è stata modificata a causa dei cambiamenti delle regole sulla pandemia».

Passare dalla Rai a Sky ha cambiato qualcosa nella produzione del format?
«Sky è stata molto professionale a capire che un programma di viaggi trae beneficio da un investimento nell’innovazione tecnologica. Ci sono più droni, modi diversi di ripresa e anche le prove sono ancora più spettacolari».

Le difficoltà maggiori?
«Per me che avevo un leggerissimo problema ortopedico alla schiena le difficoltà sono state i luoghi con più dissesto stradale. Per i concorrenti sono state difficili le città, Istanbul, Abu Dhabi, Dubai, megalopoli dove si sentivano persi e avevano più paura. Si capiva che avevano difficoltà a tornare alla vita reale».

Alla fine vince il migliore o chi ha più fortuna?
«Vince chi è capace di fare un salto nel vuoto e mettersi in gioco. Non è un programma che premia solo gli sportivi, come si potrebbe pensare. Una volta una produttrice televisiva mi disse: “Cosa può dare un nuotatore, una persona che va avanti e indietro in una vasca?”. A “Pechino” devi essere anche furbo».

Furbo in che modo?
«I viaggiatori hanno studiato le edizioni precedenti e hanno capito che trovare un passaggio la sera prima è fondamentale. Nella prima edizione non mi era neanche venuto in mente, io volevo vedere l’India, non sono un competitivo. Quando avrò guadagnato abbastanza mi trasferirò in India o in Vietnam, certo non resterò in uno studio televisivo fino all’ultimo giorno».
 

La rotta dei sultani

Il viaggio si snoda per 7 mila chilometri ripercorrendo le strade attraversate nei secoli da impavidi mercanti, ricchi sultani, spietati conquistatori. La partenza è in Cappadocia, nella Turchia centrale, precisamente a Uchisar. Da qui ci si sposta per tappe fino a Istanbul. Quindi si passa in Uzbekistan, dal deserto di Kizilkum si va verso Khiva, Bukhara, Samarcanda e infine nella capitale Tashkent. Si prosegue in Giordania, dalla meravigliosa Petra fino a Kerak e alla capitale Amman. Per le coppie “sopravvissute” le ultime fasi sono negli Emirati Arabi Uniti: Ras Al Khaimah, Abu Dhabi e arrivo a Dubai.

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