Rita Pavone: «Sono sempre più forte di ogni critica»

La giurata di "All together now" ci racconta come ha superato i momenti bui della sua vita

Rita Pavone
5 Dicembre 2021 alle 08:52

Decisa, disinvolta, schietta. Ma sempre gentile per non ferire nessuno. Come giudice di "All together now" Rita Pavone è “un pugno di ferro in guanto di velluto”. «Io cerco di essere onesta. Inutile inseguire dei sogni senza avere le carte in regola per realizzarli. E spiego sempre il perché dei miei giudizi. Oggi va di moda dire “Mi sei, o non mi sei, arrivato”. Ma che vuol dire? Arrivato dove? Bisogna dare delle motivazioni concrete. Anche se arrivano dei grandi schiaffoni, perché se si vuole fare questo mestiere è necessario abituarsi a prenderli».

Lei ne ha presi tanti?
«Eccome! Fin da piccola. In seconda elementare la maestra, senza neanche conoscermi, mi disse: “Pavone, tu non combinerai mai niente nella vita”».

Un duro colpo per una bambina...
«Davanti a offese e giudizi negativi io ho sempre fatto spallucce. L’autostima non mi è mai mancata e questo non significa essere presuntuosi, ma amarsi. Quante volte mi hanno preso in giro dandomi della “nana”? Beh, se essendo alta 1 metro e 53 centimetri ho venduto 50 milioni di dischi nel mondo, chissà quanti ne sarebbero stati se fossi 1 metro e 80! Senza contare che la nana ha sposato un bellissimo uomo...».

Fu criticata molto anche per la sua storia con Teddy Reno.
«Ero innamoratissima. Sapevo che se avessi perso quel treno, avrei perduto una parte di me. Ma gli attacchi furono feroci, per la differenza di età (lui ha 19 anni più di lei, ndr) e perché era stato sposato. E dal momento che era il mio manager, arrivarono a insinuare che la nostra storia fosse una messinscena per far parlare di me e vincere il "Cantagiro". Neanche fosse stato l’Oscar (ride)».

Come ha superato tutte le critiche?
«Devo dire grazie a Giulietta Masina. Eravamo sul set del film "Non stuzzicate la zanzara". In una pausa stavo leggendo delle cose orrende su me e Teddy e lei mi sorprese mentre piangevo. Si avvicinò, prese il giornale e mi disse: “Domani questo servirà solo a incartare il pesce”. Giulietta mi ha fatto aprire gli occhi. Da quel momento me ne sono infiaschiata di tutto e di tutti. Ho fatto la scelta giusta. Ho dato e ricevuto un amore immenso e avuto una carriera stupenda».

Una carriera per cui deve tanto a Gian Burrasca.
«E pensare che non lo volevo fare. Avevo 19 anni, ero agli inizi, il mio sogno era cantare. Non sopportavo l’idea di essere cantante, attrice e pure... maschio!».

E torniamo alla paura del giudizio...
«Mi sembrava di rinunciare alla mia femminilità. Poi la regista Lina Wertmüller mi suggerì di studiare Katharine Hepburn in "Il diavolo è femmina", dove si fa passare per un uomo. Ho avuto una fulminazione: recitare è solo indossare un abito e poi toglierlo. E così è nato Gian Burrasca, un ragazzino tutto pepe dentro il quale si nascondeva una Lolita pura, carica di ormoni: Rita!».

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