“Tali e quali”, Carlo Conti: «I più grandi imitatori sono le persone comuni»

Il conduttore torna con la versione senza star del suo show più amato. Ma intanto ci parla di amicizia, Sanremo e non solo...

Carlo Conti
8 Gennaio 2022 alle 08:08

L’esperimento Carlo Conti lo aveva già fatto nel 2019. Una sola puntata, le vocali finali che cambiano e fanno diventare il titolo “Tali e quali”, e le persone comuni al posto dei vip. In prima serata su Rai1, da sabato 8 gennaio.

Carlo, “Tali e quali” andò bene.
«È vero. Lo “spin-off”, come lo chiamano quelli bravi, era piaciuto al pubblico».

E ora torna con una edizione più corposa: quattro puntate.
«Ci sono tante persone che a casa si sbizzarriscono con le imitazioni e ci mandano dei video esilaranti».

Chi si è proposto?
«Sono persone che nella vita fanno tutt’altro mestiere: operai, medici, camerieri, infermieri... Ma sono dei fuoriclasse delle imitazioni».

Quanti provini avete fatto?
«Più di 200».

Gli artisti più imitati?
«Soprattutto italiani: Gianna Nannini, Renato Zero, Ligabue, Vasco Rossi...».

L’imitazione più strampalata?
«C’era un signore che ogni settimana ci mandava un’imitazione improbabile. Incassava la risposta negativa ma non demordeva: ce ne avrà proposte una ventina! Mi ha fatto molto ridere».

Si è presentato qualcuno “tale e quale” a lei?
«No (ride). Ma cercavamo solo cantanti...».

Quali sono le differenze principali tra le due versioni del programma?
«In “Tale e quale” i protagonisti sono sempre gli stessi 12, e ogni settimana preparano un personaggio. In “Tali e quali” invece ce ne sono 11 e cambiano tutte le settimane. Alla fine ci sarà un mini-torneo tra i vincitori delle puntate che si scontreranno con la vincitrice della prima edizione di due anni fa per decretare il vincitore assoluto».

Che cosa vincerà?
«La soddisfazione di aver vinto “Tali e quali”. Questo programma non va alla ricerca di talenti o di chissà quali occasioni, c’è solo l’emozione di esibirsi davanti al pubblico del sabato sera di Raiuno».

E per quanto riguarda la preparazione, come cambia?
«I “Tali e quali” arrivano un paio di giorni prima per lavorare con gli insegnanti di canto e le costumiste. Per quanto riguarda il trucco, non avendo il tempo per realizzare un calco del viso e per costruire le protesi, sarà un trucco più pittorico, con parrucche e qualche piccola protesi facile da adattare».

E la giuria?
«È la stessa: Loretta Goggi, Giorgio Panariello e Cristiano Malgioglio, più un quarto giudice che cambia ogni puntata, potrà essere il personaggio originale o il… “tale e quale”. I giudici saranno ancora più in difficoltà perché, mentre nella versione vip c’è una certa differenza tra l’uno e l’altro, qui sono tutti davvero molto bravi e le differenze sono minime. La giuria dovrebbe dare i voti con la virgola e i decimali».

Carlo, lei chi sa imitare?
«Una volta a Courmayeur, durante lo show del Capodanno di Raiuno, mi sono divertito a esibirmi con Gabriele Cirilli: lui imitava Pavarotti mentre io ho fatto Zucchero cantando “Miserere”. Nessuno ha capito che ero io. Poi siamo andati subito in pubblicità e mi sono cambiato. Io non l’ho mai detto e nessuno ha avuto il coraggio di dirmi nulla (ride). Non so se sia venuto bene bene bene o male male male...».

Il trio Conti, Panariello, Pieraccioni a chi potrebbe somigliare?
«Spero non alla Banda Bassotti (ride)! Forse a tre eterni Qui Quo Qua che non vogliono crescere... Ma se penso al mondo dello spettacolo allora direi ai Bee Gees, un po’ per l’epoca e un po’ perché alla fine io, Giorgio e Leonardo siamo fratelli».

Lei ama mascherarsi?
«No. Anche da bambino non mi è mai piaciuto granché il Carnevale. Sarà perché sono cresciuto dentro a un costume da sultano che ho avuto dai 5 agli 11 anni: a Carnevale ho sempre indossato quello. Avevo un turbante in testa, una giacchettina di fodera verde e un pantalone di fodera bianco. A 5, 6 anni andava anche bene, ma a 11 il sultano aveva i pantaloni corti (ride)».

Da ragazzo c’era qualcuno a cui si ispirava per l’immagine?
«In realtà ho sempre fatto di testa mia, tanto è vero che sono stato uno dei primi ad andare in tv senza cravatta. Avevo un abbigliamento elegante ma meno formale e classico. I capelli, quando c’erano, erano un po’ alla Lionel Richie e un po’ alla Michael Jackson: mi venivano in maniera naturale i riccioli “a girino”, più corti davanti e più lunghi dietro. Proprio come andavano di moda negli Anni 80. Anche gli occhiali: sceglievo quelli che mi piacevano e mi sembrava che fossero giusti per la mia faccia, non per seguire le mode del momento».

E dopo queste quattro puntate?
«Per fortuna ho già diversi titoli collaudati per la prima serata, ma a me piace anche sperimentare cose innovative. Stiamo lavorando su un nuovo format, da proporre in primavera, che riguarda le cover band».

Un talent show?
«Più che un talent show, sarà uno spettacolo dedicato alle cover band, che è un fenomeno fortissimo in Italia e nel mondo. Si parlerà quindi soprattutto di musica dal vivo».

E “Top Dieci”?
«In epoca di pandemia è andato molto bene e magari potremmo riproporlo in versione più completa, come non siamo riusciti a fare a causa delle restrizioni. Ora si potrebbe fare più ricco, con qualche elemento in più: il pubblico, il balletto, l’orchestra...».

Il Festival di Sanremo è alle porte, ad Amadeus cosa dice?
«Anche quest’anno ha un grandissimo cast. Gli auguro di completare, da buon interista, il “Triplete”: i presupposti per il suo terzo successo ci sono tutti».

Lei ha nostalgia di Sanremo?
«No. Ho fatto tre edizioni, una più bella dell’altra, che hanno segnato una ripartenza del Festival, con il lancio di tanti nuovi nomi che poi si sono affermati. Tutto sommato, mi tengo queste tre edizioni con gioia e va bene così. Ho già dato (ride)!».

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