Tancredi: «La popolarità mi fa ancora paura, ma grazie a “Amici” ho trovato il mio spazio di libertà»

È arrivato fino in semifinale. Ora è tempo di ascoltare il suo Ep “Iride”

14 Maggio 2021 alle 10:02

Il buon Tancredi, di “Amici” ne ha fatto una grande occasione di crescita, per liberarsi dalla zavorra di chi ha capito di voler fare musica senza però trovare in un primo momento la risposta del pubblico... o qualcuno che credesse in lui. Durante il Serale ha trovato il suo spazio di libertà, facendo affezionare il pubblico non solo alla sua voce, ma soprattutto alla sua personalità, tanto timida nel quotidiano quanto esplosiva sul palco. Il 14 maggio è arrivato “Iride”, il suo progetto discografico d'esordio, il primo passo verso il suo sogno: farci vivere nel suo mondo.

Com'è stato l'impatto dopo l'uscita dal talent?
«Beh, sono onesto, mi sono spaventato. Sto ancora cercando di metabolizzare la cosa. Ero pronto a farmi sentire, ma non pensavo che il mio nome potesse arrivare così lontano in così poco tempo. Sto vivendo dei momenti esaltanti e altri stranissimi. Imparerò, credo, a gestire tutto questo».

Sarai uno dei primi a fare i firmacopie dopo l'epidemia.
«Sì, lo faremo in totale sicurezza e mi sento privilegiato all'idea di poterlo fare dopo così tanto tempo».

Se non ci fossero ancora dei rischi, abbracceresti e baceresti tutti i fan?
«Beh... sì».

Cosa è significato per te entrare poco prima del serale?
«Molti pensano sia solo un vantaggio, in realtà è stato un gran problema, nel senso che se entri in un momento particolare, tutti i tuoi compagni di classe sono già molto amati e ti senti fuori posto. Ho fatto molta fatica a integrarmi in una situazione così tanto avviata e non solo nel programma, anche nella convivenza. Poi vanno preparate le esibizioni, tante... e io sono partito da zero, visto che di cover non avevo mai fatte prima. Una volta abituato al contesto, credo si sia visto, mi sono fatto valere».

Le barre inserite nelle cover di questo Serale hanno fatto discutere. Cosa rappresentavano per te?
«Una sfida, soprattutto. Amo sperimentare con la musica e entrare dentro brani non tuoi e famosissimi ti obbliga a coglierne l'essenza. In generale ogni opportunità di scrittura per me è preziosa. A volte è stata più dura, altre volte mi è venuto più naturale».

Nelle tue barre citi tantissimo gli anime, i cartoni giapponesi.
«Sì, ne sono un grande appassionato. Li guardava sempre mio fratello, io mi sono un po' accodato per caso. Sono partito da “Death Note” e da lì non mi sono più fermato. Uno dei miei anime preferiti è “Charlotte”, parla di ragazzi con particolari superpoteri».

Tra le tue citazioni c'è anche tanta arte e letteratura però. Il liceo classico l'hai più domato o l'hai più subito?
«Diciamo che non sono mai stato un grandissimo alunno. Come spesso capita a chi vuole fare musica, la scuola anche a me stava parecchio stretta. Sono riuscito a diplomarmi tra mille difficoltà, ma ho poi scoperto che quel bagaglio culturale, anche se è pieno di lacune, mi sta tornando utile».

Qual è la persona che ha creduto di più in te durante il percorso di Amici? Puoi anche dirmi più di una persona, se vuoi.
«Maria De Filippi, senza dubbio. Mi ha aiutando molto durante le mie crisi. Avevo dei momenti in cui non capivo quello che stavo facendo, se lo stavo facendo nel modo giusto. Maria mi ha capito al 300%».

Tu invece quando hai capito che volevi fare musica?
«L'esatto momento è stato quando con un mio amico, Amedeo, non volevo far altro che scrivere sulle sue basi musicali ogni volta che ci vedevamo. Ero in quarta liceo, era primavera: mi importava di fare solo quello. Ecco, in quel periodo ho capito che la musica non l'avrei mai mollata».

Questa sicurezza si scontra invece con le crisi che hai avuto. Sembrava avessi eretto un muro che ti ha reso molto enigmatico all'inizio.
«Non sapevo di poter valere davvero qualcosa, questa è la verità. In passato ho provato con costanza a farmi ascoltare da qualcuno. La musica però è un mondo competitivo, pieno di persone che hanno il tuo stesso desiderio e sono brave quanto te e più di te. Il non riscontro, l'essere ignorato per tanto tempo, mi aveva scoraggiato e reso insicuro».

Se non avessi fatto “Amici” avresti continuato a provarci.
«Sì, finché avrei potuto».

In cosa ci dobbiamo focalizzare ascoltando il tuo EP?
«Proprio sulla prima canzone, “Iride”. È un brano che parla in modo specifico della mia vita, delle mie esperienze. Ci sono dentro tante cose, piccole e grandi, che spiegano meglio chi sono».

Con chi hai legato di più durante il talent?
«Con Deddy, Sangiovanni e Aka. Però devo dire che con Aka il legame si è costruito ben prima e in modo più approfondito degli altri. Sono persone con le quali vorrei continuare a condividere l'amicizia e la musica».

Chi vincerà secondo te?
«Non lo so, davvero, più che altro non me la sento di escludere qualcuno dalla possibile vittoria. In cuor mio spero che possa essere un cantante però. Non vedo l'ora che arrivi il momento, voglio scoprire chi vincerà».

Sei entrato in sfida con Evandro. Cosa pensi di lui?
«Penso che appena ho un attimo di tempo lo voglio sentire, voglio parlare con lui. Ho grande stima della sua persona e del suo talento».

Ultima domanda: cosa ti rende felice oggi?
«Beh, tante cose in verità, tantissime cose. Mi ha reso felice rivedere la mia famiglia, rivedere i miei amici dopo tanto tempo, ad esempio. Mi ha reso felice capire che quello che ho vissuto negli ultimi mesi era sì una gara, ma è stata anche un'occasione per condividere un palco importante con persone che stimo. Dopo le prime settimane in cui ero spaventatissimo, mi sono liberato, mi sono sentito come a casa. Mi ha reso felice poter divertire con la mia musica durante il Serale, credo fosse palese guardandomi in tv: è una delle poche cose che dà un senso forte alla mia vita

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