“The Voice” non si ferma qui, adesso arrivano i bambini!

Antonella Clerici conduce venerdì 3 marzo la finale dei Senior e sabato 4 torna con la versione Kids: «Sono giovanissimi con un vero talento»

1 Marzo 2023 alle 08:18

Antonella Clerici alza la voce. Anzi, la raddoppia! Se venerdì 3 marzo la vedremo al timone della finale della terza stagione di “The Voice Senior”, la sera dopo, sabato 4, sarà ancora su Rai1 con “The Voice Kids”, nuovo talent che riprende le regole dell’appuntamento Senior e le applica ai bambini tra i 7 e i 14 anni.

Bella maratona, Antonella…
«E perché no? A me piace provare cose nuove! “The Voice Kids” per ora è un test, ma è molto carino. Faremo due puntate, una il 4 marzo dedicata alle selezioni e l’altra l’11, con la finale».

Colpisce il fatto di salutare i Senior venerdì e già la sera dopo ripartire con i ragazzini.
«È bello mettere a confronto queste due facce della vita. Vedremo giovanissimi che hanno un talento e una passione per il canto già molto evidenti e li coinvolgeremo in un grande gioco».

Se per i Kids, “The Voice” vuole essere un gioco, per i Senior s’è rivelato un appuntamento quasi più di emozioni che di musica. Se lo aspettava?
«Non così tanto, ma se fosse stato solo un programma di canzoni non l’avrei fatto. Vedendo le edizioni straniere, avevo intuito che i concorrenti non sarebbero venuti per trovare un contratto discografico o diventare famosi. Sentivo che avrebbero potuto cercare una rivincita, rendere omaggio a quella passione per la musica che non li ha mai abbandonati, anche nelle difficoltà che spezzano la vita».

Oggi, dunque, canzoni e cuore come si dividono il peso dello show?
«Per i coach conta la voce al 100%, perché loro non sanno quel che sappiamo io e il pubblico. Per noi, infatti, direi che il cuore pesa per il 70%: conosciamo che cos’ha vissuto quel certo concorrente. E tante volte mi dispiace che non “si giri” nessuno per una persona che so quanto lo meriterebbe».

In questi casi lei si lamenta con i coach?
«Sì, certo. Io rispetto la sofferenza altrui, quindi non vado a raccontare chissà cosa, ma so far capire che per me quella persona meritava di più».

Quando avete avuto l’idea di fare “The Voice Kids”?
«Io l’ho sempre avuta. Ho fatto per anni “Ti lascio una canzone” e conosco le potenzialità dei ragazzi. Negli otto anni trascorsi dalla fine di quello show sono cambiati sia il mondo sia i ragazzi, oggi molto più abituati ai social e a esibirsi. Quando ho sentito le voci dei nuovi concorrenti, sono rimasta senza parole. Sono talenti già evidenti. È chiaro che nelle “blind audition” qualcuno non verrà scelto, ma se il programma tornerà in futuro ho già l’idea di far rimanere comunque i ragazzi nel gruppo. Chi non è ancora pronto come solista, per esempio, potrebbe rimanere come corista».

I Kids avranno gli stessi coach dei Senior: avete dovuto istruirli su come trattare con i bambini?
«Non gli abbiamo detto niente. Del resto Clementino è un “bambino folle” e quindi è perfetto di suo; Gigi D’Alessio è padre e nonno, quindi è totalmente a suo agio; i Ricchi e Poveri sono sempre così dolci e affettuosi che già li chiamiamo gli “Angeli”; Loredana Bertè sta facendo venir fuori un’indole da Fata Turchina, che va oltre il colore dei suoi capelli: è molto tenerona».

Si dice sempre che sia difficile lavorare con i bambini…
«Falso! I bambini si trovano subito bene tra loro, non sono competitivi e si divertono. È più difficile lavorare con certi genitori, che non capiscono che i figli devono prendere queste cose come un gioco e non come la loro “occasione della vita”».

Quale testimone passeranno i Senior ai Kids in questa staffetta?
«Vorrei che trasmettessero la passione per la musica e l’idea che la musica non ti abbandona mai. Quando io dico “Viva la vita!”, infatti, intendo anche “Viva la musica!”: è vita lei stessa».

Tantissimi figli diranno ai genitori: «Voglio andare a “The Voice Kids”». Ci lasci un consiglio per entrambi…
«Ai grandi direi di non forzare i piccoli alla competizione: dev’essere un gioco. E va tutto bene anche se non si passa il turno, perché un “no” aiuta a crescere. Ai piccoli direi di non pensare a diventare famosi: quel che conta è divertirsi. E la musica ti aiuta a farlo per tutta la vita».

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