Ha suscitato grande affetto nel pubblico, come grande clamore ha sollevato la sua eliminazione sabato 3 aprile
Tommaso Stanzani ha festeggiato 19 anni lo scorso 21 marzo dentro la casetta dove alloggiano gli allievi di “Amici”. Prima di partecipare al programma di Maria De Filippi dedicato ai giovani talenti del canto e della danza, ha vissuto gran parte della vita a Sant'Agata Bolognese, comune emiliano tra Bologna e Modena, dove è cresciuto a pane e pattini a rotelle, secondo la migliore tradizione di famiglia. Cordiale, concentrato, volenteroso e soprattutto sorridente, così Tommaso è apparso in tv in quattro mesi di appuntamenti quotidiani, suscitando grande affetto nel pubblico, come grande clamore ha sollevato la sua eliminazione da “Amici” nella puntata di sabato 3 aprile.
Tommaso, che sensazione ti fa essere fuori da “Amici”?
«Subito dopo l'eliminazione ho avuto paura. All'interno del programma sapevo bene cosa fare, avevo gli insegnanti che mi seguivano tutti i giorni, dentro la casetta mi trovavo bene con tutti i compagni. Vivevo in questa “bolla” e mi sentivo protetto. Poi, passata la paura, c'è stata la voglia di continuare a studiare e a ballare».
Sei stato travolto dal mondo esterno?
«All'interno non mi rendevo conto di ciò che succedeva fuori. Appena uscito ho ricevuto tantissimi messaggi, il mio profilo Instagram è impazzito: prima di “Amici” avevo sì e no duemila followers, ora sono più di 350 mila. Credo siano aumentati di 200 mila proprio la sera in cui sono stato eliminato».
Ti aspettavi tanto affetto?
«Mi ha fatto piacere sapere che c'è così tanto supporto, vuol dire che ho lasciato qualcosa, a livello di danza o come persona, non riesco a capire».
Tu sei stato un campione del pattinaggio artistico.
«Ho iniziato a pattinare a tre anni. I miei genitori, Roberto Stanzani e Barbara Calzolari, sono ex pattinatori, poi diventati insegnanti di pattinaggio. Ricordo che in casa c'era un dvd con tanti video delle loro gare e da piccolo passavo le giornate a vederli pattinare».
Una famiglia di pattinatori.
«Mio fratello maggiore, Leonardo, anche lui ha pattinato, poi ha smesso e ora fa il calciatore del Bologna, quest'anno è al Pontedera. Siamo una famiglia di sportivi, oltre al pattinaggio io ho fatto nuoto e ginnastica artistica».
Tua mamma è stata la coreografa delle tue esibizioni.
«Da piccolo era anche la mia insegnante, lei si occupa di gruppi sincronizzati, poi a sette anni sono andato ad allenarmi in un'altra polisportiva con Annalisa Marelli. La mamma ha continuato a fare le coreografie di tutti i miei pezzi, ricordo a 13 -14 anni, un'età di ribellione, le litigate che facevamo per le coreografie».
Perché litigavate?
«A volte nel pattinaggio mi sono sentito limitato. A livello agonistico per vincere bisogna fare gli elementi tecnici, a me, invece, è sempre piaciuto il lato artistico del pattinaggio, l'espressione, invece mi dicevano: “Meno interpretazione e più tecnica”».
Cosa ti piaceva del pattinaggio?
«Le esibizioni dove non c'è un punteggio e sei libero di fare quello che vuoi. Mi piacevano le coreografie che raccontavano una storia con delle musiche particolari».
Poi cosa è successo?
«Tre anni fa l'insegnante di pattinaggio mi consigliò di iscrivermi a danza per migliorare il movimento, facevo un'ora a settimana di danza moderna, non era molto, ma quel poco mi ha trasmesso la passione. L'insegnante di danza notò qualcosa in me e mi consigliò uno stage con Matteo Addino che mi offrì una borsa di studio alla Naima Academy di Genova».
I tuoi come hanno preso questo cambio di rotta?
«Ci fu un grande litigata in famiglia, io volevo smettere di pattinare, mamma voleva che finissi l'anno visto che io e la mia partner eravamo campioni europei da due anni, mio padre, invece, non voleva che mi trasferissi, a lui piace la famiglia unita e stare tutti insieme, del resto io avevo solo 15 anni. Poi con l'appoggio della nonna materna sono riuscito a convincerli. Il primo anno a Genova facevo danza e pattinaggio insieme, tornavo a casa una volta al mese e pattinavo furiosamente».
Ora cosa dicono?
«Fino a poco tempo fa diventare un ballerino era solo una mia fantasia. I miei genitori non erano contrari alla danza, ma non conoscendo l'ambito hanno sempre avuto paura che non fossi bravo. Invece entrando ad “Amici” ho dimostrato loro che avrei potuto fare qualcosa Anzi, ogni settimana, vedendo le coreografie che facevo, erano molto contenti e mi dicevano: “Non vediamo l'ora di vederti sabato prossimo”».
“Amici” come è arrivato?
«Quando ho iniziato a fare danza, tre anni fa, ho cominciato a vedere “Amici” in tv e mi sono detto: “Adesso inizio a studiare e poi vado ad Amici per migliorare”, questo era l'obiettivo».
Obbiettivo raggiunto.
«Il primo casting l'ho fatto un anno fa, a 17 anni, avevo studiato danza solo un anno e mezzo. Se quest'anno ero acerbo, figurarsi l'anno scorso! Infatti non sono stato preso, ed è stata la mia fortuna».
Hai continuato a studiare e ti sei ripresentato con una coreografia sul brano “Tikibombom” di Levante .
«La coreografia l'ha messa a punto il mio maestro Matteo Addino, la musica l'abbiamo scelta insieme, avevo sentito il pezzo a “Sanremo” e mi piaceva il testo, parlava degli emarginati, delle persone diverse, io non sono mai stato il classico ragazzo, sono sempre stato un po' particolare, sempre con la testa fra le nuvole, sempre con il sorriso».
Hai convinto la maestra Alessandra Celentano, la più esigente e severa.
«Quando ho fatto il casting iniziale per me sarebbe stato un onore lavorare con qualsiasi professoressa, la maestra Celentano non aveva ancora assegnato nessun banco perché non era soddisfatta del livello di danza e io non ero il ballerino tipico, quello che rientra nei suoi canoni».
Però ti ha scelto.
«Sono stato la sua scommessa. Lei ha sempre capito che a me mancava lo studio e ha sempre preteso tanto. Le lezioni private da 45 minuti l'ha raddoppiate a 90 minuti. La mattina facevo lezione di classico da solo, ho dovuto ricominciare dai fondamentali che si fanno da bambini, da come si sta alla sbarra».
Di te ha detto: «Tommaso gareggiava, sa cosa vuol dire un lavoro professionale. Il carattere è fondamentale. No cervello, no danza».
«La prima volta che si è presentata a lezione aveva una maglia con scritto: “No cervello no danza”, è stata la prima frase che mi ha detto. E poi: “Il banco come te l'ho dato te lo posso togliere”. Ma io non sono uno che si abbatte, anzi, non mi pesava allenarmi, avrei potuto fare otto ore di seguito. Quando facevo pattinaggio ero in pista dalle tre del pomeriggio alle nove di sera in silenzio».
In questi mesi hai sempre mantenuto il sorriso.
«Vedevo che molti compagni si appoggiavano alla mia solarità, allora quando avevo momenti difficili andavo in bagno a piangere da solo, finché Sangiovanni mi ha detto: “Ma perché vai in bagno? Parla con noi, ti aiutiamo”. Comunque ho tentato sempre di vivere questa esperienza con il sorriso. In fondo stavo facendo una cosa che mi piaceva tanto».
L'unica volta che hai pianto pubblicamente è stata quando ti hanno eliminato.
«Io sono una testa dura e non voglio piangere in pubblico, mi trattenevo anche in studio, ma poi Enula è venuta ad abbracciarmi e lì sono scoppiato a piangere come un bambino, a singhiozzoni, con il microfono che rimbombava, tutti si sono alzati in piedi e i compagni sono venuti ad abbracciarmi».
Ti è dispiaciuto uscire?
«Capisco che “Amici” è un gioco e per forza qualcuno deve uscire. Forse io ero quello che piaceva un po' meno ai giudici, sicuramente sono l'unico concorrente che non ha vinto una sfida! Però mi hanno fatto molto piacere le belle parole di tutti e anche della maestra Lorella Cuccarini che ha sempre detto che in me vedeva un talento e ha sempre espresso stima nei miei confronti».
C'è qualcosa che avresti potuto fare diversamente?
«Non ho rimpianti. L'unica cosa, lo dico senza peccare di presunzione, avrei dovuto credere più in me stesso, mi sono accorto che mi sottovalutavo».
Hai già ricevuto proposte professionali?
«Ho avuto una bella proposta dal coreografo Michele Merola, mi ha offerto una borsa di studio per un corso di perfezionamento a Reggio Emilia, con coreografi di diverse compagnie».
Dove ti vedi fra dieci anni?
«Per ora voglio ballare finché posso, a teatro con le compagnie di danza contemporanea o anche in televisione. Non è detto che una cosa escluda l'altra. Poi magari, nella vita non si sa mai, tra un po' di anni mi viene voglia di cantare e lì sarà più difficile convincere i miei genitori visto che sono stonato…».
Chi vincerà “Amici”?
«Quest'anno è una bella scommessa, perché è tutto talmente inaspettato. Secondo me Giulia, lo spero per lei. Nel canto direi Sangiovanni, è bravo e ci sono tante ragazzine che stravedono per lui. Mi sarebbe piaciuto anche Enula, ha una voce che mi incanta».