Toto Cutugno, coach di “Ora o mai più”: «Se si fa un Sanremo over io ci sto»

Dopo la trasmissione di Raiuno condotta da Amadeus non si ferma: «Ho un nuovo disco, tanta voglia di stare in tv e...»

Toto Cutugno  Credit: © Massimo Sestini
1 Marzo 2019 alle 16:54

Siamo agli sgoccioli: sabato 2 marzo c’è la puntata finale di “Ora o mai più”. Il programma di Raiuno coprodotto da Ballandi Multimedia e condotto da Amadeus ha dato una seconda possibilità a otto cantanti che avevano subito una battuta d’arresto nella loro carriera. «Per me è stato bello dare una mano a questi artisti finiti nel dimenticatoio» confida Toto Cutugno, insegnante di Annalisa Minetti e vera e propria rivelazione dello show.

Da giudice non le ha certo mandate a dire. Neanche agli ospiti di rilievo: non si è fatto remore a sottolineare che un’esibizione di Patty Pravo non era perfetta. E ha suggerito a Gigi D’Alessio, già da tempo conduttore di varie trasmissioni, di fare televisione. Ma la classe di Toto riesce a trasformare persino le gaffe in divertimento.

Le è piaciuto fare il coach?
«La parola coach non mi piace. Usiamo troppo l’inglese, noi siamo italiani! Però sì, mi sono divertito».

Lo rifarebbe nella prossima edizione?
«Penso di sì. Perché questi ragazzi, i concorrenti, mi fanno molta tenerezza. E hanno bisogno di essere incoraggiati con dolcezza».

Dopo il programma la sua allieva Annalisa Minetti avrà più successo?
«Annalisa è il mio cucciolo. Credo però che non abbia avuto quel che meritava davvero. Soprattutto il televoto si è rivelato una delusione. Forse è stata penalizzata dal pubblico a casa perché c’ero io? E chi lo sa. Ma io sto al gioco».

Secondo lei è vero, come hanno detto spesso in giuria, che la Minetti “strilla” quando canta?
«Non sono d’accordo. Sì, è vero che magari quando va in alto con la voce si capiscono poco le parole. Ma avercene in giro di cantanti brave come Annalisa...».

Chi ha fatto il percorso migliore tra i concorrenti?
«Silvia Salemi, ma anche Paolo Vallesi e Jessica Morlacchi. Tutti e tre con il disco giusto potrebbero sfondare di nuovo».

Con quale giudice si è trovato più a suo agio?
«Con tutti, persino con la Rettore, che mi fa morir dal ridere anche se ci litigo. Ma sempre bonariamente, sia chiaro».

Non è che lei è troppo buono?
«Perché ho dato troppi 10 nei voti? Ma no. Semmai dico troppe parolacce. Che ci posso fare? Mi scappano. Devo stare più attento, cacchio» (ride).

Ma lei per che cosa si meriterebbe un bel 10?
«Io merito zero in ipocrisia, perché non ce la faccio a non dire quello che penso. Invece mi do 10 in lealtà. A mio figlio Nico, che ha 29 anni, ho sempre insegnato a vivere così, senza mancare di rispetto a nessuno».

E suo figlio cosa le ha insegnato?
«A essere sincero. Se mento Nico si arrabbia. Ma a me piacciono molto le bugie».

Le sue canzoni sono inni del nostro spirito nazional-popolare e lei è stato l’ultimo italiano che ha vinto l’Eurovision Song Contest nel 1990.
«Mi sarei meritato la copertina di Sorrisi, ma allora non arrivò. All’epoca forse non si dava la stessa importanza di oggi alla manifestazione».

Mahmood ha buone chance di vincere a Tel Aviv a maggio?
«Secondo me sì, all’Eurovision in Israele “spaccherà” perché “Soldi” è una canzone internazionale. E con quella frase in arabo è ancora più forte. Io tifo per lui anche perché mi ha commosso vedere un video in cui lui canta “L’italiano”, la mia canzone, per dimostrare che è un italiano vero. Un modo tenero di azzittire le polemiche e pensare solo alla musica, al futuro».

A questo proposito, è vero che sta lavorando al suo nuovo album?
«In realtà il mio nuovo disco è pronto da sei mesi. Ma sto pensando a quando farlo uscire. C’è anche un pezzo dedicato a Kira, il mio cane, che è stato un fedele compagno di vita per 14 anni. Ho registrato il suo “bau bau” mentre lo rimproveravo e la canzone inizia proprio così, con la sua “voce”. Non mi ci faccia pensare, altrimenti mi metto a piangere. I cagnolini hanno bisogno di poco, un po’ di cibo, un po’ di coccole, ma in cambio ci danno tanto affetto, tantissimo».

Dica la verità, le piacerebbe un suo show celebrativo in tv, come quello di Al Bano su Canale 5?
«L’ho già fatto. In Russia, però. A Mosca la tv ha ripreso due serate in cui 24 grandi cantanti russi hanno cantato in italiano i miei successi. Qui in Italia lo farei se venissero gli artisti per cui ho scritto pezzi celebri: Celentano, la Vanoni, Leali, Marcella Bella e Luis Miguel che lanciai con “Noi, ragazzi di oggi” nel 1985».

All’estero la amano di più?
«Sì, io penso di sì. E lo dico con dispiacere. Gli italiani si sono dimenticati di me. Anche per questo sono tornato in tv a “Ora o mai più”. La televisione mi fa bene».

Non dica così: per gli italiani Toto Cutugno è una certezza, un’istituzione.
«Me lo auguro, perché io voglio bene al pubblico».

Lei ha partecipato a 15 Sanremo. L’anno prossimo sarà l’edizione numero 70 del Festival. Se le proponessero di fare il direttore artistico, accetterebbe?
«Senza condurre sì, lo farei. Mi piacerebbe un Sanremo come negli Anni 80, quando le canzoni rimanevano. Oggi si consumano in fretta, forse perché i gusti degli italiani sono cambiati».

Dopo il duetto con Belen Rodriguez al Festival nel 2010 con “Aeroplani”, un duetto con Cristina D’Avena in una sigla di cartoni animati la divertirebbe?
«Cristina D’Avena non la conosco personalmente, ma cantare una canzone per bambini mi piacerebbe molto».

Oltre a “Sanremo Young”, non sarebbe bello pensare a un “Sanremo over”?
«Over 65, però, così potrei partecipare anch’io. Sarebbe stupendo».

Scusaci Toto, questa è la tua copertina!

La copertina di fantasia che abbiamo creato per Toto Cutugno, che vinse l’Eurovision Song Contest (allora in Italia tutti lo chiamavano “Eurofestival“) con la canzone “Insieme: 1992”. Era il maggio del 1990, l’anno dei Mondiali di Totò Schillaci e dell’Oscar a Giuseppe Tornatore
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