Torna il 22 marzo dopo un anno di sospensione «The Voice of Italy», il talent musicale di Raidue. Torna con vari cambiamenti, che vi spieghiamo meglio qui sotto: meno puntate, cambio di conduttore (Costantino della Gherardesca) e tre nuovi coach.
Accanto a J-Ax infatti debuttano sulle sedie rosse dei capisquadra Al Bano, Francesco Renga e Cristina Scabbia, la cantante del gruppo metal Lacuna Coil.
Resta inalterata la caratteristica principale dello show: i quattro coach scelgono i cantanti mentre sono girati di spalle e quindi ascoltano «la voce» dei concorrenti senza vedere a chi appartiene. Gli autori del programma, prodotto da Talpa Italia, hanno cominciato a lavorare alla nuova formula a fine novembre, iniziando anche a selezionare le migliaia di richieste di partecipazione fino ad arrivare al centinaio di aspiranti cantanti che si esibiranno in studio. Chi sarà «la voce» d’Italia? La risposta arriverà tra un paio di mesi.
Tre grandi novità in questa stagione
• IL CONDUTTORE: Costantino della Gherardesca, secondo l’autore Chicco Sfondrini, «unisce fantasia e modernità, ironia ed empatia: con lui non c’è mai nulla di scontato». Suo il compito di accogliere dietro le quinte i familiari e i talenti.
• I COACH: A parte J-Ax (che ha già partecipato nel 2014 e nel 2015) gli altri tre sono al debutto come coach. «Al Bano è la tradizione italiana con insospettabili slanci verso la modernità. Renga è il rocker addolcito nel pop ed è uno che dice sempre quello che pensa. Cristina Scabbia è una rockstar, da noi meno conosciuta, ma all’estero la adorano» spiega Sfondrini.
• LA GARA: Ci saranno otto puntate. Le prime quattro sono dedicate alle «Blind auditions», le audizioni «al buio» di un centinaio di talenti che i coach scelgono voltando loro le spalle. Al termine ogni coach avrà formato una squadra di 12 talenti che nelle successive due puntate dovranno ridursi a quattro e infine a un solo rappresentante per squadra. Nell’ottava puntata, trasmessa in diretta, i quattro talenti rimasti si sfideranno dal vivo: toccherà al pubblico da casa decretare il vincitore.
I giudici
Al bano: «non voglio imitatori»
Al Bano, perché ha accettato di fare questo programma? «Mi sembrava nuovo e interessante per la mia carriera. Lo hanno fatto Raffaella Carrà, Roby Facchinetti, Riccardo Cocciante. Si sono pure divertiti, perché non io?».
Sulla poltrona del giudice che sensazione si prova? «È un gioco, è come quando a Disneyland ti siedi su quelle poltrone che girano... La differenza è che devi stare attento all’uso che ne fai, sei costretto a ferire qualche anima».
Per scegliere un cantante ci vuole più orecchio o più cuore? «Devono andare di pari passo. Se c’è chi ti trasmette qualcosa, nel cuore succede un piccolo subbuglio. L’orecchio non basta».
Quali voci cerca? «Voci che assomiglino a loro stesse, che non ricordino le altre. Non c’è peggior cosa di quando arriva un “imitatore”».
Come convincerà un cantante a venire nella sua squadra? «In base alla sua sensibilità. Per fortuna noi coach rappresentiamo quattro mondi musicali diversissimi».
Proviamo: «Vieni da me perché...» «Perché ho un bel po’ di esperienza alle spalle, potremo fare qualcosa di bello».
Il «no» più doloroso che lei ha ricevuto? «L’eliminazione dell’anno scorso a Sanremo non è stata piacevole. Però devi saper accettare anche la sconfitta».
Tra una registrazione e l’altra cosa fa? «Vado a casa, sto con mia madre, preparo il mio tour di sei date in Germania. Non sto mai fermo. Più lavoro, meglio mi sento».
Cristina scabbia: «mi fido del cuore»
Cristina, perché ha accettato di fare questo show? «Per fare qualcosa di diverso. Una trasmissione del genere, il mondo dei talent, è quanto di più lontano da me. Per questo volevo vederlo dall’interno».
La tv la rende buona o cattiva? «Mi fa sembrare un po’ più pettinata, nel vero senso della parola! Il trucco e il look sono più curati. Io andrei in felpa e scarpe da tennis. Ma non cambia niente nel mio giudizio».
Per scegliere un cantante ci vuole orecchio o cuore? «Il cuore è sempre in prima fila. Mi sono sempre fidata delle mie sensazioni in tutte le cose che ho fatto nella vita».
Che voce cerca? «Una voce che sappia emozionarmi, riconoscibile, non importa che stoni».
Come convincerà un cantante a venire nella sua squadra? «Io propongo un lavoro ben preciso, cantando in inglese posso aiutare sulla pronuncia e sul “feeling” del pezzo».
Quale voce avrebbe voluto scoprire? «Sia, ha una voce talmente strana, particolare e unica: è una delle mie preferite in assoluto».
Quanto si considera battagliera? «Il rock e il metal sono prettamente dominati dai maschi e io mi sono dovuta fare largo e sgomitare per far vedere che valevo».
Un «no» doloroso? «Ci sono state collaborazioni a cui ho detto “no” perché ero occupata. Mi è spiaciuto rinunciare a una canzone con Elio e le Storie Tese».
J-AX: «Quello che cerco è lo stile»
J-Ax, perché ha accettato di tornare a fare «The Voice»? «Mi mancava. È un programma che fa stare insieme, non è solo per “fighetti” o per ragazzini, ma unisce le famiglie».
Sarà più coach o più giudice? «Sarò più allenatore, direi. Poi c’è sempre quella spiacevole parte dove sei tu a dover eliminare. D’altronde è questa la responsabilità che ci siamo assunti».
La tv la rende buono o cattivo? «Più buono. Bisogna dimenticarsi delle telecamere perché a volte si può fare l’errore di compiacere il pubblico».
Quale voce cerca? «Quella con una particolarità, con una timbrica diversa, non il super-preciso, ma un cantante con stile. E quest’anno si è presentato un rapper con la “erre” maiuscola!».
Cosa dirà a un cantante per farlo venire con lei? «Sono brutto, non so cantare e ce l’ho fatta. Pensa cosa potrei fare con te».
Quale voce avrebbe voluto scoprire? «Lady Gaga. Ha tutto quello che cerco: le piace sperimentare, è una matta e non segue le tendenze».
Nella sua carriera ha avuto molti «no»? «All’inizio è stata una sequela di “no”, infatti negli Anni 90 abbiamo cominciato da indipendenti».
Lei è un tipo battagliero? «Non sono uno che partecipa a tutte le gare, ma quelle che faccio... cerco di vincerle».
Tra una puntata e l’altra cosa fa? «Sto preparando lo show del 1° giugno a San Siro con Fedez».
Francesco Renga: «Viva la sincerità»
Francesco, perché ha accettato di fare «The Voice»? «Perché è divertente, interessante e curioso. Io mi metto sempre dall’altra parte, quella dei concorrenti: alla loro età lo avrei fatto».
La tv la rende diverso? «No, si è instaurato un clima talmente complice e gioviale che non me ne curo».
Sarà più coach o più giudice? «Voglio essere un coach esigente, ma non intransigente, mettere a disposizione la mia esperienza, la mia storia e i miei studi».
Sulla poltrona del giudice cosa prova? «È come degustare un vino da bendato, devi cogliere l’essenza della voce».
Quale voce cerca? «Ho con me il pupazzo di un drago a due teste, lo uso come metafora: può sputare fuoco o bolle di sapone. A me interessa chi ha il “fuoco sacro”».
Come convincerà un cantante a venire nella sua squadra? «Con la sincerità: dico a tutti quello che penso e che cosa li aspetta in termini di sacrificio e impegno».
Proviamo: «Vieni da me perché...»? «Perché devi dimenticarti quello che hai studiato, il canto non si ferma alla tecnica».
Lei quanto è battagliero? «Chi fa questo mestiere lo deve essere per forza. Devi avere voglia di arrivare ed enorme spirito di sacrificio. Però sono corretto».
Il «no» più doloroso ricevuto in carriera? «Non me lo ricordo... tendo a dimenticare».
Così il nuovo coach del talent musicale di Raidue: «A me interessa chi ha il fuoco sacro. La voce deve servire per comunicare il talento, è un dono, ma se ti ci siedi sopra e pensi di essere arrivato non va bene»
Così il nuovo coach del talent musicale di Raidue: «Una trasmissione di questo tipo, questo mondo dei talent, è quanto di più lontano da me. Volevo vederlo dall'interno»
Così il coach del talent musicale di Raidue: «“The Voice” mi mancava, quando ho lasciato c'erano delle cose che non mi andavano bene, ma nel frattempo c'è stata una piccola rivoluzione e ora sono contento di essere di nuovo qui»
Così il nuovo coach del talent musicale di Raidue: «Mi sembrava interessante per la mia carriera. Lo hanno fatto Raffaella Carrà, Roby Facchinetti, Riccardo Cocciante, e si sono pure divertiti, perché non io?»