Romina Power: «La mia felicità? Pittura e… cani!»

La cantante e attrice ci racconta la sua estate, le sue passioni e il suo ruolo (a sorpresa) in un film con Bradley Cooper

Romina Power
31 Agosto 2020 alle 17:31

Era l’estate del 1969, l’ultima di quelle estati dei favolosi Anni 60 che oggi, nei giorni complicati e incerti in cui viviamo, ricordiamo con ancora più nostalgia. Era l’estate in cui l’Italia abbracciò una nuova cantante di successo portandola alla vittoria nella sezione “Disco verde”, quella per i giovani, del Festivalbar. Si chiamava Romina Power, aveva 17 anni e cantava “Acqua di mare”. E di queste estati così diverse, e di tanto altro, Sorrisi ha voluto parlare proprio con lei.

Romina, che cosa ricorda della gioia vissuta grazie al successo di “Acqua di mare”?
«Gioia? Ho passato l’estate del 1969 a letto. Avevo preso l’epatite virale dopo un viaggio in Iran. Mi arrivavano gli echi del successo, ma dalla mia finestra, a Roma, vedevo solo un cortile fiorito, scrivevo poesie e componevo canzoni alla chitarra».

Anche l’estate del 2020 è complicata…
«Per me è dolceamara. Amara, perché da poco mia sorella Taryn ha lasciato il corpo e mi manca molto, perché era anche la mia migliore amica. Dolce, perché mio figlio Yari si è fidanzato con un angelo, Thea, e insieme fanno una musica divina».

In queste settimane difficili, lei ha dedicato diversi post su Instagram agli animali come vittime “dimenticate” del coronavirus: quanti abbandoni e maltrattamenti per paura, per ignoranza…
«L’unica cosa che un animale può trasmettere è amore. Gli animali ci danno amore incondizionato, lealtà, spontaneità e non contraggono il virus. Anzi, durante il lockdown, fortunato chi aveva un cane!».

Durante la quarantena lei ha conquistato l’affetto di un nuovo cucciolo, Taquito…
«È il cane di mia figlia Romina, ma durante la quarantena si è attaccato molto a me, e io a lui! Insomma, si è un po’ “aggiunto” alla mia Daisy, a Cutie, uno yorkie trovato a Venice Beach (Los Angeles, ndr), e alla piccola Nala, un mix di chihuahua e Shih Tzu di un anno mezzo, che sono rimasti a casa in California».

Lei è cantante, attrice, regista, pittrice, scrittrice… Potrebbe mettere “in ordine” queste definizioni per darci il profilo d’artista che ritiene più adeguato a lei?
«Non mi autodefinisco: sono. Siamo su questa terra per esprimerci e progredire spiritualmente. Seguo la traiettoria della vita, il destino, il suo flusso che a volte mi spinge a esprimermi in un certo modo e a volte in un altro».

È entrata nel mondo dello spettacolo giovanissima, nel 1965, come attrice. Essendo figlia di due divi di Hollywood come Tyrone Power e Linda Christian, è stata una scelta vera o una scelta obbligata?
«L’estate del 1964 l’ho passata in un hotel fuori Roma, l’Helio Cabala, con mia madre, mia sorella Taryn, l’attore Edmund Purdom e le sue figlie. Noi ragazze avevamo organizzato un mini show e quando ballavamo si faceva il vuoto intorno. Una sera, dopo la nostra esibizione, si avvicina un signore e mi chiede: “Ti interessa fare del cinema?”. Cercavano una ragazza per un ruolo nel film “Ménage all’italiana” di Franco Indovina, con Ugo Tognazzi. Mi fecero delle foto, poi un provino, dopo di che mi offrirono la parte, più un contratto di sette anni. Mia madre accettò che facessi il film, ma senza quel contratto. Avevo 13 anni…».

Quest’anno è tornata sul set. La vedremo in “Nightmare Alley”, prossimo film del premio Oscar Guillermo del Toro e rifacimento di un classico di suo padre, il drammatico “La fiera delle illusioni” del 1947.
«In realtà non ho un ruolo: ho fatto una visita sul set. L’incontro con Guillermo del Toro è stato magico, come l’incontro tra due vecchi amici. Lui è un grande estimatore di mio padre e mi ha invitata sul set come “collegamento” con papà. Mi conosceva anche come cantante: lui è messicano e “Felicità” è arrivata anche in Centro America. Ero seduta accanto a lui e mi ha chiesto se volevo essere nella scena. Perché no?! Non capita tutti i giorni di trovarmi seduta di fronte alla mia attrice preferita, Cate Blanchett, e con Bradley Cooper (che nel film interpreta il ruolo che fu di Tyrone Power nel film del 1947, ndr) che ti sviene ai piedi!».

“Felicità” come “Ci sarà”, “Nostaglia canaglia”, “Sharazan”, “Cara terra mia”, “Libertà”… sono canzoni che hanno davvero fatto il giro del mondo. Quando le avete scelte e incise sentivate che avrebbero avuto questo successo?
«Le mie canzoni preferite sono altre… Penso a due miei album come “Ascolta, ti racconto di un amore…” o “Da lontano” in cui ho messo tutto il mio spirito e il mio cuore. Oppure ai primi dischi con Al Bano, “Atto I” e “1978”, dove c’era il nostro vero spirito».

Qual è la forza musicale che caratterizza Romina Power e Al Bano come duo?
«Trovo che il tono alto e acuto della voce di Al Bano si sposi bene con il mio tono di voce basso e caldo. L’unione crea un suono gradevole, armonioso».

E qual è l’alchimia che vi rende ancora così speciali sul palcoscenico?
«Non saprei. Forse è il fatto che ci piace cantare e comunicare con il pubblico attraverso la musica. E sul palcoscenico non ci divertiamo solo tra di noi, ma con tutto il gruppo: alcuni di loro sono con noi da 30 anni! Siamo tutti affiatati».¶

Che canzoni canta ai suoi nipoti?
«Ai miei figli cantavo ninne nanne anglosassoni; ai miei nipoti canto “Farfallina bella e bianca”».

Ha rammentato sua sorella Taryn. Quando pensa a lei, cosa ricorda?
«Ricordo soprattutto la sua forza nel seguire sempre e solo il suo cuore, il suo spirito guerriero per difendere i diritti umani e la dolcezza e la lealtà con cui è stata sempre dalla mia parte».

Ho visto diversi suoi quadri. Lei dipinge le figure umane quasi sempre di spalle. Come mai?
«Perché non voglio che un soggetto “posi” per me. Mi piace osservarlo ignaro della mia presenza».

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