Sara Simeoni e Jury Chechi: «Ormai siamo diventati una vera coppia Mondiale»

Abbiamo incontrato i due ex olimpionici che commentano su Rai1 il torneo che si svolge in Qatar

2 Dicembre 2022 alle 08:41

Ha cambiato nome, da “Il circolo degli Anelli” a “Il circolo dei Mondiali”; ha cambiato ambientazione, dalla frenetica Tokyo alle sabbie del Qatar; e ha cambiato persino sport, dalle discipline olimpiche al “dio pallone”. La ricetta, però, è rimasta immutata: leggerezza, commento tecnico e un cast che punta sulla simpatia di due ex atleti, Sara Simeoni, olimpionica del salto in alto, e Jury Chechi, il “Signore degli anelli” (quelli della ginnastica). Il cammino dei Mondiali è lungo un mese e noi abbiamo scambiato due chiacchiere con Sara e Jury pochi giorni dopo il loro debutto, anzi il loro ritorno.

Ma che cosa c’entrate voi due con il calcio?
Sara: «Appunto (ride). Per fortuna per parlare di calcio ci sono con noi gli addetti ai lavori che lo fanno con cognizione di causa. Noi due “cavoleggiamo”. Vediamo che cosa tiriamo fuori da qui alla fine».
Jury: «Infatti. Però, ho sempre pensato che si possa parlare di calcio anche in maniera leggera, senza per questo andare a togliere qualcosa a tutto quello che rappresenta. Molte volte sembra che il calcio sia qualcosa di intoccabile. Io invece credo che gli farebbe bene ritornare a una dimensione normale: dovremmo ricordarci che è uno sport, un gioco. E che il resto è importante, c’è, ma secondo me viene dopo».

Chi è il più esperto dei due?
Sara: «Sicuramente non sono esperta. Jury è uno che studia, è più attento a certe cose... Per la verità ho anche provato a imparare le regole, ma dopo un po’ ho mollato. Però sono stata allo stadio, anni fa, quando mi allenavo a Torino e il presidente della mia società era Giampiero Boniperti (ex presidente della Juventus, ndr). Allora capitava di incontrare i giocatori e di andare allo stadio: ho visto un derby, ho visto un Torino-Verona, però non è che segua assiduamente. Certo, se c’è in campo la Nazionale è un altro paio di maniche».
Jury: «È una bella lotta. Ho provato fin da bambino a cercare di diventare un tifoso, ma non ce l’ho fatta. Comunque seguo il calcio e naturalmente la Nazionale. Tutte, non solo quella calcistica».

So che Sara era tifosa del Chievo.
Sara: «Diciamo che quando il Verona era finito in B, era arrivata in Serie A questa squadra (oggi fallita, ndr), che ha pure gli stessi colori gialloblu: anche se non era l’Hellas, era pur sempre una squadra della mia città».

Bella rogna fare un programma sui Mondiali senza l’Italia.
Jury: «Inutile dire di no. Sarebbe stata un’altra cosa. L’unico vantaggio è che ci permette di parlare in maniera ancora più leggera del resto, perché quando c’è la Nazionale devi stare attento anche alle virgole, altrimenti rischi di urtare qualche suscettibilità. Mi dispiace che non ci sia, credo che sia grave non esserci qualificati per due edizioni consecutive. Tuttavia mi piace pensare che la gente segua un evento del genere per quello che rappresenta e non solo per la nostra Nazionale».

Questi Mondiali sono al centro di molte polemiche per le questioni relative al mancato rispetto di alcuni diritti civili in Qatar. Gli atleti avvertono certe tensioni?
Jury: «Si respirano, anche se poi ti concentri solo sulla gara. Credo, però, che sia sbagliato, per esempio, escludere gli atleti russi e bielorussi dalle competizioni internazionali. Pagano per cose di cui non hanno colpa. Il segnale va dato, ma è la concretezza quella che conta».
Sara: «Trovo giusto che si approfitti di un evento per sollevare alcune questioni. Mi chiedo, però, perché arrivare al giorno dell’inaugurazione per farlo, quando si sarebbe potuto iniziare un percorso partendo dal giorno dell’assegnazione. Se sai che ci sono delle difficoltà, devi controllare subito che il Paese organizzatore si comporti adeguatamente. Dopo sono bravi tutti a fare delle pur giustissime proteste e a mostrare quanto sono impegnati sui diritti. Si sarebbe dovuto lavorare di più per tempo».

Qual è stato il vostro Mondiale del cuore?
Sara: «Sicuramente quello del 1982. Ero a Formia (LT) ad allenarmi con mio marito Erminio, che era anche il mio allenatore. Lui era sempre molto ligio ai programmi, ma siccome c’erano i Mondiali mi faceva allenare a orari allucinanti, col sole a picco, perché poi doveva vedere le partite! Facevamo delle grigliate di pesce nel boschetto del centro federale e quando l’Italia vinceva andavamo a fare i caroselli in macchina con le bandiere. Non ci siamo fatti mancare niente».
Jury: «Anche per me l’82. Ero sempre a festeggiare, tutte le partite. È il Mondiale che ricordo con più affetto anche perché ero ragazzino e l’ho seguito in maniera molto sentimentale».

Ogni sera cominciate dopo le 22: pennichella al pomeriggio?
Sara: «E come si fa? Ci sono le partite da guardare!».
Jury: «Io normalmente vado a letto alle 22.30, ma con Sara e Alessandra De Stefano (direttrice di RaiSport e conduttrice del programma, ndr) di sicuro non mi addormento».

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