Sebastiano Somma: «Faccio cinema e teatro, ma ho nel cuore la tv»

L’indimenticabile protagonista di “Un caso di coscienza” è su Prime Video con "Lupo bianco", tratto da una storia vera

12 Maggio 2022 alle 08:30

«Quando la rivediamo in una fiction in televisione?». È questa la domanda che Sebastiano Somma si sente rivolgere più spesso dalle persone che lo incrociano per strada. «Sento un affetto commovente nei miei confronti» commenta l’attore, interprete, tra gli altri ruoli, dell’indimenticato avvocato Rocco Tasca nella serie “Un caso di coscienza”, un grande successo di Raiuno in onda tra il 2003 e il 2013. Sebastiano ormai da anni si dedica al teatro e al cinema. Ma in queste settimane lo possiamo ritrovare in tv su Prime Video, protagonista di “Lupo bianco” che ha vinto il premio come Miglior film sociale di una sezione collaterale alla Mostra di Venezia e che racconta la vera storia del maestro Carlo Olmo.

Sebastiano, come mai questo film?
«Per far conoscere il vissuto di un piccolo, grande eroe del nostro quotidiano. Un uomo che durante la pandemia ha dato un contributo importantissimo al reperimento di mascherine e dispositivi medici grazie al suo legame decennale con la comunità cinese. Il suo contributo ha salvato molte vite. E per questo è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella».

Ha conosciuto il vero Carlo Olmo?
«Certo! Tutto è cominciato con una serie di telefonate tra di noi, seguite dall’incontro sul set, dove lui è stato sempre presente. Ho conosciuto la sua storia tosta fatta di orfanotrofio, di sofferenza e poi di adozione fortunata da parte di un avvocato famoso che gli ha consentito di avere un futuro brillante, diventando lui stesso avvocato. Ho capito che desiderava che la sua vicenda venisse raccontata per mostrare che le sofferenze possono essere superate e possono servire ad aiutare gli altri».

Nelle scene in cui Olmo è in tribunale, lei si è rimesso la toga che ha vestito per anni con l’avvocato Rocco Tasca di “Un caso di coscienza”. Come è andata?
«È stata un’emozione forte, anzi violenta. È stato un momento bellissimo».

Si è sentito subito a suo agio con la toga?
«Mi sono venute fuori le migliaia di arringhe che ho fatto sul set nei tribunali di Trieste e di Sofia in Bulgaria: quanti ricordi! Cinque stagioni, un percorso di più di dieci di anni, un pezzo di vita importante. Rocco Tasca è un personaggio entrato fortemente dentro di me ma anche nell’immaginario collettivo. Ricordo che nella quarta stagione un tecnico della troupe mi venne a chiedere una consulenza legale... e non è una battuta (ride)».

Perché era credibile in quel ruolo.
«“Un caso di coscienza” ha aperto la strada del “legal drama” in Italia. Chissà che la direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati non abbia voglia di rimettere in piedi quella serie... io ci sono. Anzi, Rocco Tasca c’è!».

Le manca la televisione?
«All’inizio certo, ho sofferto per questo distacco, ma poi mi sono detto che la vita è così. E ho sempre continuato a fare il mio lavoro al cinema e in teatro. Pur essendo, è vero, molto legato alla televisione. Il pubblico mi dimostra tuttora grandissimo affetto e quando faccio i miei spettacoli teatrali le platee sono piene perché la gente ha ancora voglia di incontrarmi. Però tutti mi chiedono: “Quando la rivediamo in tv?”. E chissà che Sorrisi non apra uno spiraglio...».

Oltre a Carlo Olmo, lei ha interpretato anche il commissario Giovanni Palatucci: c’è più responsabilità nel mettere in scena personaggi reali?
«In entrambi i casi mi sono documentato, informato, poi ho raccontato la mia verità e l’ho fatto con il cuore e con la mia professione. Nel caso di Olmo, l’ho visto piangere più di una volta davanti ad alcune scene».

Olmo ha fondato un’accademia di arti marziali cinesi. Per l’occasione lei ha preso lezioni?
«Certo! Non si vede ma le ho prese (ride)».

Ha quasi sempre interpretato uomini di legge, eroi positivi...
«È vero. Ma pensi che a 26 anni, nel mio primo ruolo in uno sceneggiato tv, “Il boss” di Silverio Blasi, ero un sicario della mafia!».

Fu il suo debutto?
«No. Il mio primo film è stato al cinema, tre anni prima: “Un jeans e una maglietta” con Nino d’Angelo. Ora che ci penso sto per compiere 40 anni di carriera...».

In “Lupo bianco” recita con sua moglie Morgana Forcella, che interpreta Angela, la compagna del protagonista.
«Morgana è un’attrice molto brava, una donna tosta che approfondisce sempre molto il copione. Mi piace lavorare con lei perché mi dà sempre degli spunti interessanti».

Avete già lavorato insieme in teatro.
«Sì, e stiamo per ripartire con un nuovo spettacolo, “Vi presento Matilde Neruda”, di cui curo anche la regia. Io racconto Pablo Neruda e Morgana interpreta Matilde, la donna amata dal poeta, che ha ispirato le famose lettere riprese da Massimo Troisi nel film “Il postino”. Le musiche sono di Astor Piazzolla e sul palco ci sono dei musicisti, una cantante e due ballerini professionisti di tango. È un bello spettacolo, passionale e molto romantico».

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