“After Life 2”: il ritorno di Ricky Gervais su Netflix

Sono sei i nuovi episodi della serie scritta, diretta e interpretata dal comico britannico, in streaming dal 24 aprile

"After Life"
24 Aprile 2020 alle 12:22

La prima stagione di “After Life”, la serie scritta, diretta e interpretata da Ricky Gervais (“The Office”), comico inglese che ha fatto del cinismo e della misantropia più spietati il suo cavallo di battaglia, ci ha conquistati: una trama ben architettata, ben narrata, con personaggi azzeccati e la giusta dose di cattiveria che ci aspettiamo da Gervais. Tutto condito da una storia commovente, che solo sul finale sfocia in inaspettato buonismo. Sono sei le puntate della seconda stagione che il 24 aprile arrivano in streaming su Netflix

Inaspettato, perché mai avremmo pensato che Gervais potesse mettere un freno alla sua impietosa satira sul genere umano con una morale così tenera e positiva. Per questo ci auguravamo che, con la seconda stagione, “After Life” avrebbe recuperato terreno, tornando a dare in pasto ai fan del suo autore quella tanto amata attitudine alla provocazione che lo ha reso famoso.

Ritroviamo Ricky Gervais nei panni di Tony Johnson, vedovo che nella prima stagione valutava il suicidio in seguito alla morte della moglie. Intorno a lui ci sono ancora gli strampalati colleghi del giornale locale in cui lavora, il postino che non gli dà tregua, l'amica prostituta, la donna con cui si confida al cimitero, l’infermiera di cui si proibisce di essere innamorato che cura il padre malato di Alzheimer. Ci sono ancora i filmati della moglie da vedere e rivedere, con i ricordi che affiorano e non gli danno tregua.

Forse quello che ci aspettavamo da questa seconda stagione è che Gervais si staccasse almeno un po’ dal meccanismo con cui aveva improntato la prima per trovarne uno tutto suo. E invece lo replica modificando solo il fine, che non è più l’autodistruzione, ma diventa l’aiuto del prossimo. Tony vuole impegnarsi a fare del bene. “After Life 2” assume così connotati ancora più ottimisti, mettendo ulteriormente in secondo piano quella diabolica vena “alla Gervais” che c’è - come, tra le tante, nella scena in cui Tony va una lezione di meditazione - ma molto sgonfiata.

La seconda stagione di “After Life” allevia e conforta, più che far ridere per le cattiverie che propone. Non è un male, soprattutto di questi tempi, ma dal talentuoso creatore di “The Office” ci si aspettava qualcosa di più politicamente scorretto.

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