Ci siamo: dopo due anni di attesa, torna su Amazon Prime Video American Gods, la serie tratta dall'omonimo romanzo best seller di Neil Gaiman (edito in Italia da Mondadori). La seconda stagione sarà disponibile sulla piattaforma streaming da lunedì 11 marzo con un nuovo episodio a settimana, a meno di 24 ore dalla messa in onda americana sul canale Starz.
Per chi ancora non lo sapesse, American Gods ruota attorno allo scontro - e soprattutto alla preparazione dello scontro - tra gli antichi dèi di culti e religioni provenienti da tutto il mondo (dalla mitologia norrena al cristianesimo) e i nuovi dèi, quelle divinità nate dall'evoluzione e dal progresso tecnologico, come i media e la tecnologia.
La trama
Ma andiamo più nel dettaglio. Lo scontro tra vecchi e nuovi dèi al centro di American Gods si intreccia con le vicende di Shadow Moon (Ricky Whittle) che, dopo aver scontato tre anni di prigione per una rapina, viene rilasciato tre giorni prima del previsto solo per scoprire che sua moglie Laura (Emily Browning) è morta in un incidente d'auto. Durante il viaggio di ritorno a casa in vista del funerale, sull'aereo incontra il misterioso Mr. Wednesday (Ian McShane), che sembra conoscere Shadow a fondo e gli propone di lavorare per lui come guardia del corpo per una strana missione.
Shadow si ritrova così invischiato in qualcosa di decisamente più grosso di lui: Mr. Wednesday è in realtà il dio Odino, ed è in viaggio per reclutare altri antichi dèi portati in America nel corso dei secoli dai viaggiatori - coloni, esploratori vichinghi, schiavi africani, immigrati e via dicendo - e poi presto dimenticati. Ormai deboli e costretti a vivere alla giornata, elemosinando fede e adorazione quando capita, gli dèi rischiano di scomparire per sempre, sostituiti dalle nuove divinità che hanno sempre più seguaci: i media, la tecnologia e gli altri idoli del mondo contemporaneo, guidati da Mr. World. Mr. Wednesday è quindi deciso a convincere i "colleghi" a scendere in guerra contro i nuovi dèi per annientarli.
Orlando Jones è Mr. Nancy in American Gods
I vecchi dèi
American Gods deve il grosso del suo fascino all'attenta rappresentazione di divinità così lontane dal nostro immaginario. Scordatevi infatti gli dèi del pantheon greco o romano, che bene o male conosciamo tutti: tra i tanti dèi che ritroviamo qui quello più familiare è forse Odino, che magari non conosceremo alla perfezione ma di cui avremo tutti sentito parlare almeno una volta.
E quindi largo a divinità come Bilquis (Yetide Badaki), la Regina di Saba nominata anche nella Bibbia e qui dea etiope dell'amore che si nutre dei suoi fedeli; Anansi (Orlando Jones), dio ingannatore dell'Africa Occidentale approdato in America durante la deportazione degli schiavi dall'Africa al Nuovo Mondo; Easter (Kristin Chenoweth), dea germanica della primavera e della fertilità, poi soppiantata dalla Pasqua cristiana (che proprio a Easter - od Ostara - deve il nome inglese e tedesco della Pasqua così come alcune tradizioni, compreso l'utilizzo delle uova).
American Gods
Attualità e politica
La prima stagione di American Gods, arrivata su Prime Video nella primavera 2017, si è rivelata molto politica e attuale nonostante le atmosfere sovrannaturali: la storia degli antichi dèi è infatti prima di tutto una storia di immigrazione che si intreccia con il tessuto storico e sociale degli Stati Uniti. Ce ne viene dato un assaggio nei racconti, disseminati lungo tutti gli otto episodi, sull'arrivo in America delle vecchie divinità. E quindi ecco scene di grande impatto come quella in cui Anansi, invocato da uno dei suoi fedeli mentre viene deportato su una nave di schiavisti, racconta ai prigionieri e futuri schiavi quale sarà il destino dei loro discendenti in America nei secoli a venire. E poi la scena in cui lo stesso Gesù Cristo, mescolatosi tra alcuni messicani che cercano di entrare illegalmente negli USA, viene ucciso da un agente cristiano che porta una croce al collo.
Uno show politico, ma senza alcun vero intento politico, come aveva spiegato lo stesso Neil Gaiman in occasione dell'uscita della prima stagione. «Scrivere di servitù a contratto, della tratta degli schiavi o di un mercante musulmano gay che incontra un jinn che guida un taxi a New York è giusto se stai parlando dell'America», aveva detto. «Poi all'improvviso è arrivato Trump e ora leggo articoli su Vanity Fair che dicono che "questo è lo show più politico che abbiate mai visto". Immagino sia così, ma non è che ci siamo seduti e abbiamo detto "Siamo l'opposizione". Abbiamo solo iniziato a raccontare la nostra storia e poi il mondo è cambiato».
Emily Browning e Pablo Schreiber in American Gods
La seconda stagione
La produzione della seconda stagione non è stata delle più semplici: gli showrunner Bryan Fuller e Michael Sheen hanno infatti lasciato la serie per divergenze creative, e anche il nuovo showrunner Jesse Alexander è stato allontanato dal set prima della fine delle riprese. Neil Gaiman ha comunque continuato a supervisionare la serie come produttore esecutivo, anche se il suo coinvolgimento diretto è stato per forza di cose ridotto perché nello stesso periodo lui era impegnato sul set di Good Omens, serie Prime Original di cui è showrunner oltre che autore.
Ma American Gods ricomincia con quello stesso stile visionario e gli stessi toni della prima stagione, salvo solo qualche piccolo accorgimento narrativo dovuto alla decisione di Gillian Anderson e Kristin Chenoweth di non tornare nei nuovi episodi nei panni di Media e Easter. La prima è quindi sparita e dovrà essere rintracciata da Technological Boy per conto di Mr. World (un pretesto per introdurre un nuovo personaggio, New Media), mentre di Easter ci viene detto che ha deciso di non aiutare più Mr. Wednesday perché quest'ultimo ha inavvertitamente investito alcuni dei suoi conigli. Questo ridimensiona il finale epico della prima stagione, ma permette allo show di ripartire di gran carriera - e in effetti riparte con un episodio che copre uno dei momenti più evocativi del romanzo: il giro di giostra sul carosello della House on the Rock con Shadow, Odino e gli altri vecchi dèi, con conseguente riunione sul da farsi.
Un inizio che non delude e fa ben sperare sul resto della stagione, che coprirà gli eventi del libro ambientati a Cairo (dilatandoli parecchio, a quanto sembra), per lasciare la permanenza di Shadow nella cittadina di Lakeside alle prossime stagioni.