“Baby”: non giudicateci, anche voi siete stati adolescenti

La terza e ultima stagione è su Netflix e vede Chara e Ludovica alle prese con il processo, grandi cambiamenti e un'importante presa di coscienza

17 Settembre 2020 alle 11:57

L’adolescenza è complicata anche se sei ricco. Basta guardare i protagonisti di “Baby”, serie italiana di Netflix che, ispirandosi a un fatto di cronaca, racconta i problemi di una generazione seguendo la vita di un gruppo di liceali del ricco quartiere Parioli di Roma.

Nella terza e ultima stagione, disponibile dal 16 settembre, viene a galla la verità sul giro di prostituzione in cui sono rimaste invischiate Chiara e Ludovica. Nelle sei nuove puntate seguiamo le due protagoniste alle prese con la reazione dei genitori e i commenti dei compagni, il processo e la consapevolezza di essere state manipolate da uomini adulti che hanno sfruttato il loro desiderio di libertà.

«Chiara e Ludovica sanno di dover affrontare le conseguenze di ciò che hanno fatto ma sanno anche che da lì tutto può ricominciare» ci ha detto la regista Letizia Lamartire. «Questa è la stagione dei cambiamenti e della presa di coscienza» ha confermato Alice Pagani, che nella serie interpreta Ludovica. «Lei ora si sente forte e pronta a cambiare vita, ma non è così facile». Per l’attrice, Ludovica «rappresenta la fragilità dell’essere adolescente in un mondo così veloce».

Tutti i ragazzi e le ragazze della serie (tra i nuovi ingressi c’è Anna Lou Castoldi, figlia di Asia Argento e Morgan) in effetti riflettono proprio il senso di inadeguatezza tipico dell’adolescenza. «I personaggi di “Baby” vivono un conflitto interiore» ha detto Antonio Le Fosse, uno dei cinque autori del collettivo “Grams*” che ha firmato la serie. «Sono divisi tra l’amare e l’essere amati, tra il dare qualcosa agli altri e il voler seguire la propria strada. Ma quello che vogliono è soprattutto un contatto con i loro coetanei». Anche grazie alla loro amicizia Chiara e Ludovica riescono a trovare una direzione personale. «All’inizio magari è facile giudicarle, ma entrando nelle loro case impariamo a conoscerle e a comprendere le loro motivazioni» conclude Le Fosse «perché anche noi a volte ci siamo sentiti così. Solo che da quel senso di inadeguatezza poi si cresce».

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