“Bridgerton”: la prima serie Netflix firmata Shonda Rhimes

La creatrice di “Grey's Anatomy” ci catapulta tra gli intrighi amorosi di famiglie benestanti, in una Londra rivisitata di inizio Ottocento

Phoebe Dynevor e Regé-Jean Page in "Bridgerton"  Credit: © Netflix
23 Dicembre 2020 alle 10:00

Arriva su Netflix il giorno di Natale “Bridgerton”, l’attesa serie firmata Shondaland, casa di produzione di Shonda Rhimes, autrice cult di “Grey's Anatomy”, “Scandal” e “Private Practice”, solo per citarne alcune. Si tratta di un dramma romantico in costume ambientato in una Londra di fine Ottocento rivisitata, più kitsch e multietnica, durante la stagione sociale, ovvero il periodo dell’anno in cui le ragazze altolocate in età da matrimonio cercavano di accasarsi, accaparrate dal miglior offerente.

La serie prende il nome dalla famiglia della protagonista al centro della vicenda, Daphne (Phoebe Dynevor), denominata il “diamante più prezioso” della stagione in cui debutta. Richiesta da un uomo che non vuole sposare, la ragazza stringe un patto con il duca di Hastings (Regé-Jean Page), anche lui assediato dalle pretendenti. Il piano è far credere a tutti che si stanno frequentando, cosicché lui non riceva più proposte di matrimonio e lei, invece, abbia le migliori sulla piazza.


Il tutto viene narrato dalla voce attenta e indiscreta di Lady Whistledown, la cui identità è sconosciuta e che getta scompiglio in tutta la città distribuendo periodicamente il suo gazzettino di pettegolezzi, la cui rilevanza viene colta perfino dalla Regina. 

È strano come “Bridgerton” riesca a proporre una storia romantica piuttosto scontata in modo così visivamente e narrativamente intrigante. È come tuffarsi in una scatola di caramelle: nonostante la zuccherosità che dopo un po’ rischia di diventare indigesta, non possiamo fare a meno di volerne ancora. Rielabora una classica storia di amori e intrighi in costume, in un gioco all’ultimo colpo di scena.

Le donne in "Bridgerton"

La tematica femminile è al centro del racconto. L’universo che viene proposto, d’altronde, è quello delle “donne a caccia di marito”, sottoposte a una costante fiera della vanità per essere letteralmente vendute al miglior offerente, a cui spesso si uniscono contro la loro volontà e totalmente inconsapevoli. Daphne, cresciuta in una  famiglia numerosa fondata sull’amore, trova il coraggio di fare le cose a modo suo, nonostante lei per prima rischi di cadere vittima dello stesso sistema patriarcale.

“Bridgerton” in tal senso introduce una tematica dolorosa per il mondo femminile, che è quella della vergogna, soprattutto associata al sesso, purtroppo non sempre tradotta in modo altrettanto popolare. Vergogna che non è solo quella associabile al non essere desiderabile esteticamente o alle relazioni extra-matrimoniali, ma anche quella all'atto e al piacere in sé. In tal senso racconta il battesimo e il risveglio sessuale di una giovane donna, tenuta all'oscuro dalla famiglia di qualsiasi dinamica marito-moglie. 

A questo tema, si aggiunge quello della conoscenza: relegare le donne all’inconsapevolezza e tenerle fuori dal mondo della cultura ha permesso per secoli di approfittarne. È importante ricordarlo ancora oggi e anche se a farlo è una serie che porta in scena begli abiti, feste sfarzose, capellini improponibili, cabaret di pasticcini multicolori e scene di sesso a sfinimento, ben venga.   

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