03 Dicembre 2020 | 8:40 di Stefania Zizzari
Il cartello all’ingresso della città promette: «Benvenuti ad Apulia, la città più tranquilla d’Italia». E in effetti la città pugliese è così tranquilla che il commissariato, diventato ormai inutile per mancanza di reati, sta per essere chiuso.
I cinque poliziotti che vi “lavorano”, tra ricche colazioni e lunghe pause pranzo, rischiano di essere trasferiti e di dire addio alla pacchia. Che fare? È semplice: riportare il crimine in città. E così nasce la sgangherata e improbabile banda di poliziotti.
«Sono impacciati, goffi, non certo dei vincenti» spiega il regista Luca Miniero «ma l’umanità consente loro di fare squadra. E persino di vincere». "Cops - Una banda di poliziotti", la miniserie in due puntate, prodotta da Sky e Banijay Italia, mischia la commedia e l’azione ed è stata girata tra Lecce e Nardò, in Puglia, a maggio e giugno dello scorso anno. Va in onda su Sky Cinema il 14 e il 21 dicembre e in streaming su Now tv.
Un’idea nata in Svezia
Ispirata al film svedese “Kops”, la serie è ambientata nella tranquilla città di Apulia, dove il commissario Cinardi (Claudio Bisio) si trasferisce per arrivare serenamente alla pensione. Ma proprio la mancanza di reati porta al rischio di chiusura del commissariato. Per impedirlo, Cinardi e i suoi uomini iniziano così a compiere piccoli furti e atti di vandalismo che non passano inosservati all’inviata del ministero, Margherita Nardelli (Stefania Rocca).
Claudio Bisio: «Tra i commissari, il mio modello è quello della Pallottola spuntata»
«Cinardi è un commissario alla soglia della pensione» racconta Claudio Bisio, «vuole stare tranquillo e per questo si fa trasferire ad Apulia, dove tutto è... fin troppo tranquillo».
Cosa la diverte di più di Cinardi?
«Mi piace la sua follia. Sembra il più pacato di tutti e invece quando esce la sua anima creativa diventa il motore del piano “criminale”. I nostri poliziotti delinquono proprio per mostrare l’importanza della presenza della polizia sul territorio. Un doppio salto mortale, in pratica. Ma sono dei buoni e partono dal furto di un dentifricio o dall’appiccare il fuoco a un piccolo bidone dell’immondizia. Solo che poi la situazione sfugge di mano...».
Cinardi ha pure un’anima malinconica
«È vero, spesso si mette al piano e suona Erik Satie».
È lei che suona?
«Sì. Ho studiato musica da ragazzino, ma qui ho avuto un coach: Satie è difficile».
A proposito di quando era bambino, giocava a guardie e ladri?
«Certo! Sceglievo sempre di fare il ladro, ovviamente, perché fa più simpatia».
E quale “reato” ricorda di aver commesso?
«Avrò avuto 10 anni, con i miei amici andavamo al supermercato sotto casa e spostavamo i cartellini del prezzo. Ricordo delle carote a 20 mila lire. Il direttore del supermercato ci scoprì e chiamò i poliziotti».
Guardava i polizieschi in tv?
«Come no? “Il tenente Sheridan” con Ubaldo Lay e “Le inchieste del commissario Maigret” con Gino Cervi. Ma sono pazzo di Frank Drebin (Leslie Nielsen) in “Una pallottola spuntata”: se ci fosse una seconda serie di “Cops” vorrei dare a Cinardi ancora più note di demenzialità».
Due mesi di riprese in Salento: ha scoperto la cucina pugliese?
«Io amo il risotto giallo, ma davanti al “riso patate e cozze” mi sono commosso. Ho scoperto pure i ricci crudi: spaccati, con un po’ di limone sopra... una magia».
Progetti?
«Ho finito “Tutta colpa di Freud”, la serie diretta da Rolando Ravello».
Stefania Rocca: «Io, l’ispettrice “precisina” ma con il tacco 12»
Margherita Nardelli è l’emissario del Ministero, mandata ad Apulia per comunicare la chiusura del commissariato prima, e indagare sui nuovi fatti criminali dopo.
Stefania, il suo personaggio arriva a rompere la tranquilla normalità del commissariato...
«Il mio personaggio è quello “in contrapposizione”, i miei figli mi hanno detto: “Mamma, sei quella più seria...”. Ma proprio grazie a lei parte la vicenda comica. Margherita è una precisina, rigidina, che in fondo vuole solo fare bene il suo lavoro. È una donna sola, ma poi conosce Cinardi».
Come si è trovata con la divisa e con la pistola in mano?
«Benissimo, io amo l’azione. E mi piace che lei metta il tacco 12 sotto alla divisa. Arriva come la rompiscatole ma poi diventa parte del gruppo e riporta tutti a essere dei veri poliziotti».
A proposito di fare parte del gruppo, anche sul set lo era.
«Eccome. A parte le meravigliose cene tutti insieme, io e Bisio nelle pause andavamo a farci delle lunghe nuotate: finalmente uno che mi stava dietro!».
La sua Margherita segue le regole, lei le ha mai infrante?
«Come tutti. A 15 anni avevo litigato con i miei, sono scappata e ho dormito in macchina. Mi hanno cercato tutta la notte, disperati. La mattina dopo sono tornata e mi hanno messo in punizione per un mese».
Pietro Sermonti: «Il mio Nicola O’ Sicc è così pigro che più che un uomo è... un divano»
Ha appena saputo, dopo 26 giorni di isolamento per Covid, fortunatamente asintomatico, di essere negativo. Per questo Pietro Sermonti è felice ed esordisce: «Mi piace comunicare questa bella notizia per primi a voi di “Tv Sorrisi e Canzoni”. Anzi. Tv Sorrisi e... tamponi!».
Benissimo! La prima cosa che farà qual è?
«Lo metto sul curriculum alla voce “varie”: inglese, francese, spagnolo, tennis, immune».
Veniamo al suo sovrintendente Nicola Gargiulo...
«È detto “O’ Sicc” perché ha sempre problemi di peso. Fuma marijuana “ad uso terapeutico” per non si sa bene cosa, ed è come un ruminante: mangia in continuazione le bontà che gli prepara la moglie, la collega Maria Crocifissa. Non ama l’azione e più che un uomo è un divano (ride)».
Ha una enorme pancia finta di gommapiuma.
«Ho trovato il modo infallibile per dimagrire: girare due mesi con uno strato di gommapiuma sulla pancia, meglio se a 40 gradi. Alla fine delle riprese sembravo Fassino: ero un grissino».
Nonostante le scorpacciate sul set?
«Già. Ci regalavamo delle sostanziose pause pranzo a base di frittate di lampascioni e una quantità smodata di pasticciotti. Ha presente quei dolcetti farciti di crema che se parti a mangiarne uno poi non ti fermi più?».
Come ha fatto a dimagrire, pancia finta a parte?
«Il paddle».
Eccolo il segreto!
«In quel periodo ho scoperto questo nuovo sport: ho giocato la prima partita con Francesco Mandelli e Claudio Bisio, e ora è la mia droga».
Lei è un tipo sportivo ma il suo Nicola non ama l’azione.
«Per niente. Ricordo con divertimento misto a terrore le scene in macchina con quel pazzo di Mandelli alla guida. Lui ama molto la Formula 1. Troppo. Giravamo a tutta velocità tra i vicoletti di Nardò, ovviamente deserti, e spesso finiva per parcheggiare direttamente addosso al muro. Nella prossima serie Nicola andrà in monopattino!».
Da bambino guardava le serie poliziesche?
«Lei sta parlando con Hutch, mentre il mio amico era Starsky. Avevo le scarpe da ginnastica scamosciate come lui, la sua pistola... erano i nostri idoli».
Qual è il poliziotto televisivo o cinematografico che ama di più?
«Non ho dubbi. L’ispettore Clouseau: il genio assoluto».
Qual è il reato più “grave” che ha commesso nella sua vita?
«Sono così pigro che pur di non andare a fare la spesa, se finisce lo zucchero vado nel bar sotto casa, chiedo un caffè e quando il barista si gira, io mi frego le bustine dello zucchero di canna, riempio le tasche, e poi chiedo: “Me ne posso portare via una?”, così sembro uno educato».
Ora cosa l’aspetta?
«Giro una black comedy, opera prima di Simone Paragnani, che si chiama “Io e Angela”. Angela è Ilenia Pastorelli e io... sono io!».
Giulia Bevilacqua: «Per essere Maria Crocifissa ho imparato a parlare il dialetto pugliese»
«Interpreto l’ispettore Cercola Maria Crocifissa. Il nome è tutto un programma» ride Giulia Bevilacqua. E prosegue con una perfetta inflessione pugliese: «I suoi genitori erano così devoti che pure se Maria non è stata mai crocifissa, hanno deciso di crocifiggere pure lei...».
Che tipo è?
«È Crocifissa di nome e di fatto. Ha avuto una vita non facile, e tra le diverse croci si è presa sulle spalle pure il marito Nicola “O’ Sicc”, suo collega al commissariato. È una donna che prende tutto sul serio e questo la rende comica».
Lei parla pugliese.
«Mi ha aiutato la comica di “Zelig” Cinzia Marseglia, una pugliese doc».
Tutte le mattine Maria porta un ciambellone in commissariato.
«Ho provato a farlo una sola volta, mi è venuta una specie di sottiletta e ho lasciato stare. Ma sono campionessa mondiale di cime di rapa!».
Il suo poliziotto televisivo preferito?
«Rocco Schiavone (interpretato da Marco Giallini, ndr). Mi piace che sia così politicamente scorretto».
Dove la vedremo dopo “Cops?”
«Ho girato “Ritorno al crimine”, il film di Massimiliano Bruno.
Giovanni Esposito: «Sono Anaconda e voglio essere come Pablo Escobar»
Lui è Anaconda, il “cattivo” della serie.
Giovanni, così truccato è quasi irriconoscibile...
«Con quei capelli non mi riconoscerei nemmeno io! E poi lo smalto sulle unghie, gli abiti costosi e, a parer suo, eleganti... sembra un trapper di periferia che non ce l’ha fatta e si è buttato sulla droga. È un cocainomane».
Ma in realtà dentro Anaconda convivono tanti personaggi
«Ed è l’aspetto più divertente. Soffre di personalità multipla: ne ha tante dentro, che parlano tra di loro con voci e dialetti diversi, ma alla fine esce sempre fuori quella del bandito. Il suo sogno è diventare il Pablo Escobar della Puglia».
Cosa farà dopo “Cops”?
«Sarò ancora frate Leonardo nella terza stagione di “I bastardi di Pizzofalcone».
Francesco Mandelli: «“Benny The Cop” sogna il Bronx»
L’agente scelto Benedetto è soprannominato “Benny The Cop”.
Francesco, come mai?
«È un fan dei polizieschi americani. Usa espressioni inglesi, ama la musica country, sogna di vivere in America, prova agguati e sparatorie, non vede l’ora di entrare in azione e poi vive con la nonna che adora, e mangia riso, patate e cozze. È un bravo ragazzo, ha un grande cuore ed è ingenuo, al limite della stupidità. E tutti gli vogliono bene».
Riso, patate e cozze... dica la verità: l’ha apprezzato davvero?
«Eccome. E le aggiungo pure fave e cicoria, un piatto che amo per la semplicità. La nostra guida è stata Dino Abbrescia: conosceva tutti ovunque andassimo. Se vai con Dino in Kentucky, lui conosce di certo qualcuno».
Le serie americane le guardava?
«Sono cresciuto con “Miami Vice” e “Magnum, P.I.”. Ma il mio poliziotto preferito è Serpico: sembrava un barbone e invece era il più pulito di tutti».
Ci racconta di quella volta in cui non ha rispettato le regole?
«Avevo 13 anni e ho scritto sul muro dell’oratorio con una bomboletta spray. È arrivato don Angelo: bomboletta requisita e tirata d’orecchi».
I suoi progetti?
«Ho appena finito il mio film “Notti in bianco, baci a colazione” con Alessio Vassallo e Ilaria Spada».
Guglielmo Poggi: «Tommaso e la moicana bionda»
Tommaso Guerra è il centralinista del commissariato. «È gay e non perde occasione per ribadirlo a tutti» spiega Guglielmo Poggi.
Perché?
«Forse perché la provincia gli sta stretta. Fatto sta che mentre per gli altri il suo orientamento sessuale è indifferente, per lui è importante ostentarlo sempre, anche quando non se lo fila nessuno».
Ha un appariscente ciuffo biondo.
«Una “moicana”: mi sono ispirato al taglio di capelli di un cattivo di un videogioco: Pagan Min di “Far Cry”. Ma il colore di Tommaso è un assurdo biondo giallognolo “di provincia”».
Dino Abbrescia «Tonino il paninaro. E non solo...»
Tonino è il “paninaro”, il gestore del chioschetto dove i poliziotti vanno a mangiare nelle pause pranzo. Amico di tutti, bonario, nasconde una sorpresa.
Tonino è un amante della cipolla cruda.
«Le dico solo che soffro di reflusso e il regista non voleva che fingessi: “Mordila per davvero!”. Sono andato avanti a farmaci contro l’acidità!».
I panini di Tonino li preparava per davvero?
«Sono un cuoco pazzesco».
E il suo piatto pugliese preferito?
«Riso, patate e cozze. Difficilissimo da fare».
Da bambino giocava a guardie e ladri?
«Facevo sempre la guardia: con papà poliziotto, per forza».