“FBI: Most wanted”, la seconda stagione al via su Italia 1

Da giovedì 23 giugno torna la serie spin-off di “FBI”

21 Giugno 2022 alle 08:05

Da giovedì 23 giugno torna “FBI: Most wanted”, la serie spin-off di “FBI”. Anche la seconda stagione sarà incentrata sulle avventure della Fugitive Task Force, la squadra a caccia dei più pericolosi latitanti d’America. È guidata da Jess LaCroix (Julian McMahon) e dalla sua fidata vice Sheryll Barnes (Roxy Sternberg), esperta anche di Medicina legale; mentre il veterano dell’esercito Kenny (Kellan Lutz) e l’analista Hana (Keisha Castle-Hughes) sono tra i loro collaboratori più importanti.

Frequenti i collegamenti con l’attualità: nel primo episodio della nuova stagione si parla di Covid, perché Jess e i suoi uomini dovranno affrontare due criminali resi “furiosi” dalle conseguenze della pandemia (uno è rimasto orfano, l’altro ha perso la casa e il lavoro).

Il successo della serie si basa sul fascino di un’agenzia che in Italia... non esiste, perché l’FBI (acronimo di Federal Bureau of Investigation) è una sorta di super-polizia. Infatti gli Usa sono una federazione di 50 Stati con leggi diverse tra loro, dove lo stesso atto può essere illegale in uno Stato e non in quello vicino. Ma esiste una lista di oltre 200 reati stabiliti da leggi federali (e non statali): su questi indaga l’FBI con i suoi 35 mila agenti divisi in oltre 400 sedi.

Fondata nel 1908 (ma allora si chiamava BOI), l’agenzia raggiunse le funzioni di oggi sotto John Edgar Hoover, che le diede il nome attuale e che ottenne un grande ampliamento dei poteri: la diresse per ben 48 anni (dal 1924 al 1972). La sede centrale è a Washington e il centro per le reclute è a Quantico, in Virginia, dove l’addestramento dura 18 settimane. La recluta più famosa? Probabilmente... Jodie Foster nel film “Il silenzio degli innocenti”.

E c’è anche un ufficio a Roma, nell’ambasciata degli Stati Uniti. Tra i casi più celebri risolti dall’FBI ci sono l’arresto del boss Al Capone, l’uccisione del gangster John Dillinger e la cattura del terrorista Unabomber. Quando l’agenzia interviene, a volte la polizia locale è coinvolta nelle operazioni (creando una sorta di task force), altre volte no. Ecco perché nei film si vede il povero sceriffo messo da parte da agenti che arrivano e dicono: «FBI. Da adesso le indagini le conduciamo noi!».

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