Freddie Highmore, “The good doctor”: «Raccontare un personaggio che vede il bene nelle persone è meraviglioso»

il 27 marzo su Raidue vanno in onda gli ultimi due episodi della seconda stagione del medical drama tanto amato. Per l'occasione abbiamo intervistato l'attore protagonista

Freddie Highmore
27 Marzo 2019 alle 14:08

Sono arrivati da tutto il Nord della Francia solo per lui, Freddie Highmore, il “good doctor” della Tv che non si può che amare. E' successo a Lille, durante il festival Séries Mania (dal 22 al 30 marzo). E non solo perchè "The Good Doctor" è ormai un fenomeno ovunque, ma anche perchè Highmore è disponibile, simpatico, intelligente e con una dolcezza un po' timida che lo rende ancora più amabile.

Come il suo personaggio, il dottor Shaun Murphy, genio affetto da autismo. Nato 27 anni fa a Londra, Highmore inizia a recitare da bambino, facendo il grande salto grazie a "La fabbrica di cioccolato" di Tim Burton (2005). In tv impressiona tutti grazie al ruolo di un giovane Norman Bates in "Bates Motel", per poi agguantare il successo popolare con "The Good Doctor", scritta da David Shore, già autore di "Dr. House".

Un medical drama diverso, come spiega Freddie alternando all'inglese un perfetto francese: «Amo i medical drama, come per esempio "Dr. House". Devo dire così perché è scritto da David Shore (ride). Queste serie piacciono perché mettono i personaggi credibili in situazioni tra la vita e la morte e così si scopriamo cose più interessanti su di loro. Volevo fare questa serie perché Shaun non è il tipico maschio alfa stereotipato di questi show. Non solo: la speranza è uno dei temi che attrae in "The Good Doctor". E' una serie ottimista, in un momento in cui quando accendi la TV c'è così tanta negatività. Raccontare un personaggio che vede il bene nelle persone è meraviglioso».

Come ti sei preparato con questo ruolo?
«Sono assolutamente inutile come dottore (ride)! Facciamo del nostro meglio per rendere questi interventi il più realistici possibile, ma devi prendere un intervento chirurgico di dieci ore e renderlo in pochi minuti sullo schermo. Per quel che riguarda l'autismo, volevamo raccontarlo in maniera autentica. David Shore e io ci siamo documentati, ma allo stesso tempo siamo consapevoli che Shaun non potrà mai rappresentare tutte le persone affette da autismo. Alla fine contava raccontarlo come individuo e quindi ecco il suo senso dell'umorismo, le persone che ama, le sue sfumature caratteriali che potrebbero non avere nulla a che fare con il suo autismo.»

Nella seconda stagione hai anche scritto e diretto degli episodi, come mai?
«Mi sembrava un'estensione naturale del mio lavoro, come già in "Bates Motel", dato che sono coinvolto per così tanti mesi nello show. David Shore è stato un maestro. Ogni episodio è frutto di un lavoro collaborativo. Non volevo che la gente guardasse un episodio e si dicesse “questo è l'episodio di Freddie”, volevo che si adattasse alla narrazione della serie. Ma io potevo vedere certe cose dalla prospettiva di Shaun.»

Ti riconosci in lui in qualche modo? Nel suo essere talvolta come invisibile, poco ascoltato...
«Tutti si sono sentiti almeno una volta nella vita come Shaun, per questo lo show ha successo. Per una ragione o per l'altra, o forse per il fatto che sono stati in qualche modo discriminati o non hanno avuto la possibilità di avere successo e sono emarginati dalla società. In questo modo Shaun parla a tutti, non solo non solo alle persone che hanno l'autismo.»

Cosa hai imparato da lui?
«Come inglese sono naturalmente piuttosto cinico (ride). E quindi penso che Shaun mi abbia probabilmente aiutato a diventare una persona migliore, vedo le cose in maniera più ottimista.»

Recitare, scrivere, produrre...cosa ti piace di più?
«Sto creando una casa di produzione e quindi racconterò più storie. Mi piace in questo momento portare avanti più cose, mi sento molto fortunato.»

Sei stato in uno show di nicchia come "Bates Motel" e ora in uno show così popolare. Cosa farai in futuro?
Per me è più importante il personaggio più che il genere, mi piace interpretare differenti ruoli. Per il momento amo più salvare le persone che ucciderle, è una mia responsabilità morale (ride). A giugno inizio a girare a Vancouver la terza stagione, per ora resto concentrato su "The Good Doctor".

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