Ruth (Alison Brie), Debbie (Betty Gilpin), Rhonda (Kate Nash), Carmen (Britney Young) e le altre Gorgeous Ladies of Wrestling sono tornate in un sequel di stagione che si conferma ancora meglio della precedente.
«GLOW», la serie scritta da Liz Flahive e Carly Mensch si conferma così uno tra i migliori show originali Netflix prodotti a oggi. È ben scritto, ha un ottimo sviluppo dei suoi personaggi, non manca di quella carica pop che intrattiene il grande pubblico, ma con quel tocco autorale che la rende appetibile anche allo spettatore più esigente. Nessuna serie come «GLOW» riesce a innescare una catena di reazioni tanto differenti in chi la guarda: si passa dalla commozione all’indignazione, dal divertimento alla riflessione. E soprattutto, nessun prodotto televisivo in circolazione riesce a indagare gli aspetti più cupi e talvolta meno nobili dell’animo umano con una tale dolcezza.
«GLOW» mette in scena il wrestling al femminile, certo, ma rimane soprattutto una storia intensa di rapporti umani: di amicizia, di scontro, di amore, di affetti, di sostegno, di coraggio, di cambiamento grazie all’altro.
La seconda stagione di «GLOW 2» è dal 29 giugno in streaming su Netflix e non potete perderla. Finalmente entriamo nel vivo del rapporto tra le ragazze, il combattimento wrestling si sposta dall’allenamento allo show vero proprio e ritroviamo la coppia Ruth-Debbie a un punto epocale della loro amicizia.
Dove eravamo rimasti al termine della prima stagione
La prima stagione di «GLOW» non aveva una trama molto complicata. Los Angeles, anni ’80: una serie d’aspiranti attrici di strambo profilo vengono reclutate per uno show di wrestling al femminile prodotto dal ricco e super-appassionato Bash (Chris Lowell), nonché diretto dal regista di b-movies Sam Sylvia (Marc Maron).
Al centro della storia e del gruppo ci sono una coppia di amiche, Ruth (Alison Brie) e Debbie (Betty Gilpin), che si trovano a risolvere i propri problemi personali sul ring. Ruth, dopo anni in cui ha provato a fare l’attrice, saltando da un’audizione all’altra senza successo, con GLOW ha finalmente una possibilità di riscatto: dal suo ruolo di perdente squattrinata e dalla sua solitudine sentimentale. Ma anche verso l’amica Debbie che, bellissima ed elegante, con una ex-carriera nel mondo delle soap a cui ha rinunciato per metter su famiglia, incarna il perfetto sogno americano. Proprio quello che Ruth ha mandato in frantumi andando a letto con suo marito Mark (Rich Sommer).
La prima stagione di «GLOW» è giocata su diversi livelli narrativi. Il principale, come abbiamo detto, è il difficile rapporto tra le due protagoniste, che viene presentato mentre lo show cerca di essere messo in piedi tra casting, problemi di produzione e primi difficoltosi allenamenti in una disciplina che nessuna delle partecipanti ha mai masticato prima di allora. Su questo intreccio vengono introdotti anche tutti gli altri personaggi, da Sam a Bash passando per le ragazze del team, con le loro caratteristiche caratteriali e le trasfigurazioni da ring. Nella prima stagione vengono messe le basi dei loro rapporti, ma è nella seconda che questi troveranno una vera evoluzione.
Riscatto, amicizia e…
Se la prima stagione di «GLOW» poggia la sua narrativa sulla tematica del riscatto - Ruth si deve riscattare dai suoi insuccessi come attrice e dal casino che ha combinato con Debbie; Debbie si vuole riscattare come donna che ha abbandonato i suoi sogni professionali per la famiglia; Sam si vuole riscattare come regista; Bash come ‘figlio ricco’ senza talento; le altre GLOW si vogliono riscattare da un passato di incomprensioni familiari dettate perlopiù dal non rassegnarsi a un ruolo assegnato loro - è l’amicizia a segnare questa seconda stagione della serie.
Le ragazze, insieme a Sam e Bash, si trasformano in una vera famiglia. Si sostengono, intrecciano forti legami, parlano di qualsiasi cosa senza remore o inibizioni, vivono nella reciproca presenza una tranquillità mai provata prima grazie allo scambio, all’affetto e a obiettivi comuni. Non si giudicano mai, al massimo trovano il modo per risolvere insieme insuccessi o casini.
Grazie all’umana sensibilità - ma mai noiosa o scontata - di queste ragazze, anche un uomo ruvido come Sam, frivolo come Bash o vendicativo come Mark (l’ex di Debbie), trovano in «GLOW 2» una loro evoluzione speciale come personaggi maschili, aprendo secondo noi la terza (possibile) stagione verso la tematica amorosa.
Perché non potete perdervi «GLOW»
Nel best of dei prodotti originali Netflix, non capita spesso di sentire citato «GLOW». Eppure è una delle produzioni migliori mai realizzate a oggi, soprattutto dopo questa seconda stagione. L’effetto nostalgia ripreso attraverso atmosfere eighties, aerobic-look, neon e musiche sono solo un pretesto divertente per raccontare una storia d’amicizia tutta al femminile. Le protagoniste di «GLOW» sono ragazze normali, tendenti allo scapestrato, che trovano nello show non solo un veicolo di sussistenza, ma anche di sopravvivenza personale.
Attraverso «GLOW», Netflix continua la sua esplorazione della tematica femminile. Parte dagli anni ’80, dalla proposta di quella che potrebbe sembrare una delle tante storie di rivalità femminile per un uomo che il cinema ci ha imboccato negli anni, per poi approfondire l’aspetto che lì rimaneva marginale: l’importanza e la ricostruzione necessaria - anche se difficoltosa - dell’amicizia tra le due donne. Oltre che l’analisi delle motivazioni che le hanno portate lì, non per forza collegate a un amore totalizzante verso il maschio alfa.
Grazie alle sue due protagoniste, inoltre, «GLOW» mette in scena tutta una serie di aspetti legati alla donna che lavora e lo fa nel mondo dello spettacolo, tra capacità scalzate per pure questioni di principio a ricatti dettati da ‘attenzioni’ non ricevute, fino alla difficile gestione professione-vita privata. Una serie che è ambientata quasi quarant’anni fa per sottolineare come, in fondo, non è che le cose siano cambiate più di tanto.
Non è finita: attraverso una serie di personaggi secondari scritti magistralmente, «GLOW» affronta altre tematiche contemporanee molto calde come quella razziale - grazie al personaggio di Welfare Queen-Kia Stevens - o quella omosessuale.
La grandezza di «GLOW 2» sta proprio nel modo fresco e mai forzato di raccontare tutti questi aspetti in un’unica e appassionante storia.
«GLOW» è divertente
Non è solo perché le ‘Gorgeous Lady of Wrestling’ sono in costume e combattono. Quello è solo uno degli aspetti della serie, che fra l’altro regala uno spaccato anni ’80 in fatto di abiti, accessori, trucco, parrucco, musica e gusti davvero stupefacente, soprattutto per le ragazze. Tutti i personaggi sono davvero ben caratterizzati e le dinamiche tra loro regalano momenti di grande profondità, ma anche di puro divertimento. Soprattutto sul ring, dove le rivalità tra i reciproci personaggi si trasformano in una serie di acrobazie da puro wow.
«GLOW», inoltre, è un prodotto che piacerà molto anche ai fan della b-culture, sia cinematografica sia televisiva. Sam, il personaggio che interpreta il regista di GLOW, ha raggiunto il successo grazie a uno splatter dal titolo «Gina the machina» e mette nello show tutto il suo background di storie low-budget e ripresa gonzo-style. Sam sa come narrare e per permettere allo spettatore di essere più coinvolto nel combattimento durante lo show, crea delle backstories tra i suoi personaggi che fa trasmettere in tv come teaser pubblicitari degli incontri. L’ottavo episodio della seconda stagione, in tal senso, si trasforma in puro divertimento stilistico, grazie a un montato continuo di questi spezzoni, che passano dallo sci-fi al remake del video di «We Are The World».
Nei nuovi episodi come Ruth e Debbie riusciranno a ricucire la loro amicizia? Come affronteranno con le altre protagoniste la nuova vita in tv e sul ring? Dal 29 giugno in streaming su Netflix
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Donne che combattono dentro e fuori dal ring. Alison Brie, Betty Gilpin, Marc Maron, Kate Nash e la co-creatrice Liz Flahive ci raccontano la nuova serie originale Netflix, in streaming dal 23 giugno