Chi può sventare l’Apocalisse? Non dei supereroi in costume, ma un angelo e un demone che si sono troppo affezionati alla vita sulla Terra e non vogliono che l’umanità venga distrutta. O almeno è ciò che succede in “Good Omens”, la miniserie Amazon ispirata al romanzo “Buona apocalisse a tutti!” di Terry Pratchett e Neil Gaiman, qui in veste di showrunner e autore della sceneggiatura.
Disponibile su Prime Video da venerdì 31 maggio, la miniserie in sei episodi vanta un cast d’eccezione (la voce di Dio è di Frances McDormand, quella di Satana di Benedict Cumberbatch) ed è una (spassosissima) commedia sulla fine del mondo che celebra l’umanità e tutto ciò che ci rende umani.
Come è iniziato tutto
Risale al 1990 la pubblicazione di “Buona apocalisse a tutti!” (in Italia è arrivato solo nel 2007), scritto a quattro mani da Terry Pratchett (che all’epoca era già un autore particolarmente apprezzato, tra i maggiori esponenti del fantasy umoristico nonché autore della saga di Mondo Disco) e Neil Gaiman (che all’epoca non aveva ancora pubblicato romanzi, ma era già molto acclamato in quanto autore della saga a fumetti di “Sandman”).
Nato come un piccolo progetto personale, un divertissement tra due amici e colleghi, alla pubblicazione ha avuto un successo incredibile ed è presto diventato un libro di culto. L’idea di trasformarlo in un film c’è sempre stata, ma ogni tentativo si è rivelato fallimentare. Dal cinema si è passati alla tv, più adatta per la trasposizione di un libro così fitto di eventi e personaggi, ma sia Pratchett che Gaiman sono sempre stati troppo impegnati per occuparsene.
Almeno fino al 2014, quando Pratchett, prima di morire, ha chiesto a Gaiman di occuparsi personalmente dell’adattamento. Detto fatto, l’autore di “American Gods” ha scritto i sei episodi e contattato Douglas MacKinnon per la regia.
La trama
“Good Omens” racconta la storia dell’angelo Aziraphale e del demone Crowley che, dopo aver trascorso migliaia di anni tra gli umani, si sono così affezionati alla loro vita terrena che ormai non sono più granché entusiasti all’idea dell’arrivo imminente del Giorno del Giudizio. Decidono quindi di unire le forze per impedire l’Apocalisse, e per farlo devono trovare l’Anticristo, un undicenne destinato a dare inizio alla fine del mondo. C’è solo un problema: per colpa di uno scambio di culla, né Crowley né Aziraphale sanno dove sia il bambino.
Cast e personaggi
A interpretare Aziraphale e Crowley sono Michael Sheen (nominato a un Golden Globe per la sua interpretazione nella serie “Masters of Sex”) e David Tennant (vincitore di un BAFTA per il ruolo del Decimo Dottore in “Doctor Who”). Dalla parte degli angeli c’è anche Jon Hamm nei panni dell’arcangelo Gabriele, diretto superiore di Aziraphale.
Le vicende di Aziraphale e Crowley si intrecciano con quelle di numerosi altri personaggi, che per motivi diversi si dirigono verso Tadfield, idilliaco paesino della campagna inglese dove abita l’Anticristo, Adam, che passa le sue giornate come un normale undicenne, giocando con i suoi migliori amici. Ci sono i quattro Cavalieri dell’Apocalisse, Guerra, Carestia, Inquinamento (arrivato dopo che Pestilenza è andato in pensione) e Morte, che ha la voce di Brian Cox. C’è Anathema Device (Adria Arjona), che sa che il mondo sta per finire grazie al libro di profezie scritto dalla sua antenata, Agnes Nutter. C’è Shadwell (Michael McKean), cacciatore di streghe, con la sua nuova recluta Newton Pulsifer (Jack Whitehall), che fa la conoscenza di Anathema e decide di aiutarla a impedire l’Apocalisse. C’è Madame Tracy (Miranda Richardson), medium ciarlatana, e poi naturalmente c’è Dio a narrare gli eventi.
L'Apocalisse non è mai stata così divertente
C’è un motivo se, a distanza di quasi trent’anni dall’uscita, “Buona Apocalisse a tutti!” è ancora considerato un cult della letteratura di genere con milioni di fan in tutto il mondo. Ed è lo stesso motivo per cui anche la miniserie Amazon conquisterà il pubblico: perché fa ridere e allo stesso tempo, pur parlando soprattutto di esseri soprannaturali, offre un ritratto ironico e disincantato sull’umanità e sul significato di essere umano, in un inno all’amicizia a dispetto delle differenze, al libero arbitrio e a tutti quei pregi e difetti che ci rendono umani.
La serie, sia ben chiaro, non è perfetta: è un adattamento fedelissimo del libro (con alcune aggiunte) e ne conserva i difetti, che si notano nella caratterizzazione dei personaggi secondari, in linea di massima più abbozzati rispetto a Crowley e Aziraphale, con sottotrame che non convincono del tutto.
È nelle scene di Crowley e Aziraphale che la serie brilla davvero, e infatti il momento migliore dei sei episodi è la prima mezz’ora del terzo, che ripercorre l’amicizia tra l’angelo e il demone dal Giardino dell’Eden alla Seconda Guerra Mondiale, passando per il diluvio universale e la Rivoluzione Francese. Nei loro dialoghi sull’ineffabilità dell’esistenza, sul significato di bene e male e sulla religione, la serie dà il meglio di sé.
Come scrivono Pratchett e Gaiman, «È facile comprendere le vicende umane se si tiene conto che gran parte dei trionfi e delle tragedie della storia non sono causati da uomini irrimediabilmente buoni o cattivi, ma da uomini che sono irrimediabilmente umani». Il segreto di “Good Omens” sta tutto qui.