Harrison Ford: «In “1923” vi racconto l’epopea del Far West»

Siamo stati a Las Vegas per la premiere della nuova serie tv di cui l’attore è protagonista

Harrison Ford in "1923"  Credit: © Paramount+
1 Gennaio 2023 alle 08:15

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Davvero non mi sembra vero a dirlo: sono a Las Vegas per intervistare Harrison Ford. Un’occasione di quelle che capitano una volta nella vita. Anche perché per riuscire a coglierla sono stato costretto a superare un’inarrestabile serie di ostacoli. Innanzitutto accorgermi di avere il passaporto scaduto a pochi giorni dalla partenza, poi affrontare la cancellazione del volo a 36 ore dal decollo, superare lo sciopero dei controllori di volo e infine passare una notte a New York perché il secondo volo per Las Vegas è stato ritardato di 16 ore. Ma tant’è, tutto è superato. Sono a Las Vegas e poco mi interessa dei casinò della città, delle infinite insegne luminose di hotel, bar e ristoranti, dei divertimenti a ogni angolo.

Dopo aver partecipato alla prima mondiale di “1923”, la serie tv western di cui Harrison Ford è protagonista (è il prequel del celebrato “Yellowstone” con Kevin Costner e sequel di “1883”; da noi arriverà a inizio 2023 su Paramount+), ed essere stato al party ufficiale, mi trovo davanti questa leggenda del cinema. E lo intervisto per Sorrisi in una delle lussuose suite del Wynn Resort, mega albergo sulla Strip, il leggendario viale di Las Vegas.

“1923”, così come “1883” e “Yellowstone”, è incentrato sulle vicende della famiglia Dutton. Ma le tre serie sono soprattutto il racconto della storia degli Stati Uniti...
«Senza dubbio. All’interno di questo universo narrativo si parla di immigrati, come i pastori che arrivavano dall’Europa, di cowboy e poi ci sono le tematiche relative ai popoli indigeni. In “1923”, così come è stato fatto in precedenza, cerchiamo di restituire un racconto veritiero. Certi stereotipi tipici della classica mitologia del Far West americano sono stati spesso scelti selettivamente e manipolati per dare una visione più positiva della Storia rispetto a quanto non sia accaduto in realtà».

La sua famiglia ha qualcosa in comune con i Dutton?
«Sì, certamente: anche la mia è una famiglia di immigrati. Mio padre era di origine irlandese, mia madre invece era russa. E anche loro, come i Dutton, hanno dovuto subire tante pressioni».

Lei ha interpretato personaggi che hanno fatto la storia del cinema, da Indiana Jones ad Han Solo di “Star Wars”. Ora presta il volto a Jacob Dutton, all’apparenza un cowboy tutto d’un pezzo.
«Lo è. Jacob è un uomo che si trova di fronte a quelle che dal nostro punto di vista sembrano scelte morali, ma lui non ritiene di avere scelte a disposizione. Si sente costretto a comportarsi in un certo modo duro e severo, perché non vede vere alternative. Si tratta di un personaggio decisamente complicato».

In lui c’è anche del buono, per fortuna...
«Sì, infatti è anche un marito gentile ed estremamente innamorato di sua moglie Cara, che viene interpretata da Helen Mirren, un’attrice straordinaria».

Da ragazzo aveva mai sognato di diventare un cowboy?
«Questo credo che sia il sesto western in cui mi capita di lavorare e devo dire che amo sempre recitare all’aria aperta, andando a cavallo (sorride)».

D’altronde i cowboy sono una figura così simbolica per la Storia del suo Paese.
«Sono delle icone, questo è chiaro. Però oggi il nostro compito è ricostruire la Storia “vera” di quegli anni. Ricordiamoci che stiamo parlando di una terra che apparteneva ai popoli indigeni, che furono letteralmente cacciati. In “1923” includiamo anche la loro versione degli eventi, non solo quella dei cowboy».

Insomma, in parte avete voluto sfatare i luoghi comuni?
«Abbiamo creato una visione d’insieme più articolata, che tiene conto di aspetti diversi. È un qualcosa di molto ambizioso».

Partecipare a un’intera serie da protagonista dopo oltre 50 anni di carriera è un po’ una sfida?
«Più che una sfida, ritengo che sia un’opportunità. Taylor Sheridan, l’autore di “Yellowstone” e “1923”, e la sua squadra hanno un grandissimo talento e realizzano prodotti di notevole qualità. Per fortuna lavorare, che sia girare un film o una serie, mi diverte ancora molto».

Com’è stato recitare accanto a Helen Mirren, che ormai è un’italiana di adozione visto che ha una casa in Puglia?
«Helen me lo ha raccontato: la sua casa deve essere in un luogo davvero splendido da come me lo ha descritto! Avevamo già lavorato insieme facendo marito e moglie (in “Mosquito coast” del 1986, ndr). È un vero piacere stare sul set con lei e per gli spettatori trovo che sia interessante vedere una storia d’amore tra due persone che hanno la nostra età».

A proposito della casa pugliese di Helen, lei ha qualche ricordo speciale legato all’Italia?
«Roma è stata la prima città che ho visitato fuori dagli Stati Uniti: avevo circa 25 anni ed ero lì perché stavo girando un film. Mi sono innamorato subito del vostro Paese, è uno dei più belli al mondo».

Helen Mirren: «Checco, ti aspetto!»

Sul red carpet della premiere mondiale di “1923” abbiamo incontrato Helen Mirren, che nella serie interpreta l’energica Cara, moglie di Jacob (Harrison Ford), matriarca della famiglia Dutton che non esiterà a prendere un fucile in mano quando sarà necessario. «Sono molto felice di essere entrata a far parte della famiglia di “Yellowstone”. Probabilmente mi sto avvicinando alla fine della mia carriera, questo devo ammetterlo. Tuttavia poter partecipare a una nuova avventura come questa è davvero qualcosa di eccitante: già per questa prima stagione di “1923” abbiamo realizzato delle cose eccellenti e altre potrebbero arrivarne nel futuro. Mi sono sentita come se io stessa fossi nata nel West (ride)».

Naturalmente dobbiamo chiederle un saluto per il suo amico Checco Zalone (lei, che ha una casa in Puglia, aveva partecipato al video di “La vacinada”, canzone del comico del 2021): «Come stai Checco? Sei il mio amore, ricordatelo! La prossima volta voglio anche te nel cast di una delle storie tratte da “Yellowstone”. Potresti impersonare un parente italiano che viene a trovarci (ride)».

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