Hugh Grant: «Macché romantico, io sogno di fare il cattivo»

Ora su Sky nella serie "The undoing", spopola da 30 anni con i suoi film pieni d’amore e ironia, ma in realtà preferisce ruoli da "cattivo"

Nicole Kidman e Hugh Grant in "The Undoing"
14 Gennaio 2021 alle 08:55

È già uno dei protagonisti del 2021, star della serie “The undoing” in onda su Sky e dell’irresistibile speciale comico “Death to 2020” su Netflix. E pochi giorni fa lo abbiamo rivisto su Rete 4 nel film “Love actually”, che ormai è diventato un piccolo classico delle feste natalizie. Davvero niente male per un attore 60enne che ha dichiarato spesso di «annoiarsi a morte a recitare» e di meditare il ritiro. Che sia un altro tocco di quell’ironia britannica che lo contraddistingue? Nel caso continui a recitare per altri 40 anni, noi ci prepariamo: ecco tutto quello che dovete sapere su Hugh Grant.

Le origini
Di nobile famiglia, è tra i discendenti del Re d’Inghilterra Enrico VII (1457-1509). Ha una laurea in letteratura a Oxford, la più prestigiosa università britannica, frequentata grazie a una borsa di studio. Proprio a Oxford ha girato nel 1982 il suo primo film, “Privileged”, insieme ad altri studenti. Poi, stufo di ottenere solo piccole parti, fondò un trio comico con cui si esibiva nei pub di Londra. Prima del successo ha ideato spot radiofonici per una birra, scritto sketch televisivi e ha anche fatto, per un breve periodo, il giardiniere per il club calcistico del Fulham, di cui poi sarebbe diventato appassionato tifoso. Inoltre è un ottimo giocatore di cricket e golf. Unico rimpianto: da ragazzo voleva scrivere un romanzo, ma non l’ha mai finito.

Il “boom”
È diventato una star internazionale abbastanza tardi, a 34 anni, con “Quattro matrimoni e un funerale” (per cui nel 1995 ha vinto un Golden Globe). Ma già con il suo primo vero film da protagonista, “Maurice” del 1987, aveva vinto il premio di Migliore attore a Venezia. Eppure per “Quattro matrimoni e un funerale” Andie MacDowell guadagnò 20 volte più di lui (due milioni contro 100 mila dollari). Infatti Grant optò per un compenso fisso mentre lei, più previdente, per una percentuale sugli incassi. Gli Anni 90 sono il suo periodo d’oro: per tre stagioni di fila ha recitato in un titolo candidato all’Oscar come Miglior film (“Quel che resta del giorno” nel 1993, “Quattro matrimoni e un funerale” nel 1994 e “Ragione e sentimento” nel 1995). E il suo fidanzamento con la modella e imprenditrice Elizabeth Hurley, durato 13 anni (dal 1987 al 2000), fece dei due “la coppia più glamour di fine millennio”.

Sperduto in America
Il successo lo portò a Hollywood quando non era ancora pronto, come ha detto lui stesso: «A Los Angeles era tutto gigantesco. Per il mio esordio con “Nine months” ero nel panico e ho perso il senso della misura: ho voluto strafare, ho riempito il film di faccine e l’ho rovinato». Come se non bastasse, pochi giorni prima del lancio del film, il 27 giugno 1995, viene arrestato a Los Angeles mentre si intrattiene in auto con una prostituta, Divine Brown. Le foto segnaletiche di Grant fanno il giro del mondo.

Cattivo dentro
Ironicamente, i suoi tentativi di affermarsi con parti diverse da quelle dell’eroe romantico tenero e sensibile, per esempio nel thriller “Extreme measures” (1996) che produsse di persona, furono frustrati dall’enorme successo di “Notting Hill” (1999), scritto dallo stesso autore di “Quattro matrimoni e un funerale”, che subito rimpiazzò il titolo precedente al primo posto nella classifica del film britannici col più grande incasso di sempre. Riuscì finalmente nel suo intento nel 2001 con “Il diario di Bridget Jones”, «dove finalmente facevo un figlio di...». Da allora dice: «Preferisco fare i cattivi. Mi somigliano molto di più». Ambiguo avrebbe dovuto essere anche il personaggio a lui riservato dai produttori di “Harry Potter” nel 2001, ma la sua partecipazione fu cancellata all’ultimo momento perché era impegnato su altri set.

Che caratterino!
Non è facile lavorarci insieme: sono noti i litigi sul set con Drew Barrymore e Julianne Moore, mentre di Robert Downey Jr. ha detto: «Sul set di “Restoration” pensavo che volesse uccidermi» (l’attore americano si è poi scusato su Twitter per i suoi aspri giudizi su Grant). Il suo perfezionismo sul set, che lo porta a chiedere di ripetere la scena finché non si sente completamente soddisfatto, è temuto da tutti registi. E a volte si impunta, come quando non voleva assolutamente girare il balletto in “Love Actually” (2003), sostenendo che non si addiceva al personaggio del Primo ministro. Per fortuna il regista lo convinse: è probabilmente la scena più famosa del film. Nel 2016 si è rifiutato di partecipare al terzo episodio della saga di Bridget Jones, costringendo gli autori a cancellare il suo personaggio e a sostituirlo con uno completamente nuovo, interpretato da Patrick Dempsey.

Impegnato
Ha avuto un ruolo centrale nello “scandalo delle intercettazioni” che portò alla chiusura del “News of the World” nel 2011. I giornalisti del tabloid erano accusati di usare microspie per controllare le telefonate delle celebrità. Più di recente si è battuto appassionatamente contro la “Brexit”.

Molti ruoli e molte voci
Ha dato volto, tra gli altri, a Lord Byron e Frédéric Chopin, e in “Cloud Atlas” (2012) ha interpretato sei diversi ruoli. La sua “voce italiana” appartiene di solito a Luca Ward, ma l’hanno doppiato spesso anche anche Francesco Prando, Sandro Acerbo e Angelo Maggi.

Papà tardivo, ma prolifico
È diventato papà per la prima volta a 51 anni, nel 2011, dopo un fugace incontro con Tinglan Hong. La bambina, Tabitha, ha anche un nome cinese, Jingxi, che significa “felice sorpresa”. Ha avuto il secondo figlio da Anna Eberstein nel 2012, poi di nuovo uno da Tinglan Hong nello stesso anno, e poi altri due da Anna nel 2015 e nel 2018. Quello stesso anno, il 25 maggio, Hugh ha sposato Anna a Londra.

Fiuto per gli affari
Nel 2001 ha acquistato un ritratto di Elizabeth Taylor di Andy Warhol pagandolo 4 milioni di dollari. Sei anni dopo l’ha rivenduto per 23,5 milioni.

L’ironia
Con la sua ironia pacata e pungente Hugh Grant incarna alla perfezione lo humour inglese, grazie a frasi come: «Non credo all’amore a prima vista, ma devo tutta la mia carriera a questa idea». E su Julia Roberts: «Ha una bocca così grande che mentre la baciavo ho sentito una leggera eco».

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