“In fiamme”, la serie crime (tratta da una storia vera) con Úrsula Corberó 

La serie è ispirata a fatti di cronaca realmente accaduti e mette alla luce intrighi, giochi di potere, tradimenti e intrecci amorosi

In fiamme
21 Settembre 2023 alle 09:51

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Attesissima non solo perchè la protagonista è Úrsula Corberó, l’amatissima Tokyo de "La casa di carta", anche perchè “In fiamme” si ispira a una storia vera. La serie che su Netflix dall’8 settembre (giorno di uscita) continua ad occupare le prime posizioni racconta la storia di Rosa Peral, un’agente della polizia di Barcellona, Pedro Rodríguez (Jose Manuel Poga) e di Albert López (Quim Gutiérrez). "Burning Body"  è il titolo originale del true crime, scritto da Laura Sarmiento Pallarés per la regia di Jorge Torregrossa, che in 8 episodi porta lo spettatore nel vivo del caso che nel 2017 ha sconvolto Barcellona e la Spagna intera, conosciuto come il “Crimine della Guardia Civil”.

Le indagini partono con il ritrovamento del cadavere carbonizzato di un uomo, successivamente identificato come quello dell’agente di polizia Pedro Rodríguez, all’interno del portabagagli della sua auto nel bacino idrico del Foix, alle porte di Barcellona. È solo grazie al numero di telaio dell’auto e ad una protesi alla schiena che si riesce a dare un nome al cadavere. Mentre Rosa e Albert fanno di tutto per far ricadere la colpa sull’ex marito di lei, nonché padre della figlia Sofia con cui lotta per contendersi la custodia, le indagini portano alla luce inganni, relazioni tossiche, ripetuti tradimenti, scandali sessuali e violenze tra diversi agenti di polizia

"In fiamme" è la ricostruzione romanzata di una storia di sangue intorno alla quale si è concentrata un’attenzione mediatica che ha superato i confini della Spagna. E la serie conferma che Úrsula Corberó è drammaticamente perfetta quando veste i panni di una seduttrice e spietata femme fatale che riesce a piegare e manipolare tutti a suo piacimento.

Cosa c’è di vero del fatto di cronaca (SPOILER)

Il “Crimine della Guardia Urbana” è un fatto di cronaca realmente avvenuto nella notte tra l’1 e il 2 maggio 2017 a Barcellona. I nomi dei protagonisti non sono nomi di fantasia. Rosa Peral è un’agente della polizia di Guardia Urbana di Barcellona, così come Pedro Rodríguez e l’amante di lei Albert López, che nell’omicidio ha un ruolo chiave. L’auto del 38enne Pedro, data in fiamme con il suo cadavere carbonizzato nel portabagagli è stata realmente ritrovata vicino al bacino idrico di Foix, a un’ora di macchina dal centro di Barcellona, ma a seguito degli accertamenti degli investigatori è stato scoperto che Rodríguez era stato ucciso nella casa che condivideva con la sua compagna Rosa Peral nella località balneare di Vilanova i la Geltrú, nelle prime ore del 2 maggio 2017. 

Inizialmente tutti i dettagli e le dichiarazioni fornite dai due amanti portavano davvero all’ex marito di Rosa, che aveva astutamente organizzato un piano per far ricadere su di lui le colpe. Tra le motivazioni elencate c’erano gelosia e tradimenti, ma anche la custodia della figlia Sofia. Rosa, non vedendo altra via di fuga da quella relazione ha pianificato l’omicidio del compagno, manipolando il suo amante Albert López per farsi aiutare.

Rosa Peral e Albert López avevano entrambi i telefoni con sé la notte in cui Pedro fu assassinato e dalle intercettazione dei loro dispositivi risultano molte telefonate tra Rosa e Albert nelle ore prima dell’omicidio. In più il sangue di Pedro è stato ritrovato nel seminterrato della casa che l’uomo condivideva con Rosa (dettaglio che si vede nella serie).

Al processo, tenutosi tra febbraio e marzo, però, Rosa Peral e Albert López hanno finito per accusarsi a vicenda pur di salvarsi. Albert ha dichiarato che Rosa ha fatto tutto da sola e ha chiesto il suo aiuto solo per liberarsi del corpo di Pedro, mentre Rosa ha testimoniato che Albert, spinto dalla gelosia, era entrato in casa e aveva ucciso Pedro mentre lei si nascondeva con la figlia. Dove sta la verità non lo sapremo mai, perchè le condizioni in cui è stato ritrovato il corpo e le testimonianze contraddittorie hanno reso impossibile risalire ai dettagli dell’omicidio. Sappiamo solo che sia Rosa Peral che Albert López erano a casa di Rosa la notte dell’omicidio di Pedro, ma non sapremo mai se a commettere il delitto è stata Rosa, Albert o entrambi. Resta solo la sentenza definitiva: Rosa Peral è stata condannata a 25 anni di prigione e Albert a 20 anni.

Il documentario “Il caso Rosa Peral”

La vicenda dalla Spagna ha iniziato ad allargarsi fino ad appassionare tutto il mondo, diventando prima oggetto di vari speciali televisivi, poi di un documentario true-crime targato sempre Netflix diretto da Carles Vidal Novellas e Manuel Pérez dal titolo “Il caso Rosa Peral”, distribuito anch’esso dalla piattaforma l’8 settembre 2023. Per chi volesse approfondire il caso, in questo film documentario è proprio l'ex agente di polizia Rosa Peral a rilasciare la sua prima intervista dal carcere. Nel 2020, dopo un processo controverso che ha svelato inganni, giochi di potere e intrecci amorosi, la donna è accusata di avere ucciso il compagno con l'aiuto dell'ex amante. Il documentario esplora da più punti di vista la vicenda, offre la versione di Rosa, una crudele manipolatrice e calcolatrice, che dalla prigione dove è attualmente detenuta, spiega in una lunga intervista come la procura abbia esagerato e persino inventato teorie che, al di là dei fatti, hanno portato alla sua condanna.

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