“Inventing Anna”, la vera storia di Anna Sorokin

La serie del momento è su Netflix e racconta la vita di una truffatrice di talento: ed è (quasi) tutto vero!

Julia Garner interpreta Anna Delvey
10 Marzo 2022 alle 09:08

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Il modo migliore per diventare ricchi è fingere di esserlo già. Se si è abbastanza bravi funzionerà, almeno per un po’. Poi le conseguenze potrebbero diventare spiacevoli come una condanna a quattro anni di carcere. Questo ci insegnano “Inventing Anna”, la fiction di Netflix più vista del momento, e ancor di più Anna Sorokin, la truffatrice russo-tedesca che l’ha ispirata. Che poi “truffatrice” è una definizione nostra (e della giuria) che lei rifiuta. Dal suo punto di vista, stava solo facendosi anticipare i soldi per un grandioso progetto: creare la “Anna Delvey Foundation”, una società che avrebbe dovuto occuparsi di arte e di moda con profitti milionari. Il bello è che, alla fine, Anna è diventata ricca sul serio: Netflix le ha versato 320 mila dollari per raccontare la sua storia. Ma andiamo con ordine…

Un enorme successo

Messa a disposizione degli abbonati dall’11 febbraio, la serie “Inventing Anna“ (in nove episodi) è subito diventata di enorme successo. Nel ruolo dell’ambigua truffatrice c’è Julia Garner, già conosciuta per la serie “Ozark”. Anna Chlumsky veste invece i panni di una reporter che indaga sulla storia. Il suo personaggio si chiama Vivian Kent, ispirato a Jessica Pressler, la giornalista del “New York Magazine” che ha fatto conoscere al mondo la vera Anna Sorokin. A proposito, ma chi è la “vera” Anna Sorokin?

La ragazza di Mosca

La vera Anna Sorokin durante il processo

La vera Anna Sorokin è nata il 23 gennaio 1991 a Domodedovo, vicino a Mosca. Suo padre era un camionista, sua madre possedeva un negozio di alimentari. A 16 anni si è trasferita con la famiglia in Germania dove ha studiato. Di lei i compagni di classe ricordano che leggeva ossessivamente il giornale “Vogue” e seguiva blog sul tema. Nel 2013 si trasferisce a New York per partecipare alla settimana della moda, guardando le sfilate dalla prima fila. È allora che comincia a farsi chiamare Anna Delvey e a presentarsi come la rampolla di una ricchissima famiglia tedesca. Talmente ricca da dimenticare il contante a casa, chiedere a un amico di ospitarla, a un altro di pagare il taxi, a un terzo di anticipare i soldi per un viaggetto a Venezia… e poi dimenticarsi di restituirli. Del resto, per le persone più facoltose di New York, che saranno mai poche migliaia di dollari da prestare a una ragazza che vive negli alberghi di lusso e possiede 60 milioni sul suo fondo finanziario (così sosteneva Anna)? Ecco messo a punto il “metodo Sorokin”, o meglio il “sistema Delvey“: nessun benestante rifiuterà l’anticipo di qualche spicciolo se è convinto che sta per fare enormi affari con te.

«Mi date 22 milioni?»

Applicando questo metodo, e con altri trucchetti più tradizionali, Anna è riuscita in cinque anni a: noleggiare un volo privato da 35.390 dollari; ottenere prestiti dalle banche grazie a un “anziano amministratore delle sue finanze”, tale Peter W. Hennecke, di cui aveva creato la voce al telefono con una semplice app; godersi una vacanza in Marocco da 62 mila dollari che verranno tutti addebitati sulla carta di credito di un’amica; e così via. Finché, a un certo punto, è arrivata a tanto così dal farsi concedere un prestito di 22 milioni di dollari da una grande banca. Ma qui il metodo si è inceppato. E il 20 marzo 2019 è cominciato il processo contro di lei. Allora ha preteso che uno stilista le procurasse gli abiti per le sue apparizioni in tribunale. E una volta si è rifiutata di entrare in aula perché il suo completo firmato «non era stato stirato» e non accettava di usare quello della prigione. Il 25 aprile del 2019 Anna è stata condannata per otto diverse accuse (ma assolta per due) a una pena minima di quattro anni di galera. Oggi è detenuta in una prigione del New Jersey. Intanto l’articolo di Jessica Pressler l’aveva resa famosa, e nel 2018 Netflix le ha versato, come detto, 320 mila dollari per i diritti sulla sua storia (quasi tutti finiti a rimborsare il maltolto).

In cerca di rispetto

Ma alla fine cosa voleva veramente Anna Sorokin? Lei, come detto, rifiuta l’etichetta di truffatrice perché si sente un’artista e un’imprenditrice. Anche gli autori della fiction hanno la loro idea: Anna cercava “rispetto”, tanto da preferire il carcere all’essere descritta come una sognatrice sciocca e incompetente (che poi era la linea difensiva del suo avvocato). Insomma, la vera Anna Sorokin ha inventato Anna Delvey, un personaggio così affascinante che prima ha conquistato i ricchi di New York e poi gli spettatori di mezzo mondo. E ora tutti impazziscono per capire quale dettaglio della serie sia “vero” e quale no. Ma attenzione: è Netflix stessa a prendere garbatamente in giro chi non vuol distinguere tra realtà e fiction, nello slogan che apre ogni puntata: “Questa storia è del tutto vera. Tranne le parti completamente inventate”.

Così la "regina" Shonda Rhimes ha fatto ancora centro

La serie “Inventing Anna” è l’ennesimo prodotto di Shonda Rhimes, l’inventrice di “Grey’s Anatomy” e “Scandal”, che per Netflix aveva già sfornato “Bridgerton”. Insomma, una forza della natura. Tanto che ormai è considerata l’indiscussa regina delle fiction. Shonda è nata a Chicago nel 1970 e all’inizio ha faticato per realizzare il suo sogno di sceneggiatrice, tanto da doversi mantenere con diversi impieghi di breve durata. Ma nel 1999 arriva la svolta: scrive il copione di “Vi presento Dorothy Dandridge”, che varrà un Golden Globe alla protagonista Halle Berry. E nel 2007 lo vince pure lei per aver creato “Grey’s Anatomy”. Fonda la sua casa di produzione ShondaLand e continua a sfornare successi, finché nel 2017 arriva l’accordo in esclusiva con Netflix, per cui sta lavorando a 12 diversi progetti. “Bridgerton” è il primo, “Inventing Anna” il secondo. Cosa mai ci aspetterà adesso?

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