Se ci chiedessero di pensare a giochi appassionanti da seguire, gli scacchi non sarebbero di certo in cima alla lista. Eppure proprio una serie sugli scacchi è al primo posto nella classifica dei dieci titoli più visti su Netflix Italia (ha superato persino l’attesissima ultima stagione di “Suburra”): si tratta di “La regina degli scacchi”, miniserie in sette episodi basata sull’omonimo romanzo del 1983 di Walter Tevis.
Ambientata nell’America degli Anni 60, la serie racconta la storia di Beth Harmon (Anya Taylor-Joy), ragazza orfana che si scopre genio degli scacchi e inizia a competere a livello professionistico, facendosi largo in un mondo prettamente maschile.
La trama
Basata sul romanzo di Walter Tevis, “La regina degli scacchi” racconta la storia di Beth Harmon (Anya Taylor-Joy), genio degli scacchi che si fa strada in un mondo prevalentemente maschile macinando vittorie su vittorie nell’America degli Anni 60.
Dopo la morte della madre in un incidente d’auto, a nove anni Beth viene spedita in un orfanotrofio nel Kentucky. Qui sviluppa una dipendenza dai farmaci tranquillanti forniti dallo stato per sedare i bambini e impara a giocare a scacchi grazie agli insegnamenti dell’inserviente dell’istituto. Fin dal primo momento rivela un talento naturale: dopo l’adozione inizia a competere per premi regionali e nazionali, tra genio e dipendenza, fino ad ambire ai titoli internazionali.
La protagonista
C’è chi già parla di un possibile Golden Globe per Anya Taylor-Joy, che interpreta Beth. «Mi serviva qualcuno che fosse davvero interessante, che non si riesce a smettere di guardare e che fosse in grado di trasmettere questo senso di intelligenza», ha spiegato il regista e sceneggiatore Scott Frank. Ha detto di aver capito che Taylor-Joy era la persona giusta nel momento in cui le ha stretto la mano per la prima volta. E infatti sulla scena dimostra un carisma e un magnetismo eccezionali – una cosa tutt'altro che semplice, considerando che Beth parla poco e comunica ogni sua emozione solo attraverso lo sguardo.
«Mi sono innamorata subito di Beth» ha detto Taylor-Joy «Anche se non sapevo niente degli scacchi, sono riuscita a comprendere bene il personaggio e ad affezionarmi a lei. Penso che essere una ragazza adolescente sia già complicato anche senza essere un genio. E anche se lei è effettivamente un genio, per buona parte della storia è anche solo una ragazzina di quindici anni con un disperato bisogno di connessione».
«Mi è sembrato che, soprattutto negli anni dell’adolescenza, Beth si sentisse separata dalle altre persone. Si sentiva “altro” e sono riuscita a connettere con questo aspetto. Mi ha spezzato il cuore la prima volta che l’ho letto e continua a farlo anche ora».
Gli scacchi
“La regina degli scacchi” riesce in un’impresa tutt’altro che semplice: rendere un gioco mentale come gli scacchi avvincente e adrenalinico. Non importa che si tratti di semplici amichevoli o di tornei internazionali; ogni partita tiene gli spettatori incollati allo schermo, con il cuore in gola fino allo scacco matto.
«Sono girate come scene d’azione», ha detto Anya Taylor-Joy. «In effetti sono la mia parte preferita della serie. Abbiamo coreografato ogni sequenza di scacchi con una diversa idea. Alcune sono un po’ più sensuali, altre sono proprio intense, specialmente quando lei è sconvolta. E la sua lotta con la dipendenza aggiunge un altro elemento».
Le partite a scacchi non sono soltanto ben girate: sono anche realistiche. La produzione voleva assicurarsi che eventuali giocatori professionisti non avrebbero trovato errori o inaccuratezze. Quindi hanno ingaggiato come consulenti il campione di scacchi Garry Kasparov e il maestro Bruce Pandolfini, che tra l’altro aveva già collaborato con Walter Tevis durante la stesura del romanzo (non solo: l’idea del titolo è sua!).
Pandolfini e Kasparov hanno progettato ognuna delle partite presenti nella serie. «Dovevamo prima creare le posizioni degli scacchi», ha spiegato Pandolfini. «E quindi siamo partiti da una base di circa cento posizioni. Verso la fine siamo arrivati a circa cinquecento diverse posizioni, che è più di qualunque altro progetto sugli scacchi mai realizzato prima».