Lupin è tornato… ed è sempre imprendibile

Nella serie di Netflix Omar Sy si ispira all’affascinante ladro gentiluomo. Sapete tutto di lui?

Omar Sy è il protagonista di "Lupin"  Credit: © Netflix
28 Gennaio 2021 alle 08:48

Lupin è tornato e, come solo lui sa fare, ha soffiato ai concorrenti il trofeo di programma più visto dello streaming. Anche se in verità non si tratta proprio del grande Arsenio ma di un suo erede di oggi, che in un libro sul ladro gentiluomo trova l’ispirazione per i propri colpi. Incuriositi? Ecco tutto quello che c’è da sapere sulla nuova serie di Netflix e sul personaggio che l’ha ispirata, un eroe capace di assumere mille volti... e mille adattamenti sullo schermo!

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Secondo Netflix, la serie “Lupin” ha già raggiunto i 70 milioni di spettatori ed è la più vista della piattaforma in Italia, Brasile, Argentina, Germania, Spagna, Polonia, Vietnam e Filippine.

Il protagonista Omar Sy ha raggiunto la fama mondiale nel 2011 con il film “Quasi amici”, di cui era coprotagonista insieme a François Cluzet. Curioso il modo con cui Netflix, nel 2018, annunciò il suo ingaggio: inviandogli un tweet fatto solo di “emoticon” (nell’ordine, una mano che saluta, un gentleman, un cilindro e una cinepresa) da tradurre così: «Ciao, vorresti diventare Lupin in una nostra serie tv?».

C’è anche la Gioconda di Leonardo tra i... personaggi della serie. Infatti la troupe ha girato nelle vere sale del Louvre. Invece il collier di Maria Antonietta, su cui Lupin mette gli occhi nella fiction, è in realtà la famosa “collana della regina” che fu al centro di una truffa e di un grande scandalo ai tempi di Luigi XVI.

Il personaggio originale di Arsenio Lupin è stato creato nel 1905 dallo scrittore Maurice Leblanc, che su di lui ha scritto 17 romanzi, 39 racconti e cinque pièce teatrali. L’ultimo tassello si è aggiunto nel 2012 con l’uscita postuma di “L’ultimo amore di Arsenio Lupin”, scritto nel 1936 e mai pubblicato prima.

Il suo look è raffinato: con frac, cilindro, guanti bianchi, monocolo e bastone, Lupin si veste da “dandy” e simboleggia la Francia della Belle Époque. E l’autore Maurice Leblanc gli assomigliava anche fisicamente.

In realtà Leblanc amava anche presentarsi come amico e biografo del “vero” Arsenio Lupin. Nel 1936 arrivò addirittura a farsi fotografare per la stampa “con Lupin” (in realtà un attore il cui volto era seminascosto da una sciarpa).

Lupin è un “ladro gentiluomo”: detesta la violenza, ruba solo ai ricchi (preferibilmente disonesti) ed è raffinato e istruito. Inoltre è un abile prestigiatore e lottatore, ed eccelle nelle arti marziali. Ma il suo vero punto di forza sono i travestimenti, con cui è in grado di spacciarsi per chiunque e ingannare persino gli amici di una vita. Quest’ultimo aspetto in realtà è stato attenuato nella serie di Netflix perché, secondo i produttori, «oggi per rendersi invisibili basta mimetizzarsi con chi ti circonda».

Secondo alcuni critici letterari il personaggio sarebbe ispirato all’anarchico francese Marius Jacob che con i suoi furti ingegnosi ai danni dei ricchi voleva finanziare il movimento anarchico. Si firmava col nome di Attila e quando fu catturato, nel 1903, aveva all’attivo ben 156 rapine.

Oggi la casa di Maurice Leblanc a Étretat, in Normandia, è un museo che celebra la vita dello scrittore e del suo personaggio più noto. Qui ogni anno si riuniscono i fan, che si sono dati il nome ufficiale di Lupinisti (e addirittura Lupinologi se hanno scritto qualche studio sul personaggio).

In “il segreto della guglia”, romanzo del 1909, si immagina che il tesoro del Re di Francia sia nascosto nelle scogliere di Étretat. Ancora oggi molti Lupinisti sono certi dell’esistenza di un passaggio segreto da qualche parte lungo la costa e periodicamente si radunano per cercare il tesoro.

Lupin è stato protagonista di 26 film al cinema e dieci serie televisive, di cui la più famosa è probabilmente quella del 1971, coprodotta dall’Italia, dove recitò anche Raffaella Carrà (Lupin era interpretato da Georges Descrières, che si vantava di essere stato preferito anche a Jean Paul Belmondo).

La fama di Lupin è stata quasi oscurata da quella di... suo nipote. Parliamo di Lupin III, il “manga” ideato nel 1967 dall’artista giapponese Monkey Punch. Lupin III racconta spesso le imprese del “nonno” e ne cita i saggi insegnamenti.

Così ne parla Umberto Eco in “Il superuomo di massa” (1976): «Ne esce sempre bene, si diverte e via? In realtà Lupin era un personaggio ben più complesso, anzitutto non sempre gli va bene, finisce in galera, si fa beccare come uno sciocco per amore o per galanteria, quando vede il suo nemico Herlock Sholmes impallidisce, perde il controllo, suda, e in fin dei conti ha un destino tragico perché quando ama (quasi come ai personaggi di Chandler e di Hammett) la donna gli muore, guai ad amare Lupin, mena gramo».

Tornerà, ma quando? Le cinque puntate ora visibili saranno seguite da altrettante, ma Netflix non ha comunicato quando verranno rese disponibili, anche se il settimanale “Newsweek” ha ipotizzato l’uscita entro luglio 2021.

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