Che cosa c’è di vero nella vicenda raccontata nella serie creata da Ryan Murphy su Netflix
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Che cosa c’è di vero nella vicenda raccontata in "Monsters: La storia di Lyle ed Erik Menéndez"? La serie antologica, creata da Ryan Murphy e Ian Brennan, torna a ispirarsi a un caso di cronaca raccontando una vicenda tanto oscura quanto complessa. Dopo una prima stagione dedicata a Jeffrey Dahmer, stavolta al centro del racconto ci sono i fratelli Menéndez i quali furono condannati all’ergastolo nel 1996 per aver ucciso i propri genitori.
Di che cosa parla la serie tv
La serie tv, interpretata tra gli altri da Javier Bardem e Chloë Sevigny, è strutturata come un true crime e racconta la storia dei due fratelli ricostruendo a ritroso il ritratto di quella che, solo apparentemente, sembrava la perfetta famiglia che incarnava il sogno americano.
Si tratta di una storia vera?
Ebbene sì, nella sua crudezza "Monsters: La storia di Lyle ed Erik Menéndez" ci racconta fatti realmente accaduti tra il 1989 e il 1996. Gli avvenimenti hanno inizio nell’estate del 1989 quando i fratelli uccisero i propri genitori nella villa di famiglia a Beverly Hills. I due, in un primo momento, non furono iscritti nel registro degli indagati, cosa che gli permise di spendere cifre da capogiro per viaggi e beni di lusso. Si stima che i due spesero ben 700.000 dollari prima di essere indagati e poi arrestati. Nonostante i Menéndez fossero una famiglia benestante, furono proprio i movimenti finanziari dei fratelli ad allertare gli inquirenti che deviarono le indagini su Lyle ed Erik, fino a incastrarli nel 1990 quando in ragazzi avevano rispettivamente 22 e 19 anni.
Il processo
Da qui ebbe un inizio un processo complicato che vedeva da una parte l’accusa portare avanti l’ipotesi dell’assassinio allo scopo di ottenere l’eredità familiare (cosa che poteva essere provata dalle spese fastose dei ragazzi) dall’altra le confessioni dei fratelli che portarono a galla una realtà familiare fatta di abusi e violenze. Stando alle testimonianze di Lyle ed Erik il padre avrebbe abusato dei figli sin dall’infanzia, mentre la moglie, alcolista e tossicodipendente, non avrebbe mai fatto nulla per impedire che ciò avvenisse. Processati due volte, furono successivamente condannati all’ergastolo senza libertà condizionale nel 1996, pena che stanno tutt’ora scontando. Nel 2023 i fratelli Menéndez hanno chiesto la riapertura del caso dopo aver depositato prove inedite riguardo la colpevolezza del padre in merito agli abusi.