Perché Skam Italia è la serie dell’anno per capire i diciottenni

La prima produzione di TimVision racconta le giornate di un gruppo di amici, tra scuola, amori e smartphone, che possiamo seguire in tempo reale sui social

Ludovica Martino in «Skam»  Credit: © TimVision
13 Aprile 2018 alle 15:44

A venti anni esatti dalla messa in onda, la domanda che tutti si pongono è una sola: se Dawson e Joey avessero avuto Instagram e Facebook, quanti problemi si sarebbero aggiunti a quelli che già dovevano affrontare? Prima del 1998, prima cioè di «Dawson’s Creek», non avremmo mai pensato di poter andare così a fondo nella vita di un gruppo di adolescenti, seguirli giorno per giorno tra la scuola e la casa. Ma se avessimo potuto pedinarli anche “fuori onda”? Se ci fosse stato addirittura concesso di leggere le loro conversazioni su WhatsApp? Se lo è chiesta, nel 2015, la norvegese Julie Andem: per lei, nata nel 1982, l’adolescenza era ormai un ricordo quasi vago – ma era sempre più concreta la tecnologia e, soprattutto, era sempre più vicina a quella fascia d’età, i diciott’anni.

Segui le avventure dei protagonisti di Skam Italia sul sito ufficiale.


**Skam vuol dire "**vergogna"

In un momento storico in cui Kim Kardashan, tra i reality e la realtà, tra i social e la vita privata, stava confondendo la persona con il personaggio, la Andem ha proposto alla televisione norvegese di produrre una serie che però non sarebbe andata in onda in TV, ma sul sito della rete. Ed è così che nasce «Skam», letteralmente “vergogna”: ogni giorno il portale on-line della NRK pubblica nuove clip, sui social media spuntano nuovi post, vediamo e leggiamo le conversazioni tra i personaggi, che si confondono con le persone. Senza nessun tipo di promozione, senza interviste o comunicati stampa, la Web-serie viene captata dagli adolescenti in modo spontaneo, e viene rinnovata per ben tre stagioni: l’ultima, batte ogni record di visualizzazioni. Si affrontano i problemi tipici degli anni del liceo, il cyberbullismo, le difficoltà del coming out, l’amore proibito, il confronto con altre religioni. Per raccontare il microcosmo dei giovani di Oslo, la creatrice ha passato 24 ore su 24 a intervistare gli interpreti, ha portato sul piccolo e medio schermo il loro linguaggio, finché il progetto non è diventato “uno sport estremo” e ha annunciato la chiusura della serie nell’estate del 2017.

Da Oslo a Roma

La fama di «Skam» però ha superato i confini e gli spettatori di tutto il mondo hanno chiesto che le puntate fossero sottotitolate in inglese. Hanno ottenuto molto di più: si sono seguiti un remake americano e uno francese – e poi, nell’autunno 2017, altri cinque Paesi europei hanno annunciato l’acquisto del format. L’Italia è stata tra questi, grazie all’incontro fra TimVision e Cross Production, e «Skam» ha iniziato ad essere distribuita da marzo. Cambia l’ambientazione, da Oslo a Roma; cambia quindi la lingua, il liceo e cambiano gli interpreti: ma la trama resta identica. Giorno dopo giorno, alle conversazioni su WhatsApp e alle foto di Instagram si aggiungono le clip dirette da Ludovico Bessegato, che ogni settimana vengono accorpate a formare un unico episodio.

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