Pose, la serie LGBT di Ryan Murphy in streaming su Netflix
Arriva finalmente in Italia questa serie allo stesso tempo drammatica e glitterata, che parla d’identità e diritti. Nel cast, tra gli altri: Evan Peters, Kate Mara e James Van Der Beek
Di Pose, l’ultima serie creata dal sempre pazzesco Ryan Murphy (American Horror Story, Feud, Glee), ne avrete già sentito parlare nel 2018. Uscita per FX America, è stata infatti uno dei prodotti tv più acclamati dello scorso anno. Finalmente arriva anche in Italia grazie a Netflix, che la renderà disponibile in streaming sulla piattaforma a partire dal 31 gennaio.
La serie è ambientata nella New York di fine Anni 80. Ci catapulta nella comunità gay e transgender di quel periodo, in bilico tra la barocca esplosività della Ball culture e il doloroso dilagare dell’HIV. Il termine pose, posa-messinscena, prende infatti ispirazione da quella serie di mosse definite come vogueing, portate all’attenzione della massa a inizio ’90 da Madonna con Vogue appunto, di moda nei locali gay afroamericani e latinoamericani già a partire dai ’60. Vere e proprie performance di stile e portamento, con cui i vari membri delle comunità si sfidavano in coloratissime e chiassose gare spesso divisi in gruppi.
È proprio sul concetto di gruppo che si concentra Pose. Nella ballroom al centro della serie ogni weekend si sfidano i componenti di diverse "House", termine che ci racconta molto del tipo di aggregazione ricercata dai membri della comunità. Perlopiù rifiutati dalle proprie famiglie d’origine, si uniscono in nuclei alternativi in cui sentirsi accettati e benvoluti. Ognuno di essi è sorretto e gestito da una figura, la Madre, che si prende cura dei propri "figli", offrendo loro supporto e amore, in cambio di partecipazione alle sfide sulla pista.
Di cosa parla Pose
New York, 1987. Damon (Ryan Jamaal Swain) non è nemmeno maggiorenne quando viene allontanato dalla sua famiglia perché gay e con una amore smisurato per la danza. Costretto a vagabondare, viene accolto dalla transgender Blanca (Mj Rodriguez) nella sua House of Evangelista e introdotto al mondo della ball culture. Grazie all’aiuto della sua nuova famiglia, Damon non solo proverà a realizzare un suo sogno, ma riuscirà finalmente a riconoscersi in un gruppo di persone, perlopiù artisti ed emarginati che stanno scontando il prezzo delle loro scelte libere, che gli insegneranno a credere in se stesso. A cornice e in antitesi di questo mondo, Pose ci mostra un universo yuppie popolato da rampanti uomini d’affari che si sentono liberi per il potere che il denaro dà loro, ma proprio per questo sono schiacciati da apparenze e convenzioni da cui tentano di liberarsi avvicinandosi ad alcuni personaggi che ruotano attorno al mondo delle ballroom.
Il mondo delle ballroom
Se volete saperne di più, guardatevi il bellissimo documentario di Jennie Livingston Paris Is Burning, che racconta proprio la ball culture newyorchese di metà Anni 80. Ogni puntata di Pose ha una parte girata durante un contest. «The category is…» annuncia la voce di Pray (Billy Porter) dal palco e la sfida ha inizio. Corpo, pose, creature mai viste o abiti regali, è sempre la fantasia a regnare sovrana nelle richieste e i membri delle varie house devono sfidarsi dimostrando di essere all’altezza della gara. Alla fine, una giuria decreta il vincitore della categoria, che si aggiudica un ambitissimo trofeo. La sfida non rappresenta un momento limitato nel tempo, ma è un evento a cui tutta la collettività di ogni casa partecipa nel corso della settimana. Non solo: è il terreno su cui si giocano rivalità, rancori e alleanze all’interno della comunità gay-transgender.
Perché vedere «Pose»
Perché è una di quelle serie che vi lascia davvero qualcosa, oltre che essere scritta in maniera impeccabile. Pose non solo vi permette di conoscere un fenomeno realmente esistito, quello delle ballroom Anni 80, catapultandovi in uno dei periodi più drammatici per la storia della comunità gay-transgender - quello che ha visto il proliferare massiccio dell’HIV - ma è soprattutto una profonda storia d’amicizia e di riscatto. Un racconto che viene messo in scena attraverso una serie di protagonisti indimenticabili, ciascuno con la propria storia di sofferenza legata alla famiglia d’origine e a un mondo che li lascia al confine non essendo ancora pronto ad accettarli. La bellezza della serie, però, sta anche nell’assenza di una morale piagnona: la sofferenza è un transfer con cui ogni personaggio raggiunge una realizzazione e una felicità personali e collettive, che ad esempio nessuno dei ricchi uomini d’affari che sfiora le loro vite raggiungerà mai. Ciascuno di loro sta pagando caro il prezzo per una scelta che ha fatto, ma proprio per questo è libero.
Il cast di Pose
Per realizzare Pose Ryan Murphy, il fidato collaboratore Brad Falchuk e Steven Canals si sono avvalsi di un cast gay-transgender di vere star su cui svettano le due madri: la dolce Blanca, interpretata da Mj Rodriguez, e la spietata Elektra, una bravissima Dominique Jackson. Indya Moore è invece l’ammaliante Angel, che ha una storia col "bravo ragazzo sposato" Stan, interpretato da Evan Peters. Nel cast ci sono anche Kate Mara nel ruolo della moglie di Stan e James Van Der Beek (un redivivo Dawson di Dawson’s Creek) in quelli del suo losco capo ufficio. Infine, impossibile non nominare Ryan Jamaal Swaine, nei panni del giovani Damon, uno dei personaggi più dolci che la tv ci ha regalato ultimamente, e Billy Porter in quelli del re del ballroom Pray Tell.
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