«The Rain»: il teen-drama apocalittico firmato Netflix
È la loro prima produzione originale danese e racconta un futuro ipotetico in cui la popolazione mondiale viene decimata da un virus mortale portato dalla pioggia
«The Rain» è la prima serie originale danese prodotta da Netflix, disponibile in streaming dal 4 maggio. Creata da Jannik Tai Mosholt, Esben Toft Jacobsen, Christian Potalivo, è un racconto fanta-apocalittico il cui motore scatenante è una pioggia sterminatrice da cui è difficile salvarsi.
Ritmo serrato, colpi di scena e intreccio la rendono una prodotto televisivo apprezzabile da un pubblico vasto, anche se saranno soprattutto i più giovani ad amarla vista l’età dei suoi protagonisti. «The Rain», infatti, è ambientata in un futuro ipotetico in cui un gruppo di ragazzi sopravvissuti alla pioggia infetta deve riuscire, unendo le forze, a intraprendere un viaggio attraverso la Scandinavia alla ricerca di qualcuno che conosca una soluzione al problema. Amori, disaccordi e tensioni s’insinuano tra di loro costruendo un’architettura narrativa giocata tra un presente di forzata convivenza e un passato di ricordi e verità da dimenticare.
Provando a evitare gli spoiler, ecco cosa vi possiamo raccontare di questa nuova serie.
Cosa racconta «The Rain»
Simone e Rasmus sono due fratelli danesi costretti per cinque anni a vivere in un bunker in cui il padre li ha chiusi, per poi scomparire, poco prima dell’arrivo di una pioggia apocalittica che ha infettato e ucciso gran parte della popolazione.
Finite le provviste alimentari, i due decidono che è giunto il momento di uscire dalla loro gabbia e di cercare nuovi modi per sopravvivere fuori dal nascondiglio blindato. Solo a questo punto scopriranno con spavento di essere tra i pochi esseri umani rimasti in vita.
Si uniscono a un gruppo di ragazzi, anche loro superstiti, con cui intraprendono un pericoloso viaggio attraverso il paese alla ricerca di beni di prima necessità come cibo e acqua, ma soprattutto nella speranza di ritrovare il padre.
I giovani protagonisti
Quando si rifugiano nel bunker, Rasmus (Lucas Lynggaard Tønnesen) è ancora bambino e ne esce un adolescente desideroso di vita e di novità, nonostante intorno a lui regnino solo desolazione e paura. Simone (Alba August) invece è una teenager responsabile, che si ritrova molto giovane a dover essere per il fratello non solo una sorella maggiore, ma anche una madre e un’amica.
Nonostante il loro legame sia indissolubile, viene messo alla prova dal gruppo e dalle sue dinamiche. Tra gli altri personaggi, i nostri preferiti al momento sono l’ex soldato Martin (Mikkel Boe Følsgaard) e dell’enigmatica Beatrice (Angela Bundalovic).
«The Rain» si svolge in una sorta di universo spielberghiano post-catastrofico, una realtà dominata da giovani che devono farcela con le proprie forze e in cui gli adulti sono ammessi solo in modo indiretto (e spesso non ci fanno una bella figura).
Dentro e fuori
Dentro e fuori il bunker: la vita, la paura, la consapevolezza. Dentro e fuori se stessi: cosa si era e cosa si è diventati dopo la pioggia, in un alternarsi continuo di passato e presente.
«The Rain» è tutto un gioco di dentro-fuori. Di spazi, se la chiave di lettura è quella action. Di personalità, se analizziamo i diversi personaggi e le loro sfaccettature caratteriali in rapporto all’evoluzione sia della storia generale sia delle loro vicissitudini personali.
Simone & co. sono ragazzi che le circostanze e l’isolamento hanno fatto maturare troppo velocemente, ma che cercano nel supporto e nell’approvazione reciproca un modo per riconoscersi, per vivere la propria giovinezza e per riuscire a guardare avanti. La loro età - metafora anche di un agognato futuro migliore - funge da stimolo e speranza in un cambiamento, ma anche nella ciclica conferma di un’umanità in cui prevalgono sentimenti positivi come amore, amicizia e fratellanza.
Apocalyptic drama
È la pioggia l’origine dell’apocalissi in «The Rain». Ambientata in un futuro imprecisato la serie non si limita a intrattenere attraverso un fanta-thriller tanto classico quanto coinvolgente, ma introduce importanti spunti di riflessione sull’ambiente e i danni causati dall’uomo.
Nelle puntate che abbiamo potuto vedere in anteprima - le prime tre - ci è parso infatti d’intuire che la pioggia contagiosa sia il risultato di alcuni esperimenti operati da una società di ricerca a scopi scientifici.
Le catastrofi come risultato del tentativo umano di prevaricazione sulla natura sono da sempre terreno fertile per l’intrattenimento, ma in un momento in cui la minaccia ambientale si fa sentire più prossima che mai, è un'inquietudine reale a regnare sovrana durante la visione.
A tal proposito, «The Rain» tiene letteralmente lo spettatore inchiodato allo schermo dosando sapientemente ritmo, azione e suspence, senza dimenticare una punta di romance.
Paura
Sono due i livelli di paura presenti in «The Rain».
Il primo è quello dettato dal luogo: i bunker sono gli unici posti sicuri in cui stare. Al di fuori di essi la pioggia può uccidere o trasformare chi si bagna inavvertitamente in zombie famelici e contagiosi. Questo porta i protagonisti a una fuga frenetica di tappa in tappa, di obiettivo in obiettivo. Non pensate a «The Rain» come a una serie horror, ma preparatevi ad attaccarvi al divano per l’ansia in più di un’occasione.
Il secondo livello di paura viene invece costruito sui rapporti interpersonali: i membri del gruppo si possono davvero fidare l’uno dell’altro? E se qualcuno ‘non fosse’ e qualcun altro ‘non dicesse’? Lo spettatore, attraverso i flashback, viene messo a conoscenza di dettagli sul passato dei singoli che - già dai primi episodi - rivelano interessanti risvolti spesso non condivisi tra i protagonisti stessi.
A chi piacerà
A chi sono piaciute la fotografia cupa e le inquadrature cliniche in puro stile nordico di «Dark».
Soprattutto agli under 20.
A chi manca una serie con una buona dose di adrenalina e una manciata di zombie.
A chi non è terrorizzato dall'idea di futuri possibili cataclismi naturali.