“Romulus”: di cosa parla la serie Sky di Matteo Rovere

In onda su Sky Atlantic dal 6 novembre, la serie ci porta alle origini della leggenda sulla fondazione di Roma

"Romulus"
5 Novembre 2020 alle 16:24

Dopo il kolossal “Il primo re”, Matteo Rovere porta il mito della fondazione di Roma in tv, firmando per la prima volta una serie televisiva. “Romulus”, in onda su Sky Atlantic dal 6 novembre, racconta l’origine della leggenda, portandoci in un’Italia preromana in cui il destino degli uomini si intreccia con il volere degli dei. 

«Ne “Il primo re” ho portato in scena la leggenda di Romolo e Remo come se fosse vera», ha detto Matteo Rovere in conferenza stampa. «Qui è tutto diverso, ci siamo immaginati la genesi della leggenda». 

“Romulus” infatti ci porta nel Lazio arcaico e selvaggio dell’ottavo secolo a.C. I trenta popoli della Lega Latina vivono da anni sotto la guida del re di Alba Numitor, ma la vita delle città è minacciata da siccità e carestia. Gli aruspici sono chiari: Numitor dovrà andare un esilio e cedere il trono ai nipoti Enitos e Yemos, gemelli nati da sua figlia Silvia.

I due ragazzi sono l’uno l’ombra dell’altro. Enitos nasconde anche un segreto: è innamorato di Ilia, rinchiusa da anni nel tempio di Vesta. Ma il fratello di Numitor, Amulius, decide di prendere il trono per sé. 

Pur non raccontando eventi reali, la ricostruzione storica delle ambientazioni è stata meticolosa: sono state ricostruite due intere città sulla base di ricerche storiche documentate, con migliaia di comparse, quasi mille stunt e centinaia di armi riprodotte.

«L’esperienza sul set è stata totalizzante», ha detto Marianna Fontana, che nella serie interpreta Ilia. «E con il protolatino è stato ancora più divertente». I dieci episodi della serie, infatti, sono stati girati interamente in protolatino, proprio come era già stato fatto con “Il primo re”. «Una lingua così viscerale mi ha aiutato a entrare in questo mondo così lontano da me, ma anche così vicino».

«Io non so se posso definire l’esperienza del protolatino divertente», ha scherzato Andrea Arcangeli, che nella serie è Yemos. «È una cosa completamente diversa da ciò che ho fatto fino adesso. La prima fase è imparare la scena a memoria, poi da lì devi dare credibilità alla lingua, dando l’impressione che la parliamo tutti i giorni. Bisogna cercare una naturalezza in una lingua che è morta ed è stata rielaborata, era bello vedere come ognuno di noi trovava una propria chiave nel protolatino».

I dieci episodi della serie saranno disponibili anche on demand e in streaming su Now TV

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