Il 6 giugno 1998 Carrie, Miranda, Samantha e Charlotte entravano nelle vostre vite. Tra Manolo Blahnik e Cosmopolitan, una New York elegantissima, amicizie e amori
C’è chi ha sognato di avere una sua rubrica su una rivista patinata. C’è chi ha scoperto il piacere di una Manolo Blahnik o di un Cosmopolitan fatto a regola d’arte. C’è chi è stato in pellegrinaggio a New York finendo alla Magnolia Bakery - con cui Miranda e Carrie hanno iniziato tutto il mondo ai colorati cupcakes - o da Balthazar, solo per citare le prime due location legate alla serie che ci sono venute in mente. «Sex and The City», d’altronde, sta alla New York posh come Woody Allen sta a quella culturale e Lena Dunham - la cui serie «Girls» è l’erede ufficiale di quella creata da Candace Bushnell - a quella hipster. Ognuno di noi ha, anche inconsapevolmente, qualche feticcio, attitudine, atteggiamento o desiderio legato a «Sex and The City», una delle serie più viste e chiacchierate degli ultimi vent’anni. Già, sono venti.
Era il 6 giugno 1998 quando la serie cult andava in onda per la prima volta negli Stati Uniti. Un debutto che ha segnato la storia della televisione, ma soprattutto quella del costume. «Sex and The City», d’altronde, ha raccontato per la prima volta alle donne over 30 che era possibile non avere ancora figli alla loro età (e magari neppure desiderarne), preferendo ai passeggini amiche, scarpe, ristoranti di lusso e carriera. Carrie (Sarah Jessica Parker), Charlotte (Kristin Davis), Miranda (Cynthia Nixon) e Samantha (Kim Cattrall) hanno introdotto una visione diversa del sesso, dell’amicizia al femminile, del matrimonio, toccando temi non semplici come l'infertilità o il cancro al seno, divenendo il perfetto simbolo della femminilità del proprio tempo. Lo hanno sempre fatto con l’intrattenimento e l’ironia, che hanno permesso loro di entrare nelle case e nei cuori dei più.
Un successo che arriva fino ai giorni nostri, verso cui ci ha saputo traghettare, ma che per molti aspetti - soprattutto televisivi - ormai è superato. «Sex and The City» parla di una femminilità consumistica, effimera e occidentale-bianca per appartenere ai nuovi modelli femminili contemporanei. E anche se le sue eroine sono donne imperfette come nella maggior parte delle serie d’oggi, in loro rimane la convinzione - ormai antica - che la loro incompletezza verrà colmata una volta trovato l’amore.
Le donne in tv
Carrie & co. ci hanno insegnato che tutto è possibile, basta avere il coraggio di prenderselo. Ci hanno mostrato come essere sfrontate con classe e non aver vergogna di parlare con le nostre amiche di argomenti considerati tabù. Ci hanno educato ad avere stile, in ogni occasione. Ci hanno suggerito di non farlo per gli altri - che spesso non se lo meritano nemmeno - ma per noi stessi. Non si sono dimenticate di farci apprezzare tipi diversi di femminilità, dalla candy-girl Charlotte alla mascolina Samantha, passando per l’imprevedibile Miranda o l’iconica Carrie, raccontandoci che anche le donne più diverse caratterialmente possono andare molto d’accordo tra di loro, condividendo innumerevoli problematiche quotidiane su cui confrontarsi.
Il romanticismo
«Benvenuti nell'era dell'anti-innocenza: nessuno fa Colazione da Tiffany e nessuno ha storie da ricordare; facciamo colazione alle sette e abbiamo storie che cerchiamo di dimenticare il più in fretta possibile. L'autoconservazione e concludere affari hanno priorità assoluta. Cupido ha preso il volo dal condominio».
Così ci dice Carrie Bradshaw nella prima puntata dello show, introducendoci alle problematiche care alla serie. «Sex and The City» ha ribaltato la classica idea del romanticismo over 30 grazie alle pagine della rubrica che la protagonista scrive e per la quale si ispira alle vite delle amiche. L’obiettivo originale della serie, d’altronde, è proprio quello di scardinare l’aspetto più favolistico dell’amore entrando nella realtà dei rapporti. Le domande - sia quelle a cui le amiche provano a rispondere tra di loro sia quelle che Carrie lascia aperte per il suo pubblico di lettori (che poi siamo noi) - diventano così una forma comunicativa preferenziale, atta ad aprire il dialogo su tematiche femminili mai trattate prima in tv e a introdurre un nuovo modo di vedere le cose.
Sorellanza vs. Favola
Se dovessimo trovare l’aspetto più all'avanguardia e quello più datato della serie, cadremmo proprio su questi due aspetti: sorellanza e favola.
La sorellanza perché «Sex and The City» è la storia di quattro amiche che ci sono sempre l’una per l’altra, sia a livello sentimentale sia professionale. Carrie, tra di loro, è la più attraente perché in fondo è una vera bad girl su tacco 12:fuma, non ha modi signorili (peggio di lei, c’è solo la sboccata Samantha), spende capitali (40000 dollari, dichiara in una puntata) in scarpe per poi vivere in un monolocale, ma ama se stessa e le "sue ragazze". Carrie è stata un’eroina perfetta per gli Anni 90, perché legalizzando la chiacchierata confidenziale tra amiche ha abbattuto la barriera del pregiudizio maschile secondo cui certi argomenti appartengono solo a donne "di un certo tipo".
Proprio per questo la fine della sua storia, conclusasi con la più tradizionale delle favole sentimentali, ci ha lasciato un po’ di amaro in bocca. Per chi non se la ricordasse: Carrie è a Parigi con Aleksandr Petrovsky e si è appena resa conto che lei verrà sempre dopo qualcosa per lui.In albergo i due litigano e lei lo lascia. Scesa nell’hall, Carrie incontra Big, arrivato da New York per dichiarale il suo amore eterno, che così la salva e la riporta felice a New York.Una chiusura troppo disneyana per una serie che proprio dalla favola romantica si prefiggeva di prendere le distanze.
Il sogno
Uno dei motivi del successo di «Sex and The City» è quello che ci piace definire “post cinema dei telefoni bianchi”, ovvero la creazione d’intrattenimento intelligente, ma leggero, che deve il suo seguito a una proposta aspirazionale tutta al femminile. Carrie, Miranda, Samantha e Charlotte fanno parte dell’upper class culturale ed economica di New York. Si vestono benissimo, pranzano fuori casa, frequentano locali alla moda e personaggi stimolanti, fanno lavori interessanti e remunerativi (scrittrice, avvocato, critica d’arte, pr).
Se da una parte ci hanno legato a una grande illusione di benessere e mostrato il consumismo più sfrenato, dall’altra ci hanno stimolato a cercare sempre qualcosa di meglio, a non accontentarci. Inoltre, nonostante «Sex and The City» sia uno prodotto televisivo destinato perlopiù a un pubblico femminile, non troverete un uomo che non lo conosca e non ne abbia vista nemmeno una puntata: la serie infatti ha permesso loro di scoprire non solo di cosa parlano le donne, ma anche di come ne parlano, aprendosi a quel modello femminile che oggi, anche grazie a Carrie & co., è pronto a fare un nuovo salto in avanti.