“SKAM Italia 4” dà ai ragazzi di fede musulmana «una rappresentazione reale, senza stereotipi»

La nuova stagione della serie, disponibile su TimVision e Netflix, racconta la quotidianità di Sana, italiana di fede musulmana

Beatrice Bruschi in "SKAM Italia 4"
15 Maggio 2020 alle 17:46

C’è un’aura di pregiudizio attorno alle serie teen. Spesso e volentieri vengono bollate come “roba da ragazzine”, come se il loro successo tra le adolescenti e poco più che adolescenti in qualche modo equivalesse in automatico a una scarsa qualità. E invece a volte le serie teen hanno più cose da dire, e riescono a dirle meglio, rispetto a titoli pensati per un target più adulto. 

PrendiamoSKAM Italia, la cui quarta stagione è disponibile su Netflix e TimVision dal 15 maggio. Adattamento a cura di Ludovico Bessegato di una serie norvegese diventata presto un fenomeno sul web, racconta la vita di un gruppo di liceali di Roma, concentrandosi in ogni stagione su un personaggio diverso per scoprire il suo mondo con tutte le incertezze, le incomprensioni e i problemi tipici dell’adolescenza filtrati da uno sguardo e un linguaggio onesti e autentici, privi di censure così come di esagerazioni.

Anche “SKAM Italia” è diventata presto un fenomeno di culto come la serie originale da cui prende esempio, e non è certo un caso che Netflix l’abbia “salvata” a furor di popolo dopo che TimVision ne aveva annunciato la cancellazione al termine della terza stagione. Bessegato del resto è riuscito a creare un gioiello televisivo, quella che fino a oggi è la miglior serie teen italiana: l’intimismo di una regia che ti fa immergere completamente nel mondo dei personaggi accompagna una sceneggiatura che sa di vero, di autentico. Merito di ricerche infinite, chiacchierate con gli adolescenti, un dialogo con il cast sempre aperto a contributi. I ragazzi e le ragazzi di “Skam” parlano come farebbero se esistessero davvero; sono esseri complessi, pieni di sfumature e contraddizioni, e i loro problemi sono spesso quelli che vivono tutti i giorni i liceali di oggi e che abbiamo vissuto noi che il liceo lo abbiamo finito da un pezzo. Quei problemi che a diciassette anni sembrano enormi e che il più delle volte derivano solo da enormi incomprensioni e poi si risolvono in maniera magari anticlimatica e poco drammatica, ma reale. 

Nel raccontare la quotidianità, “SKAM Italia” ha affrontato in maniera diretta e senza fronzoli anche temi delicati come i disturbi mentali, l’omosessualità e l’omofobia, le molestie sessuali. La quarta stagione segue l’ultimo trimestre del liceo e si concentra su Sana (Beatrice Bruschi), italiana di fede musulmana, in un momento in cui l’equilibrio tra la sua forte identità religiosa e il voler vivere come le amiche italiane inizia a vacillare.

Per rappresentare con accuratezza e realismo la vita di una ragazza fede musulmana, Bessegato (che ha firmato la sceneggiatura oltre alla regia) non si è limitato a continue ricerche ma ha potuto contare sulla consulenza diretta della sociologa e scrittrice Sumaya Abdel Qader, molto attiva nella sua comunità musulmana in Italia. 

La vita dei musulmani «È un argomento che in Italia è sempre stato affrontato in maniera laterale», ha detto Bessegato. «Noi ci siamo presi la responsabilità di affrontarlo direttamente, non ponendo domande ma dando qualche risposta al pubblico».

«Finalmente in Italia vediamo qualcosa di nuovo, di importante e speciale» ha detto Sumaya Abdel Qader. «Cioè la narrazione, al di fuori dei cliché, della vita normalissima di una ragazza musulmana. Vita che in molti non conoscono, perché non siamo abituati a vedere la storia di ragazze musulmane, soprattutto quelle di “musulmane di seconda generazione”, cioè italiane di fede musulmana, quando fuori invece ci sono tante ragazze che vivono le stesse situazioni di Sana».

«La difficoltà che ha Sana e che accomuna molti ragazzi di seconda generazione è mettere a fuoco la sua identità», ha detto Beatrice Bruschi. «Si sente incompresa: da un lato essere musulmana non la fa capire dai compagni di scuola, dall’altro la sua vita sociale non la fa capire dalla famiglia. Quindi si sente sola, come tanti adolescenti ha paura».

Nei nuovi episodi di "Skam Italia" entriamo in punta di piedi nella sua vita e scopriamo una quotidianità che a molti è sconosciuta, così diversa dagli stereotipi a cui ci hanno abituato film e serie tv (in cui «il personaggio musulmano è quasi sempre un terrorista», ha ricordato Bessegato). Sana prega e mette il velo perché lo vuole lei (quando suo padre invece le aveva consigliato di non metterlo per evitare di essere presa di mira e isolata dai compagni di scuola); fa il Ramadan e con le amiche musulmane si lamenta di avere sete e di dover aspettare il tramonto, ridendo sul tempo che sembra non passare mai.

Ma questa stagione non è una lezione sull'Islam, non ha niente di didascalico (e infatti ci sono scene che hanno scatenato qualche polemica, come quella in cui per un istante Sana toglie il velo davanti a Martino e Filippo): ancora una volta "Skam" è una finestra aperta sul mondo di qualcun altro, una vita diversa dalla nostra e normalissima nella sua diversità. E proprio qui sta la sua importanza: perché nel raccontare lo specifico, l'unico, racconta anche l'universale. E finalmente, secondo Sumaya Abdel Qader, «la giovane generazione di ragazzi e ragazze musulmani si riconosceranno in una rappresentazione reale e non stereotipata».

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