“Social Family”: finalmente è arrivato il momento di sposarci

La spassosa famiglia di Katia Follesa e Angelo Pisani è su Discovery+

Katia Follesa con il compagno Angelo Pisani e la figlia Agata
23 Settembre 2021 alle 09:10

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Torna Katia Follesa e insieme a lei il compagno Angelo Pisani e la figlia undicenne Agata. E poi amici, parenti, vicini di casa molesti, colleghi di lavoro, imprevisti e probabilità. Il tutto narrato in “Social Family”, una docu-comedy prodotta da Banijay, che dopo la prima stagione si arricchisce di altri 20 episodi da mezz'ora disponibili dal 24 settembre su Discovery + (due a settimana).

Katia, si inizia la stagione con un trasloco.
«Abbiamo traslocato e siamo andati in una casa più grande che in realtà è un vero e proprio studio televisivo, ma è diventata la nostra casa per due mesi mentre giravamo».

…e si prosegue con un matrimonio.
«Questo è il leit motiv della serie: io e Angelo vorremmo convolare a nozze. Un altro tema delle coppie moderne che prima fanno figli, vanno a vivere insieme e poi si sposano in tarda età».

Sulla sua età si scherza sempre nella serie.
«Infatti, diciamolo una volta per tutte: io ho 45 anni suonati e Angelo 47! Dicono sempre il contrario».

Enzo Miccio, che compare nel cast, sarà il vostro consulente di nozze?
«Non posso svelarlo, ma Enzo sarà una super special guest! Lui è un amico, è talmente elegante che non ha mai cercato di convincermi a sposarmi, quando ci vediamo parliamo di tutt'altro. Ma ne abbiamo a non finire di amici che si sono prestati a girare la serie».

Alessia Marcuzzi, Nina Zilli, Giorgia, J-Ax, Salvatore Aranzulla…

«Non abbiamo potuto ospitarli fisicamente per via del Covid, ma quando li abbiamo chiamati per dire se volevamo partecipare tutti ci hanno detto sì, e che sono fan della serie e la vedono insieme con i figli. Avremo anche una star internazionale…»

Mark Ramone batterista dei Ramones.
«L'abbiamo conosciuto grazie a DJ Ringo, che è un mio carissimo amico, un giorno prima dell'estate erano insieme e glielo abbiamo chiesto, è stato simpaticissimo».

Come mai tanti cantanti?
«Perché ovviamente vogliamo fare un matrimonio in pompa magna con i grandi della musica italiana!».

Quanto c'è di “docu” e quanto di “comedy” in questa serie?
«Abbiamo preso delle situazioni reali e le abbiamo messe in scena, a volte recitando, a volte in maniera estemporanea, senza una camera fissa, ma con due camere che ci seguono in presa diretta e questo rende tutto più reale. È una storia scritta, ma non c'è la recitazione tipica della sit com classica, c'è una leggerezza vera, e lo possiamo fare perché siamo una famiglia. L'idea ha funzionato, abbiamo fatto due stagioni e si parla della terza».

Le battute vengono istantanee o ci pensate?

«C'è un gruppo di lavoro e di autori, non siamo solo io e Angelo. Quest'anno abbiamo fatto due mesi di briefing, riunioni, spunti via Zoom, tutti virtuali. Poi ognuno di noi si è messo a scrivere degli episodi. Alla seconda stagione siamo più abituati».

Della vostra vera casa cosa c'è sul set?
«Un sacco di cose, a cominciare dalle lampade con le nostre iniziali, A e K, le fotografie sono tutte nostre, alcuni libri, alcuni quadri che ha dipinto veramente Alvin».

Cosa non renderesti mai “social”?
«Sicuramente la mia intimità con Angelo, sui social noi flirtiamo, ma sono baci innocenti, fini a se stessi. Le sensazioni e le emozioni restano nostre. Condividere la tua vita va bene solo fino a un certo punto, io sono un po' gelosa della mia privacy».

E allora come è nata l'idea di una “social family”?
«Durante il primo lockdown io e Angelo ci siamo divertiti a dare leggerezza alle persone ironizzando sulla ginnastica, la dad, il cibo, la cucina. I video che abbiamo messo su Instagram hanno fatto talmente tanti numeri che ci siamo detti: “Perché non trasformiamo questo prodotto in qualcosa di più concreto?”».

Il prototipo resta sempre “Casa Vianello”?
«Ci paragonano spesso a Sandra e Raimondo, io sono un vulcano come era Sandra, anche se Angelo è più giullare e fisico di Raimondo. Noi siamo lusingati dal paragone, ma non vogliamo essere una loro brutta copia ed è chiaro che i tempi sono un po' diversi da quella dinamica di casa. Resta il fatto che i problemi delle coppie non cambiano molto».

Come si convive con un altro comico in casa?
«Si convive bene, io e Angelo cerchiamo di ironizzare il più possibile, ogni situazione è motivo di gag ma siamo molto attenti a educare nostra figlia Agata: non perché siamo due artisti siamo meno severi. Siamo una famiglia molto normale, non facciamo vita mondana, partecipiamo a qualche evento, ogni tanto andiamo al cinema, facciamo le vacanze con gli stessi amici. Non siamo ricercati dai paparazzi perché non facciamo molto discutere».

Diresti che tua figlia Agata è un'attrice nata?
«Lei ha manifestato sin da da piccola questo desiderio, si è messa a studiare teatro da qualche anno, sul set è perspicace e attenta, ha voglia di fare questo mestiere, ha già detto che farà il liceo coreutico a Torino e poi vuole perfezionarsi in America. Ha capito che non si diventa attore perché sei “figlio di”, ma ci vuole un processo di studio».

Tu alla sua età cosa sognavi di fare?

«Anche io ho sempre sognato questo mestiere, volevo fare la comica, mi sono diplomata in una scuola di lingue, mi sono iscritta a una scuola di recitazione e poi alla scuola di teatro Grock. Ad Angelo invece la passione è scoppiata mentre stava studiano Lettere moderne, a 21 è salito sul palco Zelig e così si è trovato a fare questo mestiere. Adesso ha sfruttato il lockdown per laurearsi».

Il successo di “Lol”, la passata stagione, ha cambiato qualcosa nella tua vita social?
«Non troppo, avevo 1,2 milioni di follower, sono diventati 1milione e mezzo. Però sono arrivate un sacco di proposte lavorative. I social li uso, principalmente Instagram, per stupire, far ridere la gente, avere una risposta immediata a una foto buffa o a un video, fare delle sponsorizzazioni. I social sono diventati la nostra vetrina, ma non sono così malata. Io e Angelo ci facciamo i video con la luce della finestra e dei colori assurdi, a volte pure fuori sincrono, ma preferiamo essere veri».

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