“Speravo de morì prima”: la serie su Francesco Totti

«Sono cresciuto con il poster di Totti in camera» ha detto Pietro Castellitto che interpreta l'ex capitano della Roma

“Speravo de morì prima”  Credit: © Iacovelli Zayed
19 Marzo 2021 alle 09:20

Una serie sull’ultimo anno e mezzo di carriera di Francesco Totti tra vita pubblica e privata: “Speravo de morì prima”, composta da sei episodi e basata sul libro “Un capitano” di Francesco Totti e Paolo Condò, è diretta da Luca Ribuoli e arriva su Sky Atlantic e Now TV venerdì 19 marzo.

Pietro Castellitto interpreta l’ex capitano della Roma in questa dramedy che, pur concentrandosi sugli ultimi diciotto mesi di carriera di Totti, ne ripercorre anche i momenti più esaltanti grazie a immagini d’archivio, oltre a soffermarsi sulla sua vita privata. I sei episodi partono dal ritorno di Luciano Spalletti sulla panchina della Roma fino all’addio del campione alla sua squadra e ai tifosi.

«Sono cresciuto con il poster di Totti in camera, quindi riuscire a interpretarlo è stato un vero scherzo del destino», ha detto Castellitto nel corso della conferenza stampa di presentazione della serie, quando ha anche letto una pagina del suo diario di quando aveva nove anni, in cui scriveva che «Il calcio non è calcio se Totti non c’è». Totti «ha detto che rivedendosi ha scoperto aspetti del suo carattere che non conosceva, e la vera sfida era proprio questa: creare una maschera che lo rievocasse ma che lo stupisse, perché alla fine il cinema è rievocazione e non imitazione».

«All’inizio ero preoccupata, perché mi chiedevo come si potesse raccontare una storia del genere», ha detto Greta Scarano, che interpreta Ilary Blasi. «Abbiamo deciso di raccontare un grande amore che mi piace immaginare simile all’amore che Totti prova per la Roma. E nonostante si tratti di figure pubbliche, nella vita privata di Ilary ho trovato temi universali e la normalità di una donna che è madre e moglie».

«Non mi piaceva l’idea dell’antagonista o del cattivo», ha detto Gian Marco Tognazzi, Luciano Spalletti nella serie. «Quindi ho voluto approfondire il credo calcistico di Spalletti. Ho voluto lavorare sul non detto: i fatti li conosciamo, ma il grosso viene dagli sguardi, da ciò che si sono detti guardandosi senza trovare la forza di confrontarsi fino in fondo».

Seguici