“Star Trek: Lower Decks”, la nuova serie animata su Prime Video

Dal 22 gennaio, creata da Mike McMahan, una commedia che ironizza sul mondo di Star Trek e su tutto ciò che l’ha resa un mito

"Star Trek: Lower Decks"
20 Gennaio 2021 alle 10:55

Il mondo si divide in due: chi conosce Star Trek e chi conosce tutto di Star Trek. La seconda categoria è composta da schiere di fan in grado di parlare in lingue inesistenti e di elencare ogni personaggio che popola o ha popolato uno dei franchise più longevi della storia dell’audiovisivo. Della prima categoria facciamo invece parte tutti, perché è impossibile non aver incrociato una puntata della serie o uno dei film della saga, subito identificabili per quelle divise diventate ormai iconiche. Il già affollato mondo di Star Trek si arricchisce oggi di un nuovo titolo: si tratta di "Star Trek: Lower Decks", l’ha creata Mike McMahan, già al lavoro sul cult Rick And Morty, ed è ovviamente ambientata su un’astronave. I personaggi principali sono però i membri meno in vista dell’equipaggio, quelli che occupano i ponti più bassi della nave (i lower decks, appunto). Una commedia che ironizza sul mondo di Star Trek e su tutto ciò che l’ha resa un mito.


In occasione dell’uscita italiana della serie (dal 22 gennaio su Prime Video), abbiamo intervistato il creatore Mike McMahan, che si autodefinisce un grande trekkie, ovvero un grande fan di tutto l’universo di Star Trek: «Quando ho iniziato a lavorare a Star Trek: Lower Decks - racconta McMahan - ho sentito la stessa responsabilità che proverebbe un ladro d'arte, irrompendo in un museo, per rubare una bellissima opera. Sapevo che sarebbe stato difficile e sapevo che se fossi riuscito a farla franca, sarebbe stato fantastico. All’inizio cercavo solo di fare una serie che mi sarebbe piaciuto vedere. Qualcosa che sembrasse Star Trek, ma che fosse anche una commedia. La pressione ha iniziato a calare mentre scrivevamo i personaggi, ma soprattutto quando abbiamo scelto i doppiatori, perché il cast di "Star Trek: Lower Decks" è eccezionale. Sono così bravi che non mi hanno più fatto pensare: “Oh mio Dio, sto facendo Star Trek!”. Così ho iniziato a divertirmi anche io».

Mike McMahan, il creatore di "Star Trek: Lower Decks"

"Star Trek: Lower Decks" è la prima serie di animazione dell’universo Star Trek dagli anni ‘70, la seconda in assoluto: come mai 50 anni senza altri titoli di animazione?
Penso che in parte sia perché c'è sempre stato uno Star Trek in onda, quindi avere due show sarebbe stato troppo. E poi l’animazione per molto tempo non ha avuto spazio, almeno finché non sono arrivate le piattaforme di streaming, che permettono diverse espressioni dello stesso tema e così puoi avere diverse serie di Star Trek allo stesso tempo, scritte da autori che hanno punti di vista differenti. Se devo aggiungere un altro motivo, è senz’altro il fatto che per tanto tempo non è esistita l’animazione per adulti. Quando vedevi una serie animata, il 99% delle volte che era per bambini e doveva vendere giocattoli. Io sono cresciuto con quelle serie e con me molti autori della mia generazione: per noi l’animazione è diventato semplicemente il tipo di intrattenimento con cui raccontare storie inaspettate. Ecco allora serie come "Rick and Morty", "Bojack Horseman" o "I Griffin".

A proposito di questo equivoco per cui le serie animate sono per ragazzi: la serie è ambientata nei ponti meno nobili di una grande astronave, lontani da quelli dove si prendono le decisioni importanti. Mi ha ricordato lo schema di tanti film e serie teen, dove il ruolo sociale dei ragazzi viene definito dal tavolo che occupano nella mensa del liceo. Ti ci ritrovi in questa similitudine?
È divertente perché in effetti quando lavoravo come assistente negli studi televisivi Fox c'era una mensa e ovviamente mi sedevo con i colleghi che mi stavano più simpatici, senza pensare che solo un paio d’anni dopo sarei riuscito a fare un programma televisivo. Era un po’ come se fossi ancora al liceo, perché stavo imparando e mi stavo facendo amici e alleati nel mio lavoro. Per i personaggi della serie è lo stesso: sono su un’astronave, ma potrebbero essere dei miei amici. Non occupano la plancia di comando della nave, sono persone che non sanno dove si trovano nel loro percorso lavorativo, dove vogliono andare o come vogliono trascorrere le loro vite, un tipo di scoperta di sé che si vede anche nei racconti sull’adolescenza.

Star Trek è basata sull’eroismo dei suoi personaggi, mentre "Star Trek: Lower Decks" è basata sull’antieroismo: come hai lavorato a questo aspetto?
In realtà credo che Star Trek sia un franchise basato sulla ricerca della verità e che i personaggi di Lower Decks non siano degli antieroi, ma degli eroi che si stanno formando, anche perché non credo che si nasca eroi. I personaggi di Star Trek affrontano un viaggio, cambiano, maturano, ma alla fine rimangono persone: il capitano Kirk ci piace perché è Kirk, non perché fa sempre la cosa giusta. Questi personaggi hanno una morale, un’etica e sono i germogli che sbocceranno e diventeranno gli ufficiali che abbiamo visto nelle altre serie.

La loro crescita però è raccontata in forma di commedia, con grandi dosi di ironia: ti sei sentito un po’ un eretico nell’affrontare in questo modo l’universo di Star Trek?
Anche se Lower Decks ha un tono diverso dal resto del franchise, noi ci siamo ispirati a tutto Star Trek, che comunque ha dei momenti di commedia, che nascono proprio dai personaggi e dal loro essere naif. Abbiamo preso questa vena e l’abbiamo fatta fluire liberamente, ma non abbiamo tradito il DNA della serie. È come la differenza tra cavoletti di Bruxelles e broccoli: sono geneticamente identici, ma i primi sono i germogli, i secondi i fiori. Con Lower Decks è lo stesso: se lo osservi al microscopio ha lo stesso DNA di tutto Star Trek, è impossibile distinguerli.

Seguici