È stata erroneamente etichettata "una serie citazionista", con accezione negativa. Stranger Things, serie tv rivelazione dell'estate 2016 prodotta da Netflix, non merita certi snobismi stupidi: il gigantesco lavoro di omaggio nei confronti di tutta una generazione cresciuta a suon di Nintendo e Spielberg, merita un approccio attento e curioso. Gli autori Duffer Brothers hanno creato il prodotto tv ispirato agli ottanta più divertente degli ultimi anni. Per chi è nato tra la fine dei settanta e la fine degli ottanta e per chi sentiva la nostalgia di una serie come Freaks and Geeks, questo lungometraggio a puntate susciterà più emozioni.
Trama La storia è semplice: siamo nell'Indiana del 1983, un gruppo di piccoli amici nerd dodicenni rimane colpito dalla scomparsa di uno di loro, Will. Le famiglie si allertano. Lo sceriffo è una persona sensibile e intuitiva, che riesce a poco a poco a mettersi sulle tracce del bambino; la madre (Winona Ryder) si dispera, cercando di mettersi in comunicazione con lui attraverso le lampadine in casa. Una bambina in camice da ospedale si aggira nel bosco da sola. Una creatura mostruosa cerca di passare da una dimensione all'altra, nutrendosi di esseri viventi, umani inclusi. Fantascienza, incantesimi, horror, paranormale, ma anche storie di amicizia e di amore.
La mania anni ottanta La serie è esplicitamente e sfacciatamente rivolta a chi negli anni ottanta era un bambino/adolescente. Ciò non vuol dire che il risultato sia qualcosa di poco originale, anzi: un lavoro certosino di ricerca, raccolta e reinterpretazione di tutti gli archetipi narrativi cinematografici tipici di quel decennio - dai teen movies della corrente Brat Pack agli sci-fi fino agli horror di Carpenter - ha creato un nuovo culto che merita quantomeno di essere visto con attenzione. Ecco quindi i motivi per non perdersi un gioiello così prezioso.
Winona Ryder
Non è una più la ragazza sconclusionata che cerca lavoro in Giovani, carini e disoccupati, né la giovane intrappolata nelle proprie insicurezze di Ragazze interrotte e nemmeno la figlia di Cher in Sirene: la nostra Winona è adesso una donna adulta, madre di due figli. C'è chi le critica l'eccessiva enfasi nevrotica nel modo di recitare: noi diciamo che va bene così, Joyce è l'unico personaggio ad avere una reazione credibile agli eventi che le succedono intorno. Che sia eccessiva, quindi. Joyce è disperata, brancola nel buio: Winona Ryder governa la serie dando una grande prova da attrice.
I riferimenti agli anni 80
I props (oggetti di scena, ndr) anni ottanta si sprecano: i walkie talkie, il gioco di Dungeons and Dragons, le bici vintage, l'auto dello sceriffo (Chevy Blazer), i telefoni da parete (e la cabina telefonica), il cubo di Rubik e chi più ne ha più ne metta.
Non possiamo davvero sostenere che Stranger Things sia una serie tv che fa paura. Dobbiamo piuttosto ammettere che tutti gli escamotage tesi a creare tensione ci ricordino le nostre remote paure, le paure infantili tramandate un po' dal DNA, un po' dal cinema e un po' dalla tradizione di favole e leggende che ci scambiamo in famiglia e tra gli amici. Il buio, il bosco, le creature nascoste nell'ombra e tra le crepe di una parete, gli "uomini cattivi", le telefonate mute: tutto lo spettro di storie del terrore viene narrato con consapevolezza e precisione chirurgica.
Quella che provate non è paura; è la paura di tornare ad aver paura come quando eravate piccoli.
La storia d'amore da college
Vi ricordate di Footloose, Breakfast Club, Bella in rosa, Un compleanno da ricordare, St. Elmo's Fire? Vi ricordate del grande omaggio in Freaks and Geeks? Eccovi riproposti i più grandi cliché sulle storie d'amore ambientate nei college americani durante gli anni ottanta: golfini rosa, migliori amiche un po' timide, il belloccio popolare della scuola, gli amici str**i del belloccio, il fratellino "geek", i bulli, gli armadietti, i tagli di capelli improbabili, le scalette di legno per raggiungerla in camera di nascosto dai genitori. Tutto meraviglioso, fidatevi.
Finalmente una serie tv odierna con protagonisti i bambini: dai Goonies a Stand By Me, il cinema al quale attinge Strange Things è ormai noto. Come mai nessuno aveva ancora pensato di produrre una serie i cui protagonisti fossero proprio quei bambini, imbranati, avventurieri e irresistibili?
Spielberg e King
Steven Spielberg e Stephen King sono i primi due nomi che saltano alla mente non appena si inizia a guardare la serie: citazioni e omaggi fioccano con frequenza, riuscendo a inserirsi nella narrazione con fluidità, in un nuovo universo di fantasia e horror.
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