The Jackal alla conquista di Netflix: arriva la serie tv “Generazione 56K”

Abbiamo parlato con i protagonisti Angelo Spagnoletti e Cristina Cappelli, ma anche con “Fru” e Fabio Balsamo

Gianluca Colucci, Angelo Spagnoletti, Cristina Cappelli e Fabio Balsamo in "Generazione 56k"  Credit: © Netflix
29 Giugno 2021 alle 13:10

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A questo punto è evidente che i The Jackal vogliono conquistare il mondo una piattaforma alla volta. Dopo YouTube, Instagram, Spotify, Prime Video e RaiPlay, ora il gruppo di comici napoletani debutta su Netflix con la loro prima vera serie tv.

Arriva il 1° luglio, si intitola “Generazione 56k” ed è nata da un’idea di Francesco Ebbasta, che della squadra è il regista storico oltre che uno dei fondatori. È una storia d’amore narrata tra passato e presente. Racconta infatti l’incontro tra Daniel e Matilda, due trentenni di oggi che da ragazzini sono cresciuti sull’isola di Procida negli anni in cui Internet si stava affermando e stava per cambiare per sempre le nostre vite. Abbiamo parlato con Angelo Spagnoletti e Cristina Cappelli, che interpretano i due protagonisti, ma anche con Gianluca Colucci detto “Fru” e Fabio Balsamo, i due membri dei The Jackal che vestono i panni di Sandro e Luca, due amici e colleghi di Daniel.

Com’è nata l’idea di fare questa serie tv?
Fabio: «I nostri prodotti nascono sempre dall’idea di raccontare un disagio che vivono sulla loro pelle quelli della nostra età. Per la generazione precedente ai social, tutto si basava sui sentimenti e sul contatto umano. Avevamo voglia di parlare di valori come l’amore e l’amicizia, quest’ultimo soprattutto è centrale per noi The Jackal. L’idea, la struttura del progetto è tutta di Francesco, c’è tanto di suo in questa serie, c'è il suo modo di vedere le cose. E noi abbiamo sposato le sue idee».Fru: «È un’idea nata nei nostri uffici, Francesco poi ha curato la regia dei primi quattro episodi e supervisionato tutto il racconto».

E l’incontro con Netflix?
Fabio: «Cercavamo una piattaforma che ci permettesse di sperimentare. Questa è una serie che ha due linee temporali, non è semplice trovare qualcuno che sia disposto a sposare la tua voglia di provare un linguaggio un po’ inusuale».

Angelo e Cristina, questo è il primo ruolo importante per voi. Come siete stati scelti?
Angelo: «Il processo di selezione è stato classico: tanti provini. Abbiamo iniziato l’estate scorsa, prima con dei video inviati e poi almeno sette provini in presenza, tutti con annesso tampone».

Conoscevi già i The Jackal?
Angelo: «Eccome, hanno avuto l’abilità di introdursi nell’immaginario collettivo dei ragazzi della nostra età, ormai sono usciti dal web e sono entrati nella vita delle persone».

E tu, Cristina?
Cristina: «Il percorso è stato simile, poi sono arrivati i provini incrociati dove Angelo e io ci siamo incontrati, ed è nata subito una bella alchimia. Anch’io ero una fan dei The Jackal, è stato bello lavorare con loro».
Fru: «Lo dici solo perchè siamo qui!».
Cristina: «Esatto, poi dopo quando se ne vanno… mannaggia a me chi me l’ha fatto fare (ride)!».

A un certo punto vi sarete incontrati tutti quanti ai provini. Com’è andata?
Fabio: «Ti racconto un aneddoto, mia moglie nella serie si chiama Cristina (la interpreta Federica Pirone, ndr). Quando Cristina si è presentata ho detto: “Questa fa mia moglie? Non è un po’ troppo alta per me?” (ride). Io e Gianluca siamo più abituati a lavorare insieme e ad ascoltarci, a trovare il giusto ritmo, ma devo dire la verità, con Angelo c’è stata subito una grande sintonia, non ci sono state forzature».

Avete girato da fine ottobre a fine dicembre. Come sono andate le riprese?
Fru: «La serie si colloca in quel periodo climatico neutro dove sono ambientate quasi tutte le serie e i film, quello in cui non si capisce che stagione sia. Quindi come problema principale ti direi che faceva freddo. C’è una scena in cui siamo sul tetto con le nostre camicette leggere, beh, era dicembre inoltrato ed erano le sei del mattino, faceva un freddo terribile. Ma questo è solo un aneddoto, fa parte del mestiere...».

Girare durante l’emergenza Covid com’è stato?
Fru: «Non è stato semplice, l’impegno non era solo sul set ma anche fuori, sapendo di dover girare un prodotto così importante abbiamo alzato il livello di attenzione anche nelle nostre vite. Era una responsabilità».
Angelo: «Si navigava un po’ a vista, a volte a causa dei vari decreti abbiamo dovuto girare più scene in meno giorni, ma era anche una sfida, uno stimolo in più».
Cristina: «Ogni venerdì aspettavamo le notizie per capire dove e come avremmo potuto lavorare la settimana successiva».
Fru: «Volevo dire che è stato difficile, sì, ma la consapevolezza di poterlo comunque fare dopo tanti mesi di stop è stata una grande motivazione per noi. Molti progetti del 2020 erano saltati, questa serie ci ha scaldati e ci ha reso determinati e contenti. Questo per bilanciare le risposte in cui sembrava tutto terrificante e bruttissimo (ride)».
Cristina: «Anzi, siamo stati fortunati perché non abbiamo avuto nessun caso e le riprese non si sono mai interrotte».

Anche se la serie è ambientata soprattutto a Napoli, raccontatemi la vostra esperienza di girare sull’isola di Procida.
Cristina: «È stato bellissimo anche perché non l’avevo mai vista, essendo un’isola si è creata una sorta di bolla, si sentiva meno la tensione dell’emergenza rispetto alla città. E con Angelo andavamo sempre a mangiare il pesce dalla signora Maria...».
Angelo: «Che è l’unica pescatrice donna dell’isola! Questo la dice lunga sul clima che c’era, è proprio un paesino. La serie era la “notizia della settimana” quindi abbiamo avuto un’accoglienza bellissima».
Fru: «Per la prima volta sono andato a Procida a novembre, che non è proprio il mese più consigliato di solito, e invece era stupenda: c’era il sole, il mare e il silenzio. Non vi so spiegare ma è stato proprio terapeutico. Questo lavoro ti fa vivere esperienze che non penseresti mai».
Fabio: «Era anche molto suggestivo come ispirazione cinematografica perché ci hanno girato “Il postino” quindi è già un luogo che parla di amore e sentimento».

Fabio e Fru, per una volta avete interpretato qualcun altro e non voi stessi.
Fabio: «Io vengo da un percorso teatrale e cinematografico, non era la prima volta per me. Quando interpreti qualcun altro devi fare un percorso di ricerca, devi modificare il tuo modo di essere, e anche l’aspetto. Anche se Sandro, il mio personaggio, ha degli spunti in comune con il Fabio nervoso ed emotivo che avete imparato a conoscere».
Fru: «Per me invece è la prima volta che non interpreto Fru... ma Lu'. il mio Luca ha degli aspetti in comune con Fru, dopotutto Francesco ha costruito i personaggi partendo da una base con cui era già abituato a lavorare. Ma anche lo stesso Fru ha tante sfumature, fare video per anni è stata una palestra che mi ha aiutato a selezionarne alcune per creare un nuovo personaggio. Una bellissima esperienza, Luca è strano quasi quanto me».

Per tutti: avete incontrato gli attori che vi interpretano da bambini?
Cristina: «Molto spesso, e ci siamo affezionati, li sentiamo ancora e sono dolcissimi. Certe somiglianze sono simpatiche. Matilda da piccola ha lo spazietto che avevo io tra i denti alla sua età, aveva proprio il mio sorriso, quando l’ho incontrata ho mandato subito una foto a mamma».
Angelo: «In fase di preparazione abbiamo lavorato insieme per trovare dei punti in comune. Ovviamente era più facile per noi adulti, quindi abbiamo preso degli atteggiamenti che avevano e li abbiamo riportati nella nostra interpretazione da adulti».
Fabio: «Io infatti sono dovuto ingrassare per assomigliare al bambino. E adesso perché ridete?».
Angelo: «Perché sei un grande professionista!»

Quindi i bambini vi hanno aiutati a creare i personaggi.
Cristina: «Sì abbiamo avuto una settimana di prove precedente alle riprese in cui lavoravamo proprio con loro».
Angelo: «Nella costruzione di un personaggio ti vai ad appigliare a tutto, qui avevamo una grande opportunità. In certe cose poi erano proprio simili, come nel caso del ragazzino che fa Fru».

Tra le tante storie raccontate e i temi sollevati dalla serie, c’è qualcosa in cui vi siete riconosciuti in modo particolare?
Fabio: «Molte storie si ispirano alla vita dei ragazzi (i fondatori del gruppo si conoscono fin da bambini, ndr), prende spunto da cose reali, per esempio Ciro che fu il primo ad appassionarsi a Internet. Io ci ho rivisto quelle piccole cose che abbiamo fatto tutti, come duplicare le videocassette per adulti, esperienze che richiamano un’epoca dove era tutto diverso. Mi ci sono trovato tantissimo e ho cercato anch'io di ricordare, riguardare vecchie foto, ritrovare oggetti che sono rimasti a casa di mia madre, e mettere tutto questo all’interno della serie».
Fru: «Mi ha colpito molto il rapporto di amicizia tra Luca, Sandro e Daniel, il modo in cui vivono, il fatto che dormano l’uno sull’altro, assomiglia al modo in cui anche io vivo l’amicizia. Il filo che lega la mia vita reale e questi tre personaggi mi ha toccato».
Angelo: «È stato interessante lavorare su un personaggio che si pone delle domande, anche in maniera critica, sulla tecnologia, il modo in cui cambia le relazioni. È un tema famigliare per la nostra generazione, mi piace l’idea di non subire la tecnologia ma viverla in maniera attiva, non sostituirà mai le peculiarità umane, come il tempo che dedichi all’amicizia».
Cristina: «Internet ha reso tutto più accessibile, una volta uno si doveva ingegnare di più, come quando registravi sulle videocassette i video musicali per poterli rivedere, o passavi i pomeriggi davanti alla radio per registrare la cassetta da mettere in macchina. Però era anche quello il divertimento, ora è più facile».
Fabio: «C’è sempre un velo di malinconia per chi ha vissuto un periodo in cui il rapporto umano e il divertimento richiedevano impegno e ricerca. Anche a tavola la noia ti induceva a informarti o a fare una battuta, la mattina leggevi il giornale per avere qualcosa di cui parlare con gli amici a cena. Nella serie questa malinconia si sente».

Chi ha vissuto la Generazione 56k cosa può dare a chi non ha vissuto quei tempi?
Angelo: «Io penso che la testimonianza sia importante non solo nei grandi temi ma anche in quelli quotidiani come la tecnologia, altrimenti si finisce a pensare che la vita sia sempre stata così, che l’uomo abbia sempre avuto uno smartphone a disposizione, per le generazioni future sarà fondamentale».

Il primo episodio è basato su due appuntamenti al buio, da cui prende il via la trama, uno dei quali disastroso. Ne avete avuti così anche voi?
Fru: «Io purtroppo ho problemi di connessione, non vi sento bene, un saluto a tutti i lettori di Sorrisi (tutti ridono, ndr)».
Fabio: «Una cena molto intensa, e prima di salutarmi mi dice: “A maggio mi sposo”».
Cristina: «Devo dire che i momenti più tragicomici con i miei ex sono arrivati dopo, i primi appuntamenti andavano lisci».
Fabio: «È la strategia del cavallo di Troia. È così si chiamerà la prossima serie sui farabutti che rovinano tutto: la strategia del cavallo di Troia».

Prima di salutarvi vi chiedo a cosa state lavorando adesso.
Cristina: «Io sono scaramantica quindi… sto muta».
Angelo: «Io sto girando una serie Rai, ho un piccolo ruolo in “Vincenzo Malinconico, avvocato” con Massimiliano Gallo».
Fabio: «Quest’anno Fru, io e Ciro per la prima volta ci divideremo e ci dedicheremo a tre diversi progetti cinematografici. Sarà interessante, per una volta, vedersi da lontano».

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