L'attore racconta la sua ricca carriera e la parte del... quasi cattivo nella serie di successo "Incastrati" in onda su Netflix

Lo vediamo nella serie tv di Ficarra e Picone “Incastrati” su Netflix, dove interpreta il mafioso Tonino Macaluso, detto “Cosa inutile”, ma Tony Sperandeo è uno dei migliori caratteristi del nostro cinema. Palermitano doc e una faccia da cattivo a cui deve tanto, ha collezionato più di 100 ruoli tra il grande schermo e la tv, e ha vinto un David di Donatello nel 2001 per la sua interpretazione del boss Tano Badalamenti nel film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana.
Partiamo proprio dal suo viso particolare: è stato una fortuna?
«La mia faccia mi ha dato una mano in questo lavoro, certo. Ma poi ci vuole la voglia, la passione, la determinazione. Una volta Fiorello mi ha invitato in radio nella sua trasmissione e parlavamo proprio di questo: io ho fatto quattro volte il prete, tante volte il poliziotto ma la gente si ricorda solo i miei ruoli da cattivo. Forse è la faccia: sono un brutto che piace, un po’ come Jean-Paul Belmondo (ride)».
Una faccia perfetta per Tonino Macaluso di “Incastrati”: un mafioso che ha del comico. Cosa le è piaciuto di questo personaggio?
«Trovo geniale il fatto che balbetti quando dice una bugia. E che tra i membri della cosca sia il più serio, quello sempre “a disposizione”. Anche se tutti gli altri lo considerano “l’ultimo chiovu d’u carriettu” (“l’ultima ruota del carro” in siciliano, ndr)».
Infatti è detto “Cosa inutile”, che in palermitano è un’offesa enorme.
«Da quando la serie è tra i titoli più visti di Netflix è un continuo: se entro in un negozio a Palermo mi chiamano “Cosa inutileee”, ma con affetto e rispetto. La prima reazione istintiva è quella di rispondere con una “boffa” (uno schiaffo, ndr). Ma poi ci rido su».
Il prezzo della fama... Il successo di “Incastrati” è anche merito suo.
«Fermi tutti: non è così. Il successo si deve prima a una buona sceneggiatura e a una buona regia. E Ficarra e Picone, con cui avevo già fatto due film, sono bravissimi e meticolosi sia nella scrittura sia a dirigere gli attori. Per questa serie di Netflix abbiamo pure fatto le prove. Non mi era mai capitato prima, sul set mi veniva da dire: “Adduma (accendi, ndr) e giriamo!”».
Essere nato a Palermo ha condizionato il suo destino?
«Nasciamo tutti attori di uno sceneggiato a puntate che è la nostra vita. E la regia è il destino. Io vivo a Roma da 21 anni, ma sto pensando di tornare a Palermo. Ci sono appena stato per andare a trovare mia madre, che ha 96 anni e mezzo».
Come sta la signora Provvidenza?
«Bene, per l’età che ha: è lucida, mi riconosce. E come è golosa! Io le porto “a quarume” e “u mussu” (interiora e muso di vitello, ndr) e se li mangia di gusto. Mamma è la vita mia. Ricordo con quanta cura mi stirava il grembiulino per andare a scuola... Ci penso spesso da quando sono diventato nonno: il 26 novembre 2021 è nato Samuele, il bimbo di mia figlia Priscilla. Mi piacerebbe se mio nipote potesse avere un piccolo ruolo in un film, chissà. Ma l’importante è che abbia un ruolo da buono nella vita».
Lei che bambino è stato?
«Mi è sempre piaciuto far ridere gli altri. Quando giocavo con i miei amici a “Nomi, cose, città, animali...”, l’animale con la U era sempre l’upupa, tranne per me, che scrivevo “U liùne” (il leone, ndr)».
Ha fatto tanti mestieri prima di diventare attore?
«Ho perso mio padre presto, ho lasciato la scuola e mi sono messo a vendere prima tessuti, poi detersivi. All’inizio degli Anni 70 però il grande Luigi Maria Burruano, che ha cresciuto tanti attori siciliani, mi volle con lui sul palco, a teatro. Così iniziarono anni bellissimi di cabaret, allegria, popolarità. Scrivevo canzoni satiriche, parodie di soap opera come “Sentieri” che trasformai in “Trazzeri” (strade di campagna, ndr)... Quante risate!».
Il suo posto del cuore a Palermo?
«Monte Pellegrino, dove c’è il santuario di Santa Rosalia, a cui sono devoto».
Il provino più memorabile?
«Con Damiano Damiani, per “Pizza Connection”. Per farmi coraggio, ho bevuto prima un whisky».
“Il siciliano” di Michael Cimino, “Mery per sempre” di Marco Risi, “Johnny Stecchino” di Roberto Benigni, “L’uomo delle stelle” di Giuseppe Tornatore... sono solo alcuni tra i film più noti in cui ha recitato. A quale si sente più legato?
«Io mi affeziono sempre come a un figlio in arrivo al film che ancora deve uscire: il mio prossimo lavoro è “Una preghiera per Giuda”, con la regia di Massimo Paolucci. E il Giuda in questione, un mafioso pentito, sono io».
Ficarra e Picone: «Siamo pazzi di lui»
La serie “Incastrati’, diretta e interpretata da Ficarra e Picone, spopola anche sui social, grazie alle battute super divertenti che ormai sono sulla bocca di tutti. Per esempio: «Basta! Troppi verbi!» pronunciata da Tony Sperandeo (il mafioso Tonino Macaluso detto “Cosa inutile”) riferita a quando lui rapisce Salvo e Valentino, due tecnici che riparano i televisori, e li zittisce dopo che per paura di ritorsioni accampano scuse su scuse accumulando una sequenza di congiuntivi e condizionali.
«Avevamo in cantiere da tempo un personaggio così: un mafioso con dei tratti comici. E lo abbiamo pensato apposta per Sperandeo» svela Valentino Picone. «Lui è perfetto sia nei ruoli drammatici sia in quelli che necessitano di guizzi d’ironia. Avevamo già lavorato insieme nel film “Il 7 e l’8” dove lui è un personaggio fondamentale, l’infermiere pazzo che scambia i bambini nelle culle. Fu superlativo a dargli un tocco grottesco. E poi lo abbiamo voluto nel film “L’ora legale”, dove era un sindaco con il pallino dell’illegalità. e uno slogan che era tutto un programma: “Vota Patanè, senza chiederti il perché”».
Sottolinea Salvo Ficarra: «Con Tony giochi facile: qualsiasi cosa gli chiedi, la fa egregiamente. Sul set, anche se è un attore di enorme esperienza, fa mille domande per girare al meglio le scene. A Palermo, quando noi dovevamo ancora nascere, lui già faceva cose straordinarie. Tutti i palermitani hanno amato gli spettacoli musicali di cabaret che teneva con il compianto Giovanni Alamia, che ci ha lasciati troppo presto (nel 2000, ndr). E anche umanamente Tony è eccezionale: generoso, rispettoso, perbene».